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Higurashi no Naku Koro ni è un anime realizzato nel 2006 dallo Studio Deen, con la regia di Chiaki Kon.
Conosciuta in occidente alternativamente con il titolo originale o l’adattamento When They Cry, la serie riporta le vicende narrate sulla collana di visual novel per Ps2 e Pc, che tra il 2002 e il 2005 è stata sviluppata e pubblicata da 07th Expansion.
Lo stile è quello di un horror dalle tinte soprannaturali, con una forte componente di indagini.
L’anime presenta diverse incarnazioni, che hanno visto la luce tra il 2009 e il 2021, compreso una sorta di reboot, che ci fa rivivere le avventure descritte nelle stagioni più vecchie sotto un nuovo punto di vista.
La serie è disponibile su Netflix.
La trama di Higurashi no Naku Koro ni
Siamo nel mese di giugno del 1983 nel villaggio di Hinamizawa, un piccolo centro nelle campagne giapponesi.
Keiichi Maebara si è appena trasferito, ma riesce a diventare amico dei pochi ragazzi che compongono la piccola scuola del paese.
Hinamizawa presenta tutti i pregi dei contesti a bassa densità abitativa, ovvero grandi spazi, libertà di movimento e disponibilità da parte di tutti gli abitanti. Keiichi scoprirà però anche tutti i difetti di questa situazione, tra i quali la difficoltà nel condurre delle indagini nell’eventualità che si verifichi un crimine.
Proprio durante la notte del festival del Watanagashi infatti, viene scoperto un omicidio. Keiichi, la polizia e alcuni turisti scopriranno che non si tratta della prima volta. Ogni anno, negli ultimi quattro anni, in concomitanza con le celebrazioni del Watanagashi, la popolazione locale trova un corpo senza vita in mezzo ai boschi, mentre un’altra persona scompare senza lasciare traccia. Siamo di fronte a un serial killer, o all’ira della divinità locale? O forse ci sono altri schieramenti in gioco?
Struttura dell’opera
La serie è costituita da diversi archi narrativi, in cui il protagonista o le sue amiche ci permettono di scoprire un nuovo tassello della storia, attraverso rivelazioni, percorsi di indagine, particolari che è possibile notare quando i personaggi compiono nuovi percorsi.
Le rivelazioni sono prevalentemente a beneficio degli spettatori, perché i personaggi sembrano rivivere gli ultimi giorni prima del festival del Watanagashi in un loop temporale. Una volta consumata quella che viene chiamata maledizione, il tempo si resetta e tutti tornano inconsapevoli.
Riusciamo comunque a portare alla luce le storie delle amiche di Keiichi, ognuna delle quali è coinvolta nelle strane vicende che animano Hinamizawa.
Col procedere della trama, la maledizione sembra sempre di più una copertura per qualcosa di diverso, di più spaventoso.
Analisi
Higurashi no Naku Koro ni si configura fin dai primi episodi come una serie caratterizzata da toni inquietanti, con derive sempre più verso il genere horror. Ogni arco narrativo vede i protagonisti cadere vittima di paranoie e altre problematiche, che li portano ad essere coinvolti in crimini di varia entità, perpetrati anche ai danni dei loro stessi amici.
Al centro di quasi tutte le trame c’è la Sindrome di Hinamizawa, una malattia neurologica da cui sarebbe affetto ogni abitante del villaggio. La natura di questo parassita non è chiara, quel che si è verificato è l’insorgere di stati d’ansia, allucinazioni e follia.
Ognuna delle stagioni affronta il tema della ciclicità e la maledizione che affligge il paesino in modo differente, dall’approccio più pratico a quello più fantascientifico.
Gli episodi scorrono molto gradevolmente, gli appassionati di indagini apprezzeranno la moltitudine di indizi che vengono seminati di volta in volta, per ricostruire l’intero puzzle. Il ritmo è in costante crescita, lasciando nello spettatore il desiderio di continuare a guardare, per scoprire come andranno a finire le vicende.
La colonna sonora ricopre un grande ruolo, così come il doppiaggio, che segna notevolmente la percezione che si può avere di ogni personaggio, soprattutto nei momenti di maggiore tensione.
L’aspetto visivo è un po’ deludente per una visione in retrospettiva, ma da quel punto di vista il recente reboot ha migliorato molto la situazione. Si tratta comunque di un anime concepito quindici anni fa, non è possibile aspettarsi qualità eccelsa sul lato tecnico, per una produzione che anche a suo tempo non era considerata tra le migliori.
Come ogni trasposizione di altre opere, la serie trascura alcuni aspetti, portandone in evidenza altri rispetto all’originale. Rimane comunque un buon thriller, con forte componente splatter, gradevole per tutti gli appassionati di mistero, condito con una scia di sangue.