Ritorna l’indagatore dell’incubo. Oggi recensiamo Dylan Dog 405 – L’uccisore. Dopo aver recensito il numero 404 Anna per sempre, che se vi siete persi potete trovare in questo LINK, vediamo il numero successivo. Sul sito della Bonelli è presente un avviso in cui si comunica che l’uscita, prevista per il 30 maggio subirà alcuni giorni di ritardo per un disguido di natura tecnica.
La trama di Dylan Dog 405
Nelle ultime settimane a Londra c’è stato un massacro da parte degli Uccisori, indotti a compiere simili atti da un comando subliminale di una app per incontri amorosi chiamata Love App. Dylan Dog risolve il caso della follia degli uccisori con l’aiuto di Lord Wells uccidendo inaspettatamente il colpevole a sangue freddo.
Archiviato il caso degli uccisori, la morte di una soubrette vestita da gallina, investita da un camion, su cui indaga anche Rania, fa scattare il quinto senso e mezzo dell’indagatore, ritenendo che il colpevole sia un comico fallito. Infatti il serial killer trasforma le battute in omicidi. Il nostro indagatore dell’incubo troverà il colpevole?
Un viaggio alla scoperta di se stessi e graditi ritorni
Continuano le analogie con i primi albi di Dylan Dog, in questo caso col numero 5 Gli uccisori. Non si tratta però di un rifacimento, nonostante vi sia una sua rivisitazione nelle prime tavole. Infatti, come nel numero 5, Dylan commette un omicidio a sangue freddo e la cosa che maggiormente stupisce è il fatto che Bloch sembri quasi approvarlo.
I punti in comune con il vecchio albo finiscono qui. Vi è poi un approfondimento del rapporto tra l’indagatore dell’incubo e Rania, costretti a lavorare assieme, seguito da un viaggio introspettivo del protagonista nella lotta ad uno dei suoi peggiori mostri, l’alcolismo, e ai suoi sentimenti più cupi come la sete di vendetta.
In questo viaggio sarà accompagnato da un vecchio amico, un gradito ritorno, il suo ex fedele assistente Groucho, che tra sogno e realtà è ancora presente in questo ciclo. Questo volume sembra porsi come anello di congiunzione tra il vecchio ciclo e il nuovo.
In un incontro con il vecchio se stesso e Groucho, in un momento di autoanalisi, capirà (proprio grazie ai ricordi del vecchio Dylan) che l’omicidio a sangue freddo deve rimanere un caso isolato, che anche lui ha la forza di non commetterne altri nonostante il suo animo sia pervaso dal desiderio di vendetta. Inoltre continua la sua personale lotta all’alcolismo, capendo che l’alcool non è la risposta ai problemi.
Sono presenti come sempre numerose citazioni, e autocitazioni, come Dylan che scrive canzoni, la penna d’oca, un certo baule in soffitta, Lovecraft con un improbabile 50 sfumature di Chtulu e P.O.E. Poetry Of Eerie.
Profeta, creatura del male… per questo cielo che s’incurva su di noi, per quel Dio che non esiste o che ci ha dimenticato… di’ a quest’anima oppressa dalla colpa, se, nel lontano Eden potrà essere personata o sarà capace di perdonarsi per i suoi misfatti.
I tratti sono lineari, decisi, vi è cura nei particolari, buono l’uso del lettering. I tratti cambiano nelle tavole dedicate ai ricordi di Dylan, nel momento in cui si ha un flashback dei primi tempi con Rania, abbondano i chiaroscuri, le sfumature, dando l’dea visiva del ricordo.
Cambiano ulteriormente con l’inizio del suo viaggio introspettivo in compagnia di Groucho: macchie d’inchiostro, prevalenza della colorazione nera, linee curve ma dure. Il lettering assale lo stesso Dylan, lo colpisce e lo ferisce, parole dure che incarnano i suoi sensi di colpa.
Nell’incontro con il se stesso del vecchio ciclo aumentano di nuovo i chiaroscuri e le sfumature che rendono bene quell’idea di sogno e irrealtà , che si protrae sino alla fine del volume, ma non del racconto perché la storia continua…
Impressioni personali
La trama è abbastanza coinvolgente, fluida, contiene alcuni cliché dylaniani a cui sono affezionata e presenta anche dei colpi di scena. Ho apprezzato molto il ritorno di Groucho, quasi da protagonista, in quanto personaggio a me caro e il viaggio introspettivo. La lotta coi propri demoni e mostri, che sia l’alcool o un sentimento difficile da dominare, ci ricorda che i veri mostri e i veri incubi sono dentro di noi.
Mi è piaciuto lo stile grafico, che ben si adatta ai momenti e alle emozioni e che ci mostra con impatto visivo i sentimenti e le sofferenze, forse più di quanto farebbero mille parole.
Scheda tecnica
- Titolo: Dylan Dog 405 – L’uccisore
- Genere: Horror
- Formato Copertina: flessibile
- Autori: Roberto Recchioni (sceneggiatore), Giorgio Pontrelli e Corrado Roi (Illustratori), Gigi Cavenago (disegnatore della copertina)
- Editore: Sergio Bonelli Editore
- Collana: 666