Chi era molto giovane o è nato anche poco tempo dopo non ricorderà il volto completamente diverso che l’Italia aveva negli anni ottanta.
Si trattava di un Paese ancora totalmente analogico dove al posto di vedere film in streaming la sera si guardava la televisione sperando dessero qualcosa di interessante, le serie televisive si chiamavano ancora ‘telefilm’ o addirittura ‘sceneggiati’ e in giro si trovavano ancora cabine telefoniche.
Era inoltre un periodo di splendore per quanto riguarda il fumetto italiano, che all’epoca, pur non essendo un capolavoro di realismo e verosimiglianza (qualità ascritte per la maggior parte al già avanti con l’età cinema neorealista), assolveva nel migliore dei modi al compito di intrattenere chi leggeva, puntando tutto sulla spettacolarità e sulla sospensione d’incredulità che essa veniva a creare (in maniera consimile al cinema poliziottesco, all’epoca parimenti assai popolare).
Bob 84, graphic novel italianissima di Vincenzo Filosa e Paolo Bacilieri, veterano delle opere bonelliane, rende omaggio a questo tipo di storie tanto fumettistiche quanto filmiche e al contempo a quest’Italia ormai appartenente al passato, in particolare alla città di Milano del tempo (setting prediletto di numerose opere dell’epoca), sempre sospesa tra la realtà e l’immaginazione.
Bob 84, la tradizionale caccia all’uomo senza fine
Bob 84 si apre, come vuole la tradizione, presentando il poliziotto tutto d’un pezzo e la sua nemesi, nella persona rispettivamente di Lino Ventura e Bob Sinatra (ogni riferimento è puramente casuale).
Le circostanze rocambolesche e quasi casuali con cui il pluriomicida poc’anzi nominato si libera dalla custodia del primo e del di lui collega, il quale non manca di rimetterci la vita, portano Ventura a sviluppare una vera e propria ossessione, trasformando la ricattura di Sinatra in una vendetta personale.
Tale spregiudicata ricerca, che avviene in compagnia del suo scapestrato collega Catanzaro (che conserva i tratti e gli atteggiamenti allegri e passionali dell’uomo del Sud, incarnandone il cliché), arriva a pregiudicare persino il suo quieto vivere privato, rendendogli arduo il rapportarsi sia con la moglie che con le due giovani figlie.
In tutto questo, Sinatra continua a seminare morti in ogni dove. La sua ultima vittima, l’attore Sean Flannery (simile nel nome e nelle fattezze al compianto ed eterno Sean Connery, oggi come all’epoca riconosciuto pilastro dell’attorialità cinematografica), fornisce involontariamente a Ventura una nuova pista ed una nuova occasione per portare a compimento i suoi proposti personali e professionali.
La storia scorre agevolmente e si lascia fruire, sebbene quella solita ‘marcia per file parallele‘ tra trama e flashback vari ogni tanto sospenda il ritmo cadenzato della narrazione.
Un’opera che si nutre di citazioni
Leggendo Bob 84, soprattutto se si ha già una certa, si ravvisa immediatamente l’oceano di riferimenti alla cultura popolare degli anni ottanta italiani e non, considerando che subentrano anche l’onnipresente America e l’allora emergente Giappone, che all’epoca in Italia aveva il volto di Toshirō Mifune, star dei film di Kurosawa Akira, all’epoca conosciuti e proiettati in Italia, e solo in parte dei personaggi di quegli anime che all’epoca venivano chiamati semplicemente ‘cartoni animati‘, arrivati sui canali nazionali dopo un periodo più o meno lungo di permanenza sulle reti locali.
Tale citazionismo pervade l’intera opera, passando dalla musica dell’epoca (in alcune vignette assistiamo ad una diatriba tra le sorelle Ventura con al centro due gruppi musicali che ancora ricordiamo: i Duran Duran e gli Spandau Ballet) al gergo (compaiono più volte i termini ‘squinzia‘ e ‘pidocchia‘).
Il bianco e nero di Bob 84, il tratto stesso, il surrealismo delle scene più concitate, persino il lettering omaggiano l’arte fumettistica del periodo, centrando quello che, a conti fatti, sembra essere stato l’obiettivo dei due autori, dare vita ad una storia a fumetti degli anni ottanta che fosse fruibile per un pubblico del 2021. Persino i dialoghi sono orchestrati ‘alla vecchia maniera‘, con la comparsa, a due terzi della storia, di un improbabile personaggio giapponese che si esprime in un impeccabile italiano.
Un’operazione non solo difficile, ma con uno spettro di fruizione in potenza abbastanza largo, che potrebbe coinvolgere tanto chi già all’epoca leggeva fumetti e di questo tipo di fumetto ‘pulp’ ha tutt’ora tanta nostalgia quanto chi non conosce non solo il fumetto italiano del passato, ma anche l’Italia di quegli anni (anche per questioni puramente anagrafiche, si intende).
Se hai voglia di aggiungere questa alle tue prossime letture fumettistiche, Bob 84, a cura di Panini, è disponibile dal 23 settembre scorso sia sul sito ufficiale dell’editore che su Amazon.