Oggi andremo a recensire un altro volume pubblicato dalla BAO publishing, che si aggiunge a quelli che rientrano nella collana Aiken. Dopo la nostra recensione di Quando tutto diventò blu, che potete trovare a questo indirizzo, è arrivato il momento di recensire Don’t Like this, volume autoconclisvo creato da Kaori Tsurutani. Prima di lasciarvi alla trama e alla recensione vera e propria, ecco alcune altre interessanti recensioni sempre di volumi pubblicati dalla BAO:
Trama
Megumi Yoshida, professione game designer di videogiochi per social network, viene incaricato di lavorare su un gioco di pesca e si chiede: “Casa tua è il miglior posto dove pescare?”. Comincia così a uscire dal suo guscio e a scoprire il mondo della pesca dapprima odiandolo e poi, a mano a mano, amandolo e diventando sempre più brava. La pesca come occasione per vedere il mondo intorno a sé e come percorso interiore per imparare ad amare pure quelle cose che inizialmente non ci piacciono.
Struttura dell’opera
Questo volume autoconclusivo si presenta suddiviso in più capitoli, ognuno con un titolo diverso, a indicare un particolare “Don’t like”, che va poi a spiegarci più nel dettaglio il perché di quel titolo. Tutti i capitoli sono molto brevi e si rifanno successivamente a una storia più grande che vede la protagonista Megumi alle prese con il suo lavoro e la pesca. Per quanto riguarda i disegni e le tavole, una grande pecca di questa opera è che sembra tutto molto abbozzato, nessun dettaglio rilevante e anche i dialoghi, sono molto ridotti. Entrando nell’ambito dei personaggi, dove ne troviamo giusto il minimo essenziale, la protagonista di Don’t like this non è molto caratterizzata, così come tutto il resto.
Impressioni personali
Come si è potuto notare, questa volta non c’è stato molto da dire sulla struttura dell’opera, a differenza degli altri volumi della collana Aiken.
Don’t like this, è stata per quanto mi riguarda, una delusione, un volume che non mi ha lasciato assolutamente niente a parte una grande confusione. Tutte tavole sono solo delle bozze e non c’è stato niente che sia riuscito ad attirare la mia attenzione. Solitamente le opere che rientrano nella collana Aiken sono molto interessanti, come Dosei Mansion o i doni di Edo, per citarne alcune, ma questo volume autoconclusivo è stato davvero pessimo, come se fosse stato realizzato solo per passatempo.
Non nego il fatto che non ci siamo una morale di fondo: imparare ad amare tutte quelle cose che inizialmente snobbiamo, però è il come ci si arriva a questa morale il problema.