Witch Hunter Robin è una serie prodotta da Sunrise nel 2002. L’anime originale è stato creato da un’idea di Shuko Murase, che si è occupato anche della regia. Da Beez Entertainment l’edizione doppiata e sottotitolata in italiano.
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La trama di Witch Hunter Robin
Nella nostra società si nascondono persone dotate di poteri sovrannaturali, chiamate streghe e stregoni. L’associazione segreta Solomon ha proprio il compito di ricercare questo tipo di persone, soprattutto coloro i quali usano i loro poteri per nuocere agli altri esseri umani.
La Solomon è stata fondata in Italia, è gestita da ambienti religiosi e ha un distaccamento giapponese chiamato STNJ.
Robin Sena è una ragazza di sedici anni, con il potere di richiamare le fiamme. Nata in Giappone, ha vissuto a Roma fino a poco tempo prima ed è appena tornata in Giappone per aiutare la STNJ.
La divisione nipponica ha però dei piani ben precisi su come gestire i problemi e non si fa scrupolo a nascondere informazioni vitali alla casa madre.
Nel corso della serie impariamo a conoscere il passato travagliato di Robin, che in breve tempo passa da cacciatrice a preda. La ragazza ora è in grande difficoltà, ma per fortuna trova degli alleati che le salveranno la vita.
L’opera
Streghe e stregoni sono persone con poteri speciali, che vanno dalla telecinesi al controllo mentale, dalla lettura del pensiero ad abilità offensive. In passato sono stati decimati, ma rappresentano ancora una minaccia e quindi c’è bisogno di agenti in grado di affrontarli.
Questa la premessa di una serie dai toni cupi e introspettivi, una tra le più promettenti della sua annata.
Al centro Robin, agente addestrata dalla Solomon e destinata fin da piccola a diventare una cacciatrice. Ma le sue origini sono legate a doppio filo con la dinastia delle streghe di Salem.
Con calma e prendendosi i giusti tempi narrativi, Witch Hunter Robin indaga la mente della ragazza, che nonostante il suo addestramento inizia a vedersi molto più simile agli stregoni che cattura, rispetto agli impiegati della STNJ.
I personaggi sulla scena sono pochi ma ben delineati, per tracciare un quadro della vita di questi agenti molto solitaria e povera di soddisfazioni. La palette cromatica è per questo molto scura e opaca. Prevale l’ombra, un’oscurità che permea il mondo in cui si muovono entrambi gli schieramenti. La maggior parte delle scene si svolgono naturalmente di notte, come si può notare dal trailer internazionale.
Particolarmente rilevanti le interazioni con Amon, collega e mentore di Robin, a cui verrà affidato il compito di ucciderla. L’uomo si opporrà, dopo essere riuscito ad accettarla, nonostante una prima impressione non particolarmente positiva.
L’impatto generale è molto povero di azione, limitata a pochi momenti selezionati. Prevalgono scene realistiche di vita normale, un contesto in cui chiunque circondi i protagonisti potrebbe essere un nemico.
Le sezioni investigative sono molto ben realizzate e costruiscono la parte più importante della serie. Da queste partono tutti i ragionamenti della protagonista, che in pochi episodi passa dal preoccuparsi su come utilizzare l’Urubu per rendere inerti gli stregoni, al chiedersi che fine fanno i soggetti catturati. La stessa Solomon si è sempre chiesta da dove si origini il potere delle streghe, ma risulterà ben chiaro che questa società segreta ha a disposizione molta più conoscenza di quanto dia a vedere.
Alla fine non potremo fare a meno di preoccuparci per l’incolumità di Robin che, una volta apprese le informazioni sul sul passato, si troverà a dover affrontare pericoli sempre più grandi per il resto della sua vita.