Saldapress ormai ci ha abituati a fumetti originali, intriganti e particolari. È il caso di Un giorno senza nome in un tempo senza noi, un’avventura a fumetti in un volume unico firmato dal duo Isaak Friedl, che ne ha scritto la storia, e Yi Yang che ha curato la veste grafica e i disegni.
Ecco la nostra recensione!
Un giorno senza nome in un tempo senza noi: la trama
Ci troviamo in un mondo spezzato dai cataclismi naturali. Le città, le tecnologie e tutti i frutti della modernità sono scomparsi e la natura, quella primordiale, ferale e violenta, sembra essersi impadronita del pianeta. Il genere umano cerca disperatamente di sopravvivere: alcuni aggregandosi in città o piccoli villaggi isolati, altri razziando e riducendo i propri simili in schiavi da vendere al miglior offerente.
Tule e Uvi stanno trascorrendo una tranquilla serata godendosi gli enigmi del cielo notturno. Mentre i due innamorati contemplano quel lato più nascosto, intimo e meraviglioso della Natura che i più sembrano aver dimenticato, il loro villaggio viene aggredito dalle fiamme, preso d’assalto da una banda di feroci schiavisti. Nel tentativo di mettere in salvo la sua adorata Uvi e il piccolo Lupus, Tule viene brutalmente ucciso, costringendo i due sopravvissuti alla fuga.
In preda allo sconforto e incapace di reagire dopo la morte dell’amato, Uvi non riesce ad impedire che anche il piccolo Lupus venga rapito. Inizierà a quel punto un viaggio intenso e frenetico in cui ogni protagonista dovrà mettere alla prova il proprio animo in un mondo in cui l’essere umano è insieme preda e predatore.
Disegni, trama e personaggi
Il tratto caratteristico di Un giorno senza nome in un tempo senza noi è costituito certamente dai disegni. Lo stile grafico di Yi Yang è unico e personalissimo come ha già avuto modo di dimostrare nei suoi precedenti lavori come Luce e Cosmo e Aiuto! Fratelli. Il tratto sfumato e onirico si presta bene a descrivere questa fiaba noir a metà tra l’urban fantasy e il fantasy più classico e i colori accesi, quasi allucinati, delle tavole sono perfetti soprattutto nel riprodurre il carattere grottesco e spietato di alcuni personaggi.
Tuttavia, questo stile così espressionistico se da un lato rende bene le scene più cruente o intense, dall’altro conferisce una certa estraneità impendendo al lettore di immedesimarsi completamente in una storia che appare, almeno graficamente, nel complesso “irreale”.
Una storia intensa, emotivamente brillante ma dalla trama piuttosto semplice e già vista. I temi affrontati sono diversi e tutti di una certa importanza: In Un giorno senza nome in un tempo senza noi la storia di Tule, Uvi e Lupus sembra voler dimostrare che ad essere pericoloso non è il nostro mondo, contraddistinto invece da una sua bellezza nascosta, ma sono gli abitanti che lo popolano a renderlo invivibile. Alcuni si lasciano sopraffare da ambizioni spietate e violente, altri invece, come Uvi o Lupus, sembrano mossi dalla speranza e dal desiderio di riscatto ma hanno troppa paura per lasciarsi guidare da essi.
Tematiche di questo tipo avrebbero bisogno, probabilmente, di molte pagine in più rispetto alle circa 170 che compongono questo volume. Lo stesso vale anche per i suoi personaggi, ben caratterizzati e strutturati ma quasi unidimensionali. Ognuno di essi ha un carattere specifico che rimane pressochè invariato nel corso della storia: i diversi schiavisti che si susseguono tra le pagine sembrano tutti uguali caratterialmente seppur siano, graficamente, i personaggi più intriganti; Lupus rimane il ragazzino impaurito ma dal cuore grande, perenne vittima di un mondo troppo grande per lui; Uvi, la protagonista principale, è forse l’unica che affronta un viaggio di crescita che, tuttavia, meriterebbe un approfondimento ulteriore.
Menzione d’onore merita certamente il finale strappalacrime in cui si raggiunge il picco emotivo dell’intera storia. Come per ogni fiaba ci si aspetterebbe un lieto fine e quello di Un giorno senza nome in un tempo senza noi, per certi versi, lo è. Un po’ amaro, forse per alcuni crudele, proprio come la realtà in cui viviamo, ma pieno di speranza per un futuro più luminoso e felice che ci appartiene anche se, come suggerisce il titolo del fumetto, non ne faremo parte.