Two Moons è un’interessante novità Image Comics portata in Italia come al solito da saldaPress di cui abbiamo già parlato sommariamente qui. Interessante perché propone un setting non esageratamente inflazionato all’interno della narrativa horror contemporanea (sia essa fumettistica o meno): gli Stati Uniti della Guerra civile, il periodo più buio della storia del Paese la cui memoria e le cui eredità tutt’ora ne dividono la popolazione.
A questo contesto di devastazione e rancori prende vita e si dipana la storia nata dalla penna di John Arcudi (lo stesso che figura tra i co-creatori di Stanley ‘The Mask’ Ipkiss) e dalle matite del nostrano Valerio Giangiordano, che ha nel curriculum una collaborazione con Sergio Bonelli Editore per quanto riguarda Martin Mystère, oltre a contributi alla serie Splatter dell’editore Elm Street House, i quali hanno entrambi dato una grande prova di sé.
La storia invero impiega una buona metà del volume ad ingranare, non tanto perché non sia avvincente, quanto perché si tratta di un racconto pieno di misteri, per cui all’inizio diversi elementi appaiono poco chiari a chi legge, per poi acquistare definizione man mano che si procede nella lettura.
La pubblicazione di Two Moons è tutt’ora in corso in patria, dove è giunta alla nona pubblicazione spillata. Il volume di cui discutiamo oggi comprende i primi cinque numeri, i quali compongono il primo arco narrativo dell’opera, chiamato ‘Il capestro di ferro‘.
Two Moons, la storia un orrore atavico risvegliato dalla guerra
Il massacro tra le giubbe blu dell’Unione e quelle grigie della Confederazione a colpi di fucili e cannoni infuria mentre Virgil Morris, nato Due Lune, cerca di rifuggire il proprio passato. Egli è infatti un nativo americano appartente alla tribù nebraskese dei pawnee che ha perduto i genitori a causa di un’epidemia di vaiolo (una delle tante malattie importate dai visi pallidi).
Adottato da una famiglia di americani bianchi, cresce con un altro nome e cercando di mantenere solo la pelle del nativo. Arruolatosi nell’esercito dell’Unione, comincia ad essere tormentato da visioni di creature orripilanti prima nei sogni poi nella realtà. Il tutto culmina con l’incontro con il suo morente (o già morto) nonno, Colui che piange per il cielo, il quale lo avverte di non poter sfuggire al proprio essere e gli offre un enigmatico monito: “Solo il ferro!“.
Le visioni di questi esseri continuano a perseguitarlo finché, convinto di aver ravvisato uno di essi in un proprio commilitone, lo uccide. Costretto alla latitanza, continua ad incontrare sul suo cammino queste creature sia tra gli unionisti che i confederati, fino ad essere preso per pazzo da entrambi gli schieramenti. L’unica a prestargli un minimo di fede è l’infermiera Frances, da egli salvata in un’occasione e semitestimone del dialogo con Colui che piange per il cielo.
Presto appare chiaro che le due parti hanno un comune nemico che si annida nei loro animi, che solo pochi eletti (compreso Due Lune) possono percepire e che può sopraffarli in qualsiasi momento.
Un’oscurità dominante
Two Moons è essenzialmente una storia in cui azione, mistery e horror di ispirazione lovecraftiana si compenetrano. I demoni che popolano le fila delle due fazione si fanno metafora sia dell’inquietudine causata dalla guerra sia della crisi d’identità interna Virgil ‘Due Lune’ Morris, che fino a trovarsi la realtà dei fatti davanti agli occhi cerca in ogni modo di accantonare il proprio passato colmo di dolori.
I momenti migliori del fumetto sono senza dubbio le scene notturne, dove il buio della notte e il rosso del sangue si compenetrano alla perfezione.
L’unica presenza femminile presente nella narrazione, l’infermiera Frances, ha l’aria di essere un omaggio alle eroine dei vecchi film western, oltreché un simbolo di emancipazione femminile per una volta privo di qualunque connotazione politica (la verve di Two Moons non è quella di un fumetto impegnato, benché gli spunti di riflessione non manchino, soprattutto da un punto di vista di ‘memorie storiche’).
Le creature che prendono il sopravvento sui singoli individui si ispirano ad una moltitudine di mitologie e narrazioni. A parte il Lovecraft già citato, che diviene fonte manifesta a metà volume, un altro pungolo d’inventiva abbastanza evidente sono state le leggende native sul wendigo, con le dovute differenze anche geografiche (i pawnee vengono dal midwest, mentre questi miti sono patrimonio delle tribù algonchine della Costa orientale).
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