Bentornati in questo nuovo appuntamento con la rubrica settimanale Boys&Lovers. In questo nuovo articolo parleremo di un’opera leggermente fuori dai canoni: si tratta di Twittering Birds Never Fly.
In giapponese, l’opera si intitola Saezuru Tori wa Habatanai (囀る鳥は羽ばたかない) ed è un manga yaoi disegnato da Ko Yoneda. È tuttora in corso e conta 7 volumi. L’opera è edita in Italia dall’editore Flashbook Edizioni, che ha attualmente pubblicato i primi sei volumi.
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La trama di Twittering Birds Never Fly
Il protagonista dell’opera si chiama Yashiro ed è un esponente della malavita, che gestisce una società di capitali. L’uomo è un essere estremamente masochista, che si fa usare da praticamente tutti, tanto da essere definito il cesso dei dirigenti da alcuni che non lo rispettano. L’uomo ha una sola regola: quella di non farsi mai i propri sottoposti.
Questa regola, però, viene infranta quando si ritrova come guardia del corpo Doumeki, un uomo che è fisicamente il suo tipo. Dopo averci provato con lui, scopre che è impotente ma, nonostante questo, decide di intraprendere questa relazione sessuale con il ragazzo. Si scoprirà in seguito che l’impotenza di Doumeki non è dovuta a qualche malattia, bensì ad un terribile trauma che lo ha colpito e ha stravolto la sua vita.
Tra i due, dotati di caratteri e punti di vista completamente diversi, riuscirà a nascere qualcosa?
Impressioni su Twittering Birds Never Fly
La prima cosa che salta all’occhio è, ovviamente, lo stile del disegno. In questo caso, i disegni sono un po’ più rudi rispetto ad altre opere del genere, e magari molti potrebbero non trovare Yashiro attraente nel senso stretto della parola (anche se è, senza ombra di dubbio, il personaggio più ben fatto del film). Yashiro mostra dei lineamenti un po’ più delicati rispetto a quelli di molti altri personaggi all’interno del film, molto più rudi, quasi un simbolo della forza bruta impiegata nel loro lavoro. Questo però non rende Yashiro una donnetta incapace: al contrario, è un uomo senza scrupoli, che non si fa troppi problemi a picchiare persino i suoi sottoposti se lo ritiene necessario.
Per quanto riguarda Doumeki, dal punto di vista estetico non è nulla di impressionante. Il suo aspetto lo si potrebbe definire nella norma, e come personaggio non sembra essere dotato di qualche particolare caratteristica: al contrario, come viene descritto da un suo superiore all’inizio del film, sembra essere una persona dalla testa vuota.
Quello che però accomuna i due protagonisti sono delle storie estremamente profonde: una di abusi sessuali subiti in tenera età, l’altra di una giustizia “fai da te”, che però ha portato ad un immenso sacrificio.
Un punto a favore (in base al modo di concepire un’opera del genere) è il fatto che le scene non sono completamente esplicite: oltre a qualche sedere e qualche suono, non sono mostrati altri dettagli. Per via delle tematiche trattate, però, l’opera potrebbe non essere consigliata per un pubblico di più giovani che vogliono avvicinarsi al genere.
Interessante è il modo in cui il film è stato fatto finire, essendo il primo di una trilogia. Dal punto di vista emotivo, il film non presenta grandi dislivelli, non riuscendo a coinvolgere chi lo vede. Ma il colpo di scena finale lascia con la voglia di continuare a vedere l’opera, per capire come si evolverà la storia fra i due personaggi e per sapere se impareranno a convivere sulle cicatrici lasciate sui loro corpi.