Tengen Toppa Gurren Lagann (in italiano adattato in Sfondamento dei cieli Gurren Lagann) è un anime del 2007 di 27 episodi, prodotto dal mitico studio GAINAX, di cui in un certo senso rappresenta l’ultimo grande successo. Alla regia figura Hiroyuki Imaishi, che qualche anno più tardi si sarebbe messo in proprio fondando lo studio Trigger, mentre la sceneggiatura è firmata da Kazuki Nakashima.
Trama
Lontano futuro. L’umanità vive nel sottosuolo, in piccole comunità che non si avventurano mai in superficie e ignorano cosa ci sia al di là dei propri confini, mentre il pianeta è dominato dagli uomini-bestia sotto la guida del temibile Re Spirale.
Nel villaggio di Jiha vivono gli orfani Simon, un giovane scavatore, e Kamina, che sogna di scoprire cosa c’è in superficie. Le loro vite cambiano per sempre quando rinvengono un Gunmen, ossia uno dei mecha pilotati dagli uomini-bestia, e subito dopo incontrano la battagliera Yoko Littner, membro della resistenza proveniente da un altro villaggio.
I tre riescono a raggiungere la superficie e da lì ha inizio un viaggio che porta Kamina e Simon a diventare i leader della Brigata Dai-Gurren, il gruppo di combattenti votati alla lotta contro gli uomini-bestia. Lo stesso Kamina riesce a mettere le mani su un Gunmen più grosso: unendolo a quello di Simon nasce il Gurren Lagann, il mecha che salverà l’umanità dall’oppressione del Re Spirale.
Ma gli uomini-bestia sono solo la punta dell’iceberg e la vera battaglia che attende Simon e i suoi amici è ben al di là della Terra.
La follia e la qualità di casa GAINAX
Esiste un aggettivo perfetto per descrivere ciò che è Gurren Lagann in maniera sintetica: folle.
La creatura di Imaishi e Nakashima è un concentrato di esagerazioni, omaggi e parodie, commistioni di generi, che ricorda molto un altro anime GAINAX di poco prima, FLCL. E come ogni serie GAINAX che si rispetti, anche Gurren Lagann si nutre di un citazionismo esasperato nei confronti del filone mecha, e soprattutto di certe opere degli anni ’70 e ’80 con cui gli autori sono cresciuti, senza scadere nella copia sbiadita.
Se è vero che la prima parte della serie ricorda molto, forse troppo, un capolavoro dimenticato degli anni ’80 quale Xabungle, è altrettanto vero che l’estro creativo dello staff assicura fin da subito all’opera una propria fisionomia ben precisa, in cui momenti comici se non addirittura demenziali si mescolano sapientemente con situazioni molto drammatiche.
Ma è nella seconda parte della serie che gli autori osano di più, guardando agli esempi della Getter Saga, di Gunbuster e di Diebuster con l’intento di dar vita a un racconto di proporzioni galattiche. Archiviata la brancaleonica crociata contro il Re Spirale, si passa a parlare di lotte per il potere e di ragion di Stato, di spedizioni spaziali e di guerre contro una razza avanzatissima, sicché la scala dei combattimenti si fa sempre più grande e inverosimile. Si arriva così a quello che senza ombra di dubbio il duello più titanico nella storia degli anime, con il mecha più grande mai visto sul piccolo schermo; ma si tratta di un’escalation perfettamente in linea con lo spirito fracassone e volutamente esagerato di Gurren Lagann, che quindi non solo non risulta ridicola, ma funziona benissimo in quel contesto.
In Gurren Lagann si possono trovare persone che prendono a pugni un Gunmen a mani nude ma anche statisti costretti a scegliere tra l’amicizia e il (presunto) bene della nazione, scaramucce tra mecha e battaglie in cui si usano interi pianeti come proiettili, palate di fanservice che parodizzano la pratica stessa (come il gustosissimo episodio delle terme) e momenti di altissimo dramma capaci di colpire lo spettatore come un pugno nello stomaco.
E tutti questi contenuti si appoggiano a un comparto tecnico superlativo: regia e animazioni sono ai massimi livelli, la colonna sonora rap-techno-lirica è un miscuglio strano ma efficacissimo, e il doppiaggio rende alla perfezione la carica, la vitalità dei personaggi.
Questi ultimi sono un ulteriore punto di forza dell’opera. Franchi, diretti, genuini, capaci con il loro carisma di conquistare il cuore dello spettatore, per poi spezzarlo nel momento in cui la sceneggiatura decide di farli fuori senza pietà (ma non senza motivo). Su tutti spicca ovviamente Kamina, proprietario delle migliori frasi-tormentone della serie, da “Con chi credete di avere a che fare!?” a “Fidati di me che mi fido di te!” fino al “Dare un calcio alla ragione e fare spazio all’impossibile” che riassume un po’ tutta l’essenza di questi 27 episodi.
La chiave è l’evoluzione
Un’altra parola che potrebbe, da sola, sintetizzare il messaggio di Gurren Lagann è: evoluzione.
Gurren Lagann è una storia sulla capacità dell’essere umano, come specie ma anche come singolo, di evolversi, superando i propri limiti, maturando come individuo, raggiungendo con la forza di volontà e l’istinto di sopravvivenza qualsiasi risultato, persino quello di ribaltare una condanna cosmica già scritta.
L’evoluzione non è qui un concetto astratto, ma assume una forma e una connotazione ben precisa nella Spirale, che rimanda all’elica del DNA sicuramente, ma anche alle trivelle che costituiscono la principale arma del mecha eponimo. E sì, gira che ti rigira l’energia della Spirale altro non è che una riedizione post-moderna dei raggi Getter, ma intorno a essa si costruisce un simbolismo di grande immediatezza ed efficacia.
La Spirale è ciò che ha fatto progredire gli uomini, che dà loro la forza e che alimenta i Gunmen più potenti. Anzi, gli stessi mecha dei protagonisti seguono una vera e propria evoluzione, con la comparsa di forme sempre più grandi e spettacolari, di pari passo con quella escalation delle proporzioni dei combattimenti già menzionata.
La Spirale è anche ciò che teme la razza degli Anti-Spiral, non a caso chiamata così, che qui sta a simboleggiare tutte quelle forze conservatrici che si oppongono al cambiamento, al progresso, alla novità, all’evoluzione appunto.
Si può dire che tutto Gurren Lagann è costruito su questa dicotomia: da una parte la volontà di andare oltre, di frantumare le barriere, di sfondare i cieli per citare la traduzione italiana del titolo; dall’altra ciò che cerca di lasciare il mondo così com’è. Il Re Spirale vuole contenere gli uomini nel sottosuolo perché non prosperino, gli Anti-Spiral vogliono confinare la specie umana alla Terra nel timore che faccia danni in tutto l’universo.
Ma gli esseri umani evolvono anche interiormente e intimamente, come si vede bene col personaggio di Simon. Da adolescente insicuro e timoroso si evolverà infatti in un leader carismatico, sconfiggendo i propri patemi interiori e imparando che essere un vero uomo significa avere il coraggio di affrontare le sfide della vita a testa alta, combattendo per i propri ideali e le persone che si amano. Insomma, un Shinji Ikari che ce l’ha fatta.