Space Dandy è un anime del 2014 prodotto dallo studio Bones e creato da Shin’ichirō Watanabe, già autore di Cowboy Bebop e Samurai Champloo. La regia è dello stesso Watanabe e di Shingo Natsume, mentre la sceneggiatura è firmata da Watanabe, Dai Satō, Keiko Nobumoto, Kimiko Ueda e Ichirō Ōkouchi.
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Trama
In un futuro lontanissimo l’umanità ha scoperto come viaggiare nello spazio e ha colonizzato l’universo, entrando in contatto con moltissime altre specie intelligenti. Ma tante altre restano ancora sconosciute.
Dandy è un cacciatore di alieni e gira l’universo a bordo della sua astronave Aloha Oe, guadagnandosi da vivere andando alla ricerca di creature mai viste prima. Al suo fianco c’è il fedele droide-aspirapolvere QT, ma presto al duo si aggiunge un alieno gatto del pianeta Betelgeuse dal nome impronunciabile, chiamato per semplicità Meow.
Nonostante possa sembrare un semplice perdigiorno, Dandy è nel mirino dell’impero Gogol, guidato dal malvagio ammiraglio Perry e dal dottor Gel.
Struttura dell’opera
Space Dandy si compone di 26 episodi, tutti autoconclusivi.
La continuità narrativa è molto debole e in alcuni casi praticamente assente: vi sono addirittura episodi in cui Dandy e i suoi compagni muoiono, vengono trasformati in zombie o finiscono intrappolati in altre dimensioni, per poi ritornare vivi e vegeti nell’episodio successivo, come se nulla fosse. In realtà dietro questa scelta c’è una ragione ben precisa, che sarà spiegata nell’ultima puntata.
Questa particolarità dell’opera ha permesso agli autori di sbizzarrirsi con la fantasia e di sperimentare sotto qualsiasi fronte, dal genere narrativo all’estetica, rendendo di fatto Space Dandy un’antologia animata incredibilmente variegata eppure coesa. Numerosi sono anche, come nella migliore tradizione post-moderna, i riferimenti pop e il citazionismo estremo a romanzi, film e anime.
E ovviamente non manca nemmeno la sensazione di déjà-vu per chi ha già visto Cowboy Bebop, altra opera ambientata nello spazio con un cacciatore di taglie come protagonista; però Space Dandy è molto di più di una rivisitazione parodistica del precedente capolavoro di Watanabe.
Analisi
Recensire Space Dandy seguendo i tradizionali parametri valutativi può risultare sterile e fine a se stesso. Come già scritto, la continuità tra gli episodi è molto debole, come se ognuno fosse una storia a sé che condivide soltanto gli stessi personaggi, e in un certo senso è così.
Il lavoro creativo svolto da Watanabe e dai suoi collaboratori è encomiabile, l’opera trabocca di idee fantascientifiche geniali, come il pianeta popolato solo da piante senzienti dell’episodio 9 o gli spassosi passaggi da un universo a tre dimensioni a uno a due dimensioni, e poi una, e poi addirittura zero, dell’episodio 24, o ancora i pesci che migrano nello spazio dell’episodio 18.
Space Dandy riesce anche a coniugare brillantemente momenti comici, a volte addirittura idioti o demenziali, e frangenti tremendamente profondi e commoventi, come avviene con la storia del cagnolino sul pianeta-discarica nell’episodio 8, con la visita di Meow al proprio pianeta natale nell’episodio 10, o ancora con l’episodio 13, in cui QT si innamora di una caffettiera.
Molta della comicità della serie poggia sulle spalle del protagonista Dandy, un uomo apparentemente superficiale, opportunista, stupido e ottuso, fissato con le donne e le loro curve (emblematica la prima scena dell’anime, in cui dice che in una donna non contano solo le tette ma anche il cu…lo!), interessato solo a guadagnarsi da vivere; ma anche capace di inaspettati gesti d’altruismo. C’è spazio anche per la comicità slapstick e per il fanservice più dozzinale, ma la genialità degli autori sta proprio nella capacità di dosare questi elementi e forse anch
La caratterizzazione dei personaggi manca della profondità di altre opere di Watanabe, ma in fondo va bene così: il fascino di Dandy sta anche nella mancanza quasi totale di un passato, mentre gli altri personaggi sono caratterizzati quanto basta per essere funzionali alla trama. Inoltre non mancano momenti in cui anche QT e Meow sono al centro della scena, rubando i riflettori a Dandy e dimostrandosi personaggi altrettanto interessanti.
Sul fronte tecnico ed estetico, Space Dandy è uno dei migliori prodotti dell’animazione giapponese dell’ultimo decenni per lo stile coloratissimo, le animazioni iper-cinetiche, il design sempre più bizzarro degli alieni e degli scenari extraterrestri. Nel contempo, la mancanza di una vera e propria unità narrativa consente un ampio margine di sperimentazione visiva: basti pensare al già citato episodio 18, impostato su un minimalismo nei disegni e nelle animazioni che enfatizza ancora di più la storia della lotta tra uomo e mare, di hemingwayana e sampeiana memoria.
Più che alla composta raffinatezza di Cowboy Bebop, l’opera sembra guardare agli eccessi sperimentali e visionari della GAINAX dei tempi che furono, quella che ha sfornato capolavori visivi come Gurren Lagann e FLCL.
Un plauso va fatto infine alla colonna sonora, cominciando dalla travolgente opening Viva Namida, dell’artista Yasuyuki Okamura, ma in generale le musiche, che spaziando dal rock a sonorità più dance, sono più che azzeccate e come già successo coi precedenti lavori di Watanabe dimostrano la sua attenzione alla totale sinergia tra componente visiva e sonora.