Senzanima: Tregua è l’ottavo dei dodici albi previsti dell’eponima serie prequel a Dragonero. Come i precedenti è breve, diretto e ricco d’azione, persino in fase, come dice il titolo, di relativa stasi in seguito agli eventi dei precedenti due albi.
Prima di iniziare la lettura dobbiamo avvertirti, come al solito, che questa recensione contiene spoiler dei volumi passati, per cui, se ancora non hai letto il numero sette, ovvero Senzanima: Assedio, ecco per te la recensione di esso al seguente link.
Si tratta della seconda (e scontatamente ultima) uscita di quest’anno di questa serie bonelliana, che ha visto la pubblicazione di due numeri annui, rispettando dunque una cadenza semestrale.
Mentre i colori restano affidati a Paolo Francescutto, la palla delle matite passa da Alessandro Vitti a Ivan Calcaterra, già arruolato tra le schiere degli artisti di Sergio Bonelli Editore per la serie madre di Dragonero e per la più anziana Nathan Never.
Una tregua, per i Senzanima, non è sinonimo di pace
L’assedio di Merovia si è concluso dopo una partita a scacchi con la morte magistralmente condotta dai Senzanima, sempre in prima linea in ogni situazione, persino durante le operazioni di sabotaggio e infiltrazione.
La città evita di subire ulteriori spargimenti di sangue negoziando una tregua, che consente a Ian e compagni di godersi le bellezze e l’opulenza che il posto offre, perdendosi in buon cibo e vino, preziosi monili e donne.
Tra i Senzanima tuttavia serpeggia il malcontento, in quanto i più navigati tra loro non sono contenti del risvolto dell’assedio, dappoiché un saccheggio incondizionato li avrebbe arricchiti molto più rispetto alla loro normale paga. Così il rispetto della tregua diviene sempre più difficile per il capitano Greevo, chiamato a placare gli animi, soprattutto quello di Maadi, che compie una vendetta personale che rischia di mettere in pericolo la situazione di relativa calma appena conquistata.
Anche Ian, dopo i preamboli dell’albo scorso, si concede dei momenti di tenerezza con Siran, la quale gli rivela dettagli dolorosi del proprio passato finora celati dietro una maschera di guerriera imperturbabile.
Tuttavia, non solo tra i Senzanima c’è chi vuole ancora sangue.
Azione anche in momenti di calma
In questo ottavo numero di Senzanima, dal furore della battaglia e delle operazioni pregresse sia presso le mura di Merovia che nelle campagne circostanti si passa agli ambienti ancora ricchi di vita e traffici della città, nonostante l’appena tolto assedio.
L’intera prima metà dell’albo sfrutta la distensione portata dalla tregua per concentrarsi su un piacevole approfondimento sui personaggi, in primis il Cannibale e la stessa Siran, che trovano il tempo per dare voce alle rispettive storie personali, con l’azione destinata alle ultime pagine, presentata con la consueta brutalità e vividezza che contraddistingue non solo questa serie, ma l’intero universo fantasy di Dragonero.
Persino la notte appassionata tra Ian e Siran è pregna di crudezza, la quale culmina con un’occhiata sulla vistosa e grossolana cicatrice sul bassoventre dell’arciera che non lascia in chi legge nessun dubbio sulla propria origine.
Allo stesso modo sono gestiti i dialoghi, come al solito veraci e coloriti, oltreché lontani da ogni ombra di scontatezza o citazionismo. Essi contribuiscono ad umanizzare i personaggi, parimenti lontani dall’idea di eroi senza macchia cui il fantasy, soprattutto letterario se si escludono le opere low fantasy, ci ha abituati.
Vizi e virtù si alternano in una lunga e caotica scala di grigi, soprattutto per quanto riguarda lo spietato e cinico elfo Avedis, il cui crimine consumato in Senzanima: Vittime sta per venire a galla, rischiando di compromettere la compagnia.
A chiusura di Senzanima: Tregua, come di consueto, ci sono degli excursus in prosa sulla corposa lore di Dragonero. Questa volta i protagonisti sono due.
I primi sono i negromanti Mordher, una setta di maghi rinnegati ora ridotta al mestiere di sicari a pagamento che utilizzano le proprie arti come strumenti di morte e caos. Sarà proprio uno di questi temibili sicari a mettere in serio pericolo i Senzanima durante quest’albo.
Seguono i Kinshar, anch’essi assassini ma nel senso tradizionale del termine e godenti di una posizione di prestigio presso la nobiltà meroviana, i cui membri sono il loro principali committenti.
Gli ultimi due excursus riguardano il ‘diritto di saccheggio‘, del quale nella fattispecie i Senzanima non hanno potuto godere, e l’altro la storia della città di Merovia, narrata attraverso le parole di un vecchio soldato.
Se vuoi leggere per intero quest’ultimo canto dell’epopea dei Senzanima puoi trovare Senzanima: Tregua su Amazon al seguente link.