In questi giorni ho finalmente avuto modo di mettere mano a Piccolo grande eroe Machine Boy, un nuovo fumetto realizzato da Tri Vuong e Irma Kniivila ed edito da SaldaPress che mi aveva subito attirato dalla sua copertina e dalle promesse di una storia unica e coinvolgente. Così mi sono tuffato nella lettura, ammetto con un po’ di aspettative, e ora che sono finalmente giunto alla fine sono pronto a parlarti delle mie impressioni. Sarà riuscito a conquistarmi o avrà deluso le mie aspettative?
Piccolo grande eroe Machine Boy: una trama con del potenziale
In Piccolo grande eroe Machine Boy il protagonista è appunto Machine Boy, un robot spaziale che si schianta sulla terra in una giornata qualunque, addosso a una città futuristica protetta da una cupola che ne tiene in vita gli abitanti, proteggendoli dal mondo esterno. Distruggendo il negozio della città, Machine Boy si ritrova confuso e disorientato: senza capire chi è, uccide Goh, un anziano maestro di arti marziali.
Tuttavia Machine Boy non ha l’animo cattivo e in men che non si dica si pente delle sue azioni, cercando di porvi rimedio. Così, la moglie di Goh, si rende conto di aver di fronte solo un bambino e decide di accoglierlo, prendersene cura come un figlio e insegnargli le arti marziali.
Da qui le avventure di Machine Boy inizieranno a susseguirsi, tra scuola, bulli, un grande animaletto spaziale, forze oscure provenienti dallo spazio e una ragazza dagli strani poteri che è alla ricerca della sua identità. Avventure ricche di azione ma anche di umanità, sentimenti e occasioni per conoscere se stessi.
Ma quindi Piccolo grande eroe Machine Boy è tutto rose e fiori?
Certo, sicuramente leggendo la trama di Piccolo grande eroe Machine Boy sarai stato attirato dall’opera. In fin dei conti il potenziale per renderla una storia eccellente c’è tutto e anche io ne sono stato catturato. Tuttavia, adesso posso dire con certezza di essere rimasta deluso da questo volume, con aspettative davvero troppo alte.
Innanzitutto, vorrei parlare del pacing, decisamente troppo veloce e soprattutto confusionario. Gli avvenimenti si susseguono uno dopo l’altro senza sosta, spesso sconnessi tra di loro e con “buchi di trama” che ti lasciano sempre con grandi punti interrogativi in testa e molta confusione. Spesso ciò che accade non ha una vera e propria base alle spalle, e accade quasi a caso anche quando avrebbe invece bisogno di una spiegazione molto più solida per permettere da una parte al lettore di comprendere di più, e dall’altra di realizzare una storia più scorrevole e coesa.
Anche le reazioni di determinati personaggi risultano spesso poco comprensibili a causa proprio del pacing eccessivamente veloce: mancano i pensieri dei personaggi e soprattutto manca l’evolversi delle loro emozioni, che sembrano invece mutare da un momento all’altro come se fosse sufficiente cliccare un interruttore. Certo, si può andare a interpretazione, ma qualche modo in più per conoscere l’animo dei personaggi donerebbe sicuramente un tocco in più al tutto.
Inoltre, la storia si annuncia come adatta a tutte le età, dai più piccoli ai più grandi. Inutile dire che non mi trovo pienamente d’accordo: sicuramente alcune tematiche più profonde sono adatte a persone più grandi che riescono a coglierle maggiormente (anche se come dicevo prima, il pacing veloce non permette di apprezzarle a dovere), tuttavia lo stile di scrittura e la storia è a mio parere molto più adatta a un pubblico giovane.
I dialoghi (che spesso risultano anche sconnessi e confusionari), gli avvenimenti, il pacing, le scene di azione e avventura, le vicende a scuola di Machine Boy: tutto ricorda una storia per adolescenti, con le mosse speciali di combattimento, esagerate e fuori dal comune, e con nomi improponibili che contribuiscono ad accentuare quell’aura “infantile” che aleggia intorno all’opera. Insomma, non lo consiglierei a chi cerca un’opera matura o cruda.
Conoscere se stessi non è semplice
La storia di Piccolo grande eroe Machine Boy pone l’attenzione su un tema centrale e ricorrente: la conoscenza di se stessi. Machine Boy fin dal suo arrivo sulla terra si ritrova spaesato: chi è, da dove arriva, cosa vuole fare nella vita? E anche la sua compagna si porrà sempre le stesse domande, anche lei vogliosa di scoprire le sue origini e la sua identità.
E questa confusione che entrambi sentono è la confusione tipica di un adolescente, rendendo i personaggi anche molto vicini a dei possibili giovani lettori che stanno affrontando sulla propria pelle questo periodo della loro vita. I sentimenti sono un tema centrale di Piccolo grande eroe Machine Boy e si tratta sicuramente di un punto a favore per l’opera, anche se chiaramente tutti i difetti elencati prima non permettono a questa particolare attenzione alle emozioni di spiccare come dovrebbe.
Un finale un po’ raffazzonato
Vorrei dedicare un piccolo paragrafo anche alla conclusione di Piccolo grande eroe Machine Boy. Ovviamente cercherò come sempre di evitare ogni tipo di spoiler rimanendo sul generico, quindi leggi tranquillamente senza preoccupazioni.
Il finale di Piccolo grande eroe Machine Boy mi ha lasciato un po’ con l’amaro in bocca. Come d’altronde tutto il resto dell’opera, anche il finale sembra un po’ raffazzonato, troppo veloce, troppo confuso, poco approfondito. Gli avvenimenti dell’ultimo capitolo contribuiscono ad aumentare la marea di punti di domanda e perplessità che attanagliano il lettore e che non solo non vengono cancellati prima della fine, ma anzi, aumentano pure.
Con scene di azione così veloci che è difficile starci dietro, dialoghi di dubbia comprensione e poche risposte, la sensazione finale non è stata delle migliori. Inoltre, gli autori di Piccolo grande eroe Machine Boy hanno volutamente deciso di inserire una scena finale che lascia aperta la storia, una sorta di spiraglio a cui aggrapparsi per un ipotetico secondo volume. Per il momento non si sa nulla a tal proposito, ma in futuro potrebbe arrivare e potrebbe magari aiutare a rispondere ad alcuni dei numerosi quesiti lasciati in sospeso. Di sicuro sarebbe un’ottima cosa, ma non posso mentire: questo primo volume non mi ha esattamente invogliato a continuarne la lettura!
Uno stile cartoonesco ben riuscito
Un aspetto che ho invece davvero apprezzato di Piccolo grande eroe Machine Boy è sicuramente lo stile di disegno. Con proporzioni “sbagliate” e sembianze che somigliano quasi a una caricatura (anziani bassi e squadrati e adolescenti alti e slanciati), linee nette, espressioni talvolta esagerate, il risultato è quasi cartoonesco e a mio parere più che adatto all’opera, oltre che ben riuscito e piacevole alla vista.
Le scene di azione sono sempre ben riprodotte, con pose, combattimenti e colpi. E l’utilizzo dei colori è perfetto per la storia: vivace, acceso, con colori pastello stile cartoon e un ottimo utilizzo di sfumature, luci e ombre. Dal punto di vista stilistico non ho davvero nulla da criticare. Ammetto che per gli amanti del realismo, lo stile potrebbe anche non aggradare, ma personalmente l’ho molto più che apprezzato!