Conosciamo la famiglia Pike: Patti e Peter, due genitori ormai in là con gli anni e che portano con sè un pesante bagaglio di incomprensioni e silenzi i quali si traducono in una reciproca sopportazione. I due hanno tre figli: Patrick, Tara e Richard a cui andrebbe aggiunto Tommy, ma purtroppo è morto quando era appena adolescente. Dopo che Peter ha avuto un infarto e finisce in coma all’ospedale, la famiglia si riunisce al capezzale del moribondo, ognuno portando con se problemi ed insicurezze di cui gli altri sono all’oscuro ma condividendone le frustrazioni con litigi e risentimenti. Tutti però sono uniti dal fatto che ognuno di loro vede il defunto Tommy accanto a loro vivo e vegeto, anche se in differenti stadi della sua crescita.
Patrick è uno scrittore in crisi creativa reduce dal successo del suo primo libro di cui però non è l’autore originale, segreto che condivide con Tommy il quale vede come il giorno che morì, con un matrimonio in seria difficoltà e che ormai sembra senza speranze. Tara ha un lavoro importante e sta portando avanti il progetto di abbattere la Royal Manufacturing per riqualificare la città soffocata da decenni di attività della fabbrica, ma i lavoratori compreso il marito di Tara temono di perdere il lavoro impedendo di fatto l’accordo, portando inoltre la definitiva rottura nel suo matrimonio; unica figlia della famiglia Pike vede Tommy come un bambino da accudire come farebbe con il suo se non l’avesse perso, un piccolo umano che l’adora e la fa sentire importante.
Richard è un balordo ubriacone che spesso ruba anche le radio antiche del padre per ripagare i debiti, troppo testardo per chiedere aiuto, ma anche incapace di sfruttare l’occasione quando gli viene data, Richie vede il fratello come un uomo della sua età, un amico per le sue malefatte che però non interviene mai a salvarlo quando si trova nei guai. Se per la madre Tommy è un giovane perfetto, un sacerdote amorevole custode dei suoi segreti, per il padre è una voce ed un immagine indistinta nell’etere.
“E poi c’è la mamma. Ci vuole perfetti. Come i Santi.”
In continui salti tra passato e presente, conosciamo anche Tommy e la sua breve vita, i suoi strani pensieri e quel rumore nelle orecchie che spesso gli impedisce di pensare, le sue difficoltà nell’uniformarsi agli altri e nel vivere pienamente la sua adolescenza e la sua prima cotta fino alla sua morte, strana quanto semplice. Ripercorriamo la vita e gli errori, i tradimenti e i segreti nascosti dall’intera famiglia, mentre ognuno di loro in cuor suo si sente responsabile, in un modo o in un altro, della morte di Tommy, ma in realtà solo prigioniero dei propri incubi da risolvere.
Jeff Lemire, sceneggiatore e fumettista canadese nato nel 1976, è uno dei maggiori talenti dei comics americani infatti collabora con Marvel, DC e Image, scrivendo per Animal Man, Green Arrow, Superboy, Superman, Batman, X-Men e tante altre. Tra i suoi lavori personali troviamo Essex County (2000), la serie Sweet Tooth (2009), la graphic novel Il saldatore subacqueo (2012), i volumi autoconclusivi Plutona, A.D.- After Death, Niente da perdere e le serie Black Hammer, Descender e Royal City, tutti editi da BAO Publishing.
L’OPERA CHE MI HA ENTUSIASMATO E INCURIOSITO
C’era quella misteriosa presenza rappresentata dalla fabbrica che sembrava voler richiamare ad un qualcosa, forse quel rumore che Tommy sentiva incessante nella sua testa, alieno o sovrannaturale, ma poi con il terzo volume l’intera storia si riduce ad una parabola familiare senza alcun mistero, solo segreti e bugie tenute nascoste per tanti anni le quali alla fine hanno portato solo angoscia e che si liberano portando pace ed armonia, oltre a decisioni definitive per ognuno dei protagonisti, in relazione alla demolizione della Royal Factory in una similitudine tra l’eliminazione tra quel palazzo così asfissiante per la città e la caduta di tutti i veli di segretezza all’interno di un nucleo familiare.