Re: Creators è una serie originale anime andata in onda tra aprile e settembre 2017. Composta da 22 episodi, è stata prodotta da Troyca, già co-produttore di Aldnoah.Zero. Dalla serie sono state tratte due serie manga, una basata sulla serie di 6 tankobon, pubblicata tra 2017 e 2019, e uno spin-off intitolato Re:Creators – One More! del 2017.
Quali sono le particolarità di questa serie animata? Scopriamole insieme!
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La trama di Re: Creators
Sota Mizushino è un liceale e aspirante autore di ligh novel. Un giorno si trova improvvisamente catapultato nel mondo del suo anime preferito, Elemental Symphony of Vogelchevalier: qui assiste brevemente allo scontro tra la protagonista, Selesia, e una misteriosa ragazza con indosso un’uniforme militare.
Tornato nel suo mondo scopre che assieme a lui c’è anche Selesia: dopo l’iniziale stupore, la ragazza si abitua all’idea di trovarsi nel mondo dei suoi creatori. Pian piano scopriranno che anche altri personaggi provenienti da serie diverse si sono manifestati nel mondo reale.
Scoprono che la ragazza in uniforme si chiama Altair e che è stata creata da Setsuna Shimazaki, una vecchia amica di Sota che all’inizio della serie si suicida gettandosi sotto un treno: per vendicare la sua creatrice vuole far collassare il mondo reale e dalla sua parte si schierano numerosi personaggi adirati con i loro creatori per le sofferenze del loro mondo. Contro di loro, per fermare i piani di Altair, si schiereranno Selesia e altre creazioni, a cui si aggiungeranno man mano anche i loro autori.
Impressioni
Lo spunto da cui parte Re: Creators è molto interessante e curioso: mettere a confronto i personaggi di un’opera con il proprio creatore e analizzare i loro pensieri e i loro sentimenti nei suoi confronti. I punti di vista presi in esame sono molteplici: c’è chi odia i creatori, chi non lo biasima e chi invece se ne disinteressa completamente. Le linee di pensiero hanno portato alla creazione degli iniziali schieramenti, da una parte chi supporta Altair, dall’altra chi la contrasta.
A questo si aggiunge il lato dell’apprezzamento da parte del pubblico: le creazioni infatti possono manifestarsi solo quando riescono a raggiungere un certo livello di notorietà, sottolineando quanto ormai al mondo d’oggi il pubblico rappresenti l’elemento essenziale perché un’opera abbia successo.
Cosa dire del lato tecnico? I character designer hanno cercato di differenziare i personaggi a seconda dell’opera fittizia di riferimento, utilizzando uno stile di disegno e un tipo di abbigliamento diverso: per questo le creazioni ritengo siano ben curate nella grafica e posseggano ognuna poteri ben congeniati.
Le animazioni sono nella media, un po’ statiche e legnose, in particolare durante i combattimenti. Sulla colonna sonora nulla da dire, visto che le scene sono accompagnate dalle splendide musiche di Hiroyuki Sawano che fanno guadagnare molti punti alla serie.
Il ritmo va a discapito dell’opera: si sbaglia se la si pensa a una serie concentrata sull’azione. Ai combattimenti infatti si alternano lunghi intermezzi in cui le creazioni esplorano il mondo reale scoprendone a poco a poco gli usi e costumi, ma ciò attenua di molto la tensione dell’opera.
I personaggi sono per la maggior parte ben caratterizzati e costruiti: delle creazioni non viene detto molto dell’opera d’origine o del loro background e ci si è limitati a dare informazioni stringate ed essenziali, ma tutto sommato sufficienti ad inquadrare il personaggio.
Non subiscono quasi mai un’evoluzione, anche perché la serie si concentra più sul seguire il confronto che hanno creatori e creazioni, i primi che mettono a nudo le loro emozioni, debolezze e frustrazioni davanti a quelli che possono essere a tutti gli effetti considerati i loro figli, i secondi che hanno finalmente l’opportunità di chiedere ai loro “dei” perché abbiano creato tante sofferenze e dolori nei loro mondi d’origine.
A mio parere i personaggi meglio costruiti, oltre a Yuya Mirokuji che ha poteri e caratterizzazione molto interessanti, sono Altair e Kirameki Mamika. La ragazza in uniforme di per sé vuole vendicare la sua creatrice, Setsuna, suicidatasi dopo le accuse di plagio e il totale abbandono da parte di chiunque la circondasse. La parte più interessante è il suo potere, Holopsicon, che le garantisce svariati poteri assegnatigli dai fan. Il suo carattere freddo e spietato la rende un’antagonista temibile e di notevole carisma.
Kirameki Mamika è invece il personaggio che più è cresciuto nei pochi episodi in cui è comparsa: da ragazzina innocente e ingenua, proveniente dal maho shojo Magical Slayer Mamika, opera per le ragazzine e quindi segnata dall’innocenza, si ritrova catapultata in un mondo di sangue, violenza e armi.
All’inizio piagnucolona e convinta del suo infantile ideale di “portare il sorriso a tutti”, quando capisce le intenzioni di Altair la affronterà direttamente: qui appare più matura, decisa a dare tutta sé stessa per salvare anche la nemica. Proprio da lei verrà uccisa e in punto di morte chiederà all’amica Alicetalia di “salvare quella persona”, in riferimento ad Altair.
Il protagonista Sota è invece abbastanza piatto e, nonostante abbia un ruolo chiave nella storia, non spicca su nessuno e si può tranquillamente definire un personaggio abbastanza inutile nel continuo della trama. Gli viene dato un poco di notabilità solamente alla fine dell’Elimination Chamber Festival, messo in atto per porre fine al problema di Altair.