Nathan Never ha fatto incetta di pubblicazioni durante questa transizione di anno, tra la sua regolare serie mensile e i volumi speciali, l’ultimo dei quali, Nathan Never. L’uomo che sfidò la morte, abbiamo recensito pochi giorni fa.
La citazione di questa pubblicazione non è casuale: il volume di cui discutiamo oggi, Nathan Never. Uniti per il pianeta, condivide con esso l’interazione tra più universi paralleli tra loro (sebbene in questo caso i viaggi interdimensionali siano molto meno arzigogolati).
Tale crogiolo di universi ha in realtà lo scopo di giustificare a livello narrativo gli accadimenti di questo breve albo crossover, nel quale l’agente Alfa per eccellenza unisce le proprie forze con due altri amati protagonisti del fumetto bonelliano: l’ormai compianto Mister No, al secolo Jerry Drake (compianto perché, come saprai, la sua serie regolare si è conclusa nel 2006 dopo trentuno onorati anni) e il “detective dell’impossibile” Martin Mystère, da ottant’anni presente nel roster di Bonelli.
Prima di parlare del motivo per cui sono stati scelti proprio questi tre personaggi, ai quali si aggiunge la gradita presenza di Legs Weaver, comprimaria di Nathan Never che per vent’anni ha avuto l’onore ed onere di essere titolare di una serie propria, occore premettere che, come il titolo lascia desumere e i contenuti confermano, Nathan Never. Uniti per il pianeta è stato scritto e disegnato con l’intento di sensibilizzare sul reale problema dei cambiamenti climatici, i quali purtroppo incombono sul nostro pianeta e che abbiamo il dovere di contrastare onde garantire un futuro a noi stessi e a chi ci seguirà.
Il tutto è patrocinato, tra gli altri, dal Ministero per la Transizione Ecologica (MiTE), l’ultimo nato tra i dicasteri italiani, erede diretto del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, istituito nel 1986 (un anno importante anche nell’albo di cui discutiamo oggi.
La sceneggiatura è di Bepi Vigna, uno dei tre creatori di Nathan Never, mentre dei disegni si è occupato un trittico di artisti (Germano Bonazzi, Marco Foderà e Fabio Grimaldi). Dove il primo è un illustratore storico della serie originale dell’agente Alfa, il secondo ha nel portfolio lavori per Magico Vento e Saguaro, mentre l’ultimo, ma non meno importante, disegna storie di Martin Mystère dal 1995.
Nathan Never. Uniti per il pianeta, un ritorno a quelle origini che sono il nostro futuro
Come sappiamo, quelle stesse catastrofi ambientali che ci minacciano e che sono ora più che mai futuribili nell’universo di Nathan Never sono già avvenute. Precisamente nell’a noi vicino 2024, non per l’inquinamento ma comunque a causa di un atto umano.
L’albo si apre proprio con il palesarsi di rinnovati disastri forieri del presagio di una nuova apocalisse naturale, derivate da nuove emissioni eccessive di anidride carbonica nell’atmosfera. Come al solito tocca agli agenti Alfa investigare a riguardo, e dalle ricerche emerge che tale saturazione è dovuta alla scomparsa del polmone verde del mondo: la Foresta amazzonica, la quale anche nel mondo reale svolge la vitale funzione di assorbire grandi quantita di anidride carbonica, rilasciando altrettanto ossigeno di cui fruiamo anche noi ad un oceano di distanza.
Nella raccolta di dati necessaria ad evitare la catastrofe, Nathan Never troverà un prezioso aiuto nei già citati Jerry ‘Mister No’ Drake, profondo conoscitore del luogo che ha eletto a propria casa dopo aver abbandonato la natia New York, eccessivamente frenetica e alienante, e Martin Mystère, erudito su ogni crisi climatica avvenuta in ogni tempo, tanto da ricondurre le causanti di alcuni eventi storici come la disfatta napoleonica di Waterloo o la stesura del Frankenstein di Mary Shelley a problematiche riconducibili al clima.
Una strizzata d’occhio al colore
In un mondo dove il colore dilaga sia in una metà di mondo che in un’altra (si considerino in proposito le numerose riedizioni colorate di manga storici, da Dragon Ball a Inuyasha, che negli ultimi anni sono state proposte).
Sergio Bonelli Editore stessa non è nuova a pubblicazioni a colori o a colorazioni di glorie del passato, fatto sta che in Nathan Never. Uniti per il pianeta, la colorazione assume uno spessore quasi supereroistico mitigato solo (e per fortuna) dal tratto, che fa trasparire la paternità bonelliana e italiana dei tanti protagonisti.
Data la brevità dell’albo e la natura prettamente divulgativa di esso, la trama non riserva sorprese di eccezionale levatura, risultando addirittura sottotono in alcuni punti nonostante l’eccezionalità dello sceneggiatore.
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