Pochi non giapponesi conoscono il significato della parola mimikaki. Abituati come siamo ai cotton fioc per pulire le orecchie, raramente penseremmo ad un utensile in legno. Eppure nella tradizione si usa un oggetto fatto appositamente e riutilizzabile. Molto ecologico ma anche con un’aura quasi sacra.
Curiosità nell’uso di questo accessorio è il fatto che ci siano dei veri esperti del suo utilizzo. E a pagamento sono felici di massaggiare l’interno dell’orecchio.
Questa pratica poco conosciuta in Occidente viene illustrata nel manga di Yaro Abe. Fu il suo primo lavoro. Seguì la pubblicazione di maggior successo e vero capolavoro, La Taverna di Mezzanotte.
Questa raccolta di brevi scorci della vita di persone molto diverse è tornato alle stampe. La BAO ci regala un viaggio molto originale e a tratti destabilizzante.
Prima di addentrarci fra le pagine di Abe vi diamo altri spunti. Ecco alcuni dei nostri articoli sulle tradizioni giapponesi:
Mimikaki, storie con la stessa meta
Nove brevi capitoli, dove domina il silenzio sul dialogo. Nove persone diverse che giungono allo stesso luogo per lo stesso trattamento. Ma ciascuno ha il proprio motivo a spingerlo, a volte molto personale e intimo. Così come lo è il piacere che prova durante la seduta dalla professionista.
Pulire le orecchie diventa un misto fra un massaggio e un incontro erotico. Nella storia che apre il sipario, Mimikaki da Yamamoto, il protagonista vive così il suo primo orgasmo. Fissato con l’uso del bastoncino che per lui è un oggetto dotato di anima, mette quasi a disagio. La pulizia delle orecchie qui è usata come metafora per la masturbazione giovanile.
Questa aura di intimità che emerge nelle visite del ragazzo dalla professionista delle orecchie permane. In ogni capitolo vediamo i protagonisti lasciarsi andare. Mentre l’utensile gli accarezza il canale uditivo, appoggiati con la testa, sembrano bambini coccolati dalla mamma.
Un altro momento destabilizzante emerge al terzo capitolo, Una donna insensibile. La protagonista vive una storia a distanza e si reca dalla professionista su consiglio dei colleghi. Giunta lì dubbiosa, prova una bellissima sensazione. Al punto da sentirsi più legata al mimikaki che al fidanzato di lì in poi.
Ma conosciamo solo i clienti, giovanissimi o anziani. Sempre nel mistero rimane la storia della donna. Non si presenta, non parla di sé. Sappiamo solo che il prezzo del servizio di pulitura è di 800 yen. E il cognome, Yamamoto.
Finché nell’ultima storia la signora Yamamoto acquista un po’ di materialità. Ha frequentato una scuola e spesso andava in biblioteca, dove ricorda un incontro in particolare.
L’ultima cliente di cui il lettore fa conoscenza è una signora in punto di partorire. Ma la signora Yamamoto nota solo un particolare. Sono le orecchie più graziose che avesse visto da allora.
Struttura dell’opera
Mimikaki-un piacere per le orecchie contiene nove capitoli ma tutti si compenetrano fra loro. Nella quarta storia ad esempio, Il diario di Tosendo, il lettore incontra di sfuggita Megumi Takahashi. Qui sembra una comparsa, un deus ex machina per salvare l’anziano protagonista.
Eppure nell’ultimo capitolo Megumi ha un ruolo fondamentale. Solo lei infatti ricorda il passato della donna dei mimikaki.
Ma prima di tutto a collegare le storie è sempre quel centro di cura per orecchie. Ottocento yen, per tutti. E genitori e figli non mancano di concedersi quel momento di relax e intimità. Per ciascuno quel massaggio interno all’orecchio sblocca un ricordo. O un sogno, come nel secondo capitolo.
Leggero feticismo o arte?
Se fosse nato in Giappone chissà, forse Freud l’avrebbe citato. Per Toru, il primo cliente, l’uso dello strumento apre le porte all’autoerotismo. Quasi come una delle tre fasi citate dal padre della psicologia. Dopotutto vediamo molti dei clienti recarsi lì per la sensazione. Pochi hanno effettivo bisogno di una pulizia.
Questo lascia una domanda aperta che porta su terreno cedevole. Se la pulizia svolta secondo tradizione sia di per sé così piacevole… o la faccenda si più seria. Per quanto velato, l’aspetto erotico non è affato lieve.
Il disegno espressivo
La cura dei dettagli è lasciata in secondo piano rispetto all’espressività delle immagini. Solo le cose su cui si vuole focalizzare l’attenzione sono curate in ombreggiatura e forma. Il mimikaki, alcuni oggetti. I personaggi sono stilizzati e in alcune scene volutamente deformati.
La deformazione mira a rendere più evidenti le emozioni che prova ciascun individuo. Durante la seduta dalla professionista i volti vengono svuotati dalle righe di espressione. Questo per indicare la sensazione di abbandono.
La donna dell’ultima storia non è Megumi, ma Emi Yoshimura. Sono due persone completamente diverse.