Marjorie Finnegan. Ladra Temporale, contrariamente rispetto a tante delle pubblicazioni che saldaPress porta nel nostro Paese, non è una produzione Skybound o più in generale Image Comics, bensì di Artists Writers & Artisans, che ha pubblicato originariamente l’opera in otto spillati nel corso del 2021.
La verve e lo stile, tuttavia, rimangono quelli propri del fumetto americano d’azione non supereroistico dei nostri tempi, con l’azzeccata scelta del colore in luogo di un bianco e nero che avrebbe reso monotona una graphic novel descrivibile in due parole come ‘grintosa’ e ‘vivace’.
Sceneggiatore dell’opera è il nordirlandese Garth Ennis, che ha all’attivo collaborazioni con i maggiori publisher fumettistici fin dai primi anni novanta del secolo scorso. Di recente abbiamo pubblicato la nostra recensione del suo Le storie di guerra di Garth Ennis. Eroi del cielo, un volume esemplare di un’interessante retrospettiva a fumetti sui conflitti combattuti negli ultimi cento anni.
Matite e colori toccano rispettivamente a Goran Sudžuka e Miroslav Mrva, il primo dei quali abbiamo visto nell’ultimo anno all’opera in Y – L’ultimo uomo, mentre il secondo ha nel proprio curriculum da colorista personaggi Marvel del calibro di Luke Cage e Deadpool.
Marjorie Finnegan. Ladra Temporale, chi sarà mai?
La storia si apre in un Antico Egitto come ciascuno di noi se lo immagina: templi enormi, sacerdoti calvi vestiti di pelli di leopardo ed ancelle ricoperte da veli tentatori. Tra di esse, tuttavia, c’è qualcuna che non dovrebbe essere lì. Si tratta di Marjorie Finnegan, giunta in loco attraverso un viaggio spaziotemporale onde derubare un appena defunto faraone del proprio tesoro.
Questa è invero un’operazione che è abituata a compiere grazie al proprio mestiere di ladra temporale, che la porta a confrontarsi con innumerevoli epoche e un altrettanto incalcolabile numero di personaggi famosi e non, da vichinghi a cavernicoli in calore passando per dinosauri (finirà addirittura per farsi amico un esemplare femmina dei lucertoloni preistorici).
Tutto questo con due più o meno inseparabili compagni. Il primo è un fucile a pompa da lei chiamato affettuosamente ‘Dottor dodici‘, che ha la particolarità di spedire chi viene colpito dalle proprie pallottole in tempi coerenti con la sua persona onde fargli morire una morte possibile e plausibile (la cosiddetta ‘alterni-fine‘). Il secondo è Tim, la controparte tecnica di Marj ridotta ad una testa tenuta in vita da una serie di cavi al quale l’avventuriera ha promesso di trovare un nuovo corpo.
Due grandi pericoli insidiano tuttavia le malefatte di Marj: da una parte c’è sua sorella Harriet, un’agente del Dipartimento di polizia temporale che si può dire sia l’esatto contrario della nostra protagonista; dall’altra c’è l’autoproclamatosi Signore del male, uno spiantato cattivone di turno che in compagnia di un improbabile alleato (che scopriremo in seguito avere molti più legami con Marj di quanto si possa credere) è intenzionato a ricombinare la Storia onde rendere sé stesso una sorta di dio (Light? Sei proprio tu?)
La donna che tutti e tutte sognano, ma assolutamente non da sposare
Al di là della qualità che l’opera trasuda da tutte le vignette sia a livello di sceneggiatura che di stile artistico, ciò che più colpisce di Marjorie Finnegan. Ladra temporale è proprio la protagonista, vero e proprio archetipo di quella che per lungo tempo è stata considerata l’antitesi della femminilità, ma in cui oggi invece si può e si dovrebbe leggere un ribadimento di un essere donna primevo, aggressivo e completamente emancipato.
In altri tempi, in effetti, la nostra Marj avrebbe potuto essere addirittura adottata come simbolo femminista: siamo di fronte ad una predatrice sessuale totalmente svincolata da limiti dettati da convenzioni di qualsivoglia sorta, sboccata come soltanto Debra Morgan sapeva essere (se non hai guardato Dexter ti consigliamo vivamente di farlo, anche perché da qualche mese è arrivato il sequel).
I comprimari non lasciano certamente a bocca asciutta: ciascuno di loro, malgrado la non eccessiva lunghezza dell’albo, è a proprio modo ben caratterizzato e i dialoghi lasciano un enorme soddisfazione a livello di scrittura, tanto da riuscire a catturare l’attenzione di chi legge anche più delle vignette stesse. Un fumetto di solito è riuscito quando immagini e parole si accompagnano e si bilanciano, e a conti fatti Marjorie Finnegan. Ladra temporale costituisce un caso del genere.
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