Oggi sono finalmente qui per parlarti di Hiraeth – l’ultimo viaggio, un nuovo manga di Yuhki Kamatani che ho avuto modo di leggere in prima persona e che è riuscito a stupirmi piacevolmente catturandomi in una lettura coinvolgente. L’opera edita da J-POP e racchiusa in un cofanetto da soli tre volumi, è arrivata da poco nelle nostre fumetterie italiane e oggi voglio riportarti pregi e difetti dal mio punto di vista, in modo tale che tu possa procedere all’acquisto consapevolmente!
Hiraeth – l’ultimo viaggio: alla scoperta della morte… e della vita
Hiraeth – l’ultimo viaggio ha sicuramente una trama coinvolgente, che riesce a catturare fin dal primo volume soprattutto grazie a personaggi ben caratterizzati e diversi tra di loro, unici e ognuno in grado di lasciar empatizzare il lettore. La protagonista è Mika, una ragazza tanto solare e vivace quanto turbata e infelice, ricca di rimpianti e tormentata dalla nostalgia di una persona che non c’è più: la propria migliore amica. In preda ormai a una scia di sentimenti negativi, Mika desidera morire per ricongiungersi con l’amica nell’aldilà, dove potrà incontrarla nuovamente e stare al suo fianco.
È proprio qui che nel momento del proprio suicidio, la ragazza viene salvata da due personaggi unici e a tratti bizzarri: un ragazzo dai capelli e dagli occhi chiari, leggiadro e quasi etereo, e un ragazzo motociclista che dopo essersi buttato davanti a un camion ed essere investito, si rialza magicamente illeso con ferite che si rimarginano da sole. Così Mika scoprirà di trovarsi di fronte a una divinità e a un uomo immortale, entrambi in viaggio per dirigersi proprio nel mondo dei morti.
Da questo momento in poi è facile intuire cosa potrebbe succedere: Mika si unisce a loro in questo viaggio disperato con l’obiettivo di morire, ma non tutto andrà secondo i piani. Incontrando persone differenti e soprattutto conoscendo meglio i propri nuovi compagni, ognuno di loro potrà imparare qualcosa di nuovo, affezionarsi, soffrire, sognare e comprendere meglio la vita e la sofferenza altrui, oltre che la propria. E alla fine non si può fare a meno di chiedersi, è meglio vivere o morire?
Il punto forte di Hiraeth – l’ultimo viaggio è proprio questo a mio parere: trattare tematiche pesanti e importanti con leggerezza, senza però cadere nel banale grazie a personaggi dalle storie uniche e coinvolgenti con cui immedesimarsi e obiettivi differenti. Esperienze diverse hanno forgiato ognuno di loro a modo proprio, e così i nostri protagonisti riusciranno a imparare l’uno dall’altro grazie alla diversità riflettendo al contempo su loro stessi.
Purtroppo alcuni aspetti secondari della vita dei protagonisti non vengono approfonditi, lasciando un po’ di amaro in bocca quando ci si ritrova con domande che non riceveranno mai risposta. Sicuramente questo è uno dei difetti che moltissime opere brevi si portano dietro e che da sempre mi infastidisce, ma tutto sommato si tratta perlopiù di aspetti secondari e se sei in grado di sorvolare, Hiraeth – l’ultimo viaggio promette lo stesso una storia eccezionale.
Una storia che parla dell’umanità
Ammettiamolo, tutti i dubbi e le incertezze che circondano la vita e la morte sono sicuramente una delle tematiche ricorrenti nella storia dell’umanità fin dall’alba dei tempi. La ricerca dell’immortalità o di un modo per prolungare la vita, la medicina che studia per combattere le malattie, le domande su ciò che ci aspetta dopo la morte con la relativa paura dell’incertezza e così via. Sono tutte tematiche che Hiraeth – l’ultimo viaggio affronta di petto, senza giri di parole, fin dalle prime pagine.
Si tratta sicuramente di tematiche interessanti, talvolta tristi e debilitanti, che però vengono narrate egregiamente. Vita e morte, paura, curiosità, religione, il dolore della perdita dei propri cari: la contrapposizione tra protagonisti differenti porta alla luce diversi pareri su ognuno di questi ambiti, con persone che desiderano vivere con tutte le loro forze e altre che cercano un modo veloce per morire, con chi sostiene di aver vissuto troppo poco e chi invece dopo millenni di vita vorrebbe trovare il modo di andarsene.
L’unico difetto che affligge Hiraeth – l’ultimo viaggio a mio parere, e che talvolta rovina anche la magia di questi temi tanto caldi, sono alcuni dialoghi sconnessi che di tanto in tanto si perdono nel nulla, come se dovessero rimanere in sospeso disperdendo così l’emozione che li circonda. A questo si aggiungono anche dei cambi di scena fin troppo veloci che spezzano il filo conduttore che lega il tutto, lasciando il lettore un po’ spaesato. Ovviamente nulla di eccessivamente ricorrente, nel complesso il manga si lascia leggere abbastanza scorrevolmente e risulta comunque piacevole.
Alla scoperta del credo giapponese
Se sei un amante del Giappone e della cultura di questo paese tanto diverso dal nostro, Hiraeth – l’ultimo viaggio potrebbe conquistarti anche grazie al fatto che si presenta come una finestra che si affaccia sul mondo del credo giapponese. Il manga infatti ti permette di fare un tuffo all’interno delle credenze popolari giapponesi e di ciò che questo popolo si aspetta di trovarsi dopo la morte, un regno dell’aldilà dove le anime si raccolgono. Anche sulle anime potrai imparare interessanti dettagli, ma soprattutto gli dei e le divinità si presenteranno in tutto il loro splendore con interessanti spunti sulla loro venerazione, la loro nascita e la loro morte.
Insomma, con Hiraeth – l’ultimo viaggio potrai approfondire questi aspetti venendo anche a conoscenza di alcuni termini specifici giapponesi, appositamente non tradotti e spiegati tramite delle ricorrenti note di margine. Ho trovato questo dettaglio molto interessante e ben riuscito, sia per chi già se ne intende, sia per chi invece vorrebbe iniziare ora a conoscere un po’ meglio questo aspetto della loro cultura. Oltre a tutto ciò, in Hiraeth – l’ultimo viaggio verranno anche affrontati nel corso della vicenda alcuni avvenimenti storici interessanti da scoprire.
Hiraeth, un titolo più che azzeccato
Un’altra chicca di Hiraeth – l’ultimo viaggio è a mio parere il titolo, una parola particolare e dal profondo significato che probabilmente anche tu come me non conoscerai. “Hiraeth” è infatti un termine gallese impossibile da tradurre in senso letterale, e che simboleggia una sorta di nostalgia di casa, una nostalgia per qualcosa di perduto e che non potrai riavere mista alla tristezza dovuta alla perdita delle proprie persone care.
Ripescando così una parola poco conosciuta ma impregnata di significato, Yuhki Kamatani dona alla sua opera un titolo molto più che azzeccato, che riesce con poche lettere a racchiudere perfettamente l’atmosfera che questo manga racchiude al suo interno e tutte le emozioni che andrai a vedere con i tuoi occhi e sperimentare sulla tua pelle con la lettura. Non posso fare altro che i complimenti all’autrice per questa scelta che mi ha a dir poco colpito!
Un pezzo da collezione anche per gli artisti!
Come sempre quando analizzo un manga non voglio far mancare per nessun motivo un paragrafo dedicato alla parte artistica dell’opera, a mio parere molto importante e in grado, se ben realizzata, di dare una spinta non indifferente alla storia e al suo successo. E inutile dire che Hiraeth – l’ultimo viaggio non delude affatto sotto questo punto di vista.
Le copertine di Hiraeth – l’ultimo viaggio (e ovviamente anche il cofanetto) che raffigurano i 3 personaggi principali sono tre ottime illustrazioni e danno una prima idea dello stile dell’autrice, e i colori tenui settano fin da subito l’atmosfera. Anche all’interno, i disegni in bianco e nero sono puliti, ricchi di dettagli e ben realizzati. I personaggi con le loro emozioni sembrano prendere vita con volti espressivi e pose dinamiche. Molti panel si estendono su due pagine creando continuità e raffigurando paesaggi e pensieri mozzafiato, sui quali mi sono spesso soffermato per ammirarli a dovere e catturarne ogni sfaccettatura. Hiraeth – l’ultimo viaggio non farà di certo una brutta figura sulla mensola della tua collezione!