Torniamo con una recensione manga, stavolta dedicata ad un’opera tanto comica quanto complessa: Gintama. Il manga scritto e illustrato da Hideaki Sorachi, è stato pubblicato per la prima volta nel 2003 ed è stato serializzato per oltre 15 anni, concludendosi nel 2019. L’opera è terminata con 77 volumi, tutti editi in Italia con Star Comics.
Gintama (traducibile con Anima d’Argento), dopo un iniziale rischio di cancellazione, ha avuto un enorme successo sia in Giappone che all’estero, che gli ha fatto ottenere presto diverse serie anime:
- Gintama di 201 episodi, andato in onda nel 2006;
- Gintama’ e Gintama Enchosen di 64 episodi, andato in onda nel 2011;
- Gintama., Gintama. Porori-hen e Gintama. Shirogane no Tamashii-hen di 51 episodi, andato in onda nel 2017.
L’arco finale dell’anime è terminato con un film intitolato The Very Final nel 2021, che ha avuto un record di incassi, superando il miliardo di Yen. Il manga ha ottenuto anche diversi OVA, live-action, videogiochi e film. In Italia i primi 49 episodi dell’anime sono stati distribuiti da Dynit, che, però, ha poi abbandonato il progetto.
Prima di analizzare quest’opera, dai un’occhiata alle nostre precedenti recensioni:
- Endo and Kobayashi Live! The Latest on Tsundere Villainess Lieselotte, la recensione manga
- Why Raeliana ended up at the duke’s mansion, la recensione manga
- Into the light once again, la recensione manga
Gintama: l’inizio dell’avventura
La nostra avventura ha luogo in una Edo invasa dagli alieni, chiamati Amanto. Dopo una lunga battaglia, i samurai vengono traditi dallo Shogunato, che si vende ai “barbari”, e gli viene tolta la spada. Edo entra nell’era moderna, in un’ambientazione che unisce il XXI secolo con il Giappone tradizionale.
Il primo personaggio che incontriamo è Shinpachi Shimura, un giovane sedicenne squattrinato che sta cercando di salvare il dojo del padre dai debiti. La sua vita è, però, miserabile fino a quando non incontra un uomo dai capelli d’argento. Si tratta di Gintoki Sakata, un samurai che porta sempre con sé una spada di legno e proprietario dell’Agenzia Tuttofare Gin-chan (Yorozuya Gin-chan).
Shinpachi viene salvato dai debiti grazie a lui e decide di seguirlo, scoprendo presto che l’uomo è solamente uno scansafatiche che non paga l’affitto da mesi. Ai due si unisce anche la giovane Kagura, un’amanto del clan Yato, dalla forza sovraumana. Desiderosa di tornare nel proprio pianeta di origine, anche lei viene aiutata da Gintoki, decidendo di restare al suo fianco.
La storia si sviluppa in singole storie, spesso apparentemente non legate l’una con l’altra e con tantissimi personaggi differenti. Gintama, però, nasconde un filo narrativo molto più complesso e drammatico dietro le semplici scene comiche.
Gintoki ha, infatti, preso parte alla guerra con gli Amanto e quello che è accaduto in battaglia torna a tormentarlo di tanto in tanto.
Tra la comicità e le parodie
L’opera di Sorachi è particolarmente divertente e non-sense. Partiamo dall’ambientazione tra lo sci-fi e lo storico, che fin dalle prime tavole capiamo essere ridicola. Le varie razze di Amanto sono spesso buffe e assurde, così come gli archi narrativi, soprattutto all’inizio.
Questo manga può essere un po’ difficile da apprezzare per chi è nuovo nel mondo del fumetto giapponese e degli anime, perché è famoso per avere moltissimi riferimenti ad altre opere. Molti di questi sono parodie di altri lavori pubblicati su Weekly Shonen Jump, rivista dove Gintama viene serializzato e che il samurai legge religiosamente. Il più ricorrente è sicuramente Bleach, in quanto Gintoki è un fan sfegatato della serie, ma possiamo trovare davvero tantissimi collegamenti ad altri shonen popolari.
Le illustrazioni sono abbastanza semplici per gran parte dell’opera, ma ben fatte. In particolare le scene d’azione sono disegnate chiaramente, anche se non in modo particolarmente articolato. Tutti i personaggi hanno delle caratteristiche che li fanno riconoscere e ricordare facilmente. Un arte non memorabile, ma assolutamente adatta al tipo di opera.
Il manga non si trattiene con argomenti per un pubblico adulto e linguaggio non molto adatto ai lettori più giovani, rendendo il tutto più comico e assurdo. Oltre all’aspetto divertente, però, non manca l’azione. Le scene di combattimento sono frequenti, soprattutto per quanto riguarda Gintoki, visto la sua abilità incredibile di samurai.
E tu ce l’hai un’anima d’argento?
La verità è che quello che amo di più di Gintama è che dietro l’apparente stupidità e assurdità delle sue storie, si nasconde sempre un problema della società moderna. Tutti gli archi narrativi, dai più ridicoli ai più seri, nascondono un insegnamento o una denuncia sociale che fa riflettere. Non manca la drammaticità in quest’opera e, proprio perché contrapposta a tanto non-sense, risulta più intensa.
Gintoki, apparentemente un nullafacente e menefreghista, ha sofferto in modo inimmaginabile nella sua vita. Dolore che lo ha portato a fare delle scelte e dei discorsi, che possiamo notare solo dopo aver conosciuto l’intera storia.
Non solo lui, però, nasconde dei lati molto più seri e complessi. Quasi tutti i personaggi hanno una backstory profonda, che li ha portati a fare determinate azioni. Questa è una di quelle opere in cui tutti hanno un ruolo fondamentale nell’intreccio narrativo principale. Ho seguito questo manga per la maggior parte della sua serializzazione e quanto i punti iniziano a connettersi è davvero soddisfacente. Non mancano i plot twist: personaggi apparentemente poco importanti, sono in realtà importantissimi per lo sviluppo della storia.
Gintama non è solo un manga comico, ma affronta temi molto più pesanti come la morte, la guerra, l’abbandono, senza dimenticare amicizia e amore. Un opera che rileggerei all’infinito e che dovrebbe essere riletta per comprenderne la complessità. Un manga unico e coinvolgente, che mi ha strappato tanti sorrisi e qualche lacrima, meritando il migliore di voti come pochi.