Ghost in the Shell 2 – Innocence è il seguito datato 2004 del primo lungometraggio risalente al 1995, questa volta diretto da Mamoru Oshii. La sceneggiatura è realizzata dallo stesso Oshii, sulla base di uno dei capitoli del manga originale di Masamune Shirow.
Prodotto da Production I.G, è riuscito ad entrare nella selezione ufficiale del Festival di Cannes del 2004.
In Italia il film è stato commercializzato al cinema da Eagle Pictures col titolo Ghost in the Shell – L’attacco dei cyborg, poi poi tornare a Innocence grazie a Dynit nel 2012. Il film è disponibile sul portale VVVVID.
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La trama di Ghost in the Shell 2 – Innocence
Siamo nel 2032, in un contesto simile a quanto visto nel primo film. La razza umana è sempre più contaminata dalla tecnologia, con androidi e cyborg che vivono e prosperano in mezzo a una quota in continuo calo di persone che scelgono di non avvalersi di aiuti tecnologici per il proprio corpo. L’elettronica permette di aumentare le performance fisiche e mentali, ma rende anche vulnerabili ad intrusioni indesiderate, come accade a qualunque computer.
In questo sequel ritroviamo la Sezione 9 di pubblica sicurezza, con la maggior parte dei membri che già conoscevamo, dal comandante Aramaki a Ishikawa e Batou, fino a Togusa. Il maggiore Motoko Kusanagi è ancora assente dopo gli avvenimenti del primo film, quindi il comando operativo, ed il punto di vista dello spettatore, è affidato a Batou.
Il caso che richiede la mobilitazione della Sezione 9 riguarda la Locus Solus, azienda dedicata alla produzione di cyborg, che ha un piccolo problema con i suoi prodotti. Alcuni robot dalle sembianze femminili, utilizzati per intrattenimento e piacere, hanno ucciso degli esseri umani.
Le indagini portano i protagonisti a scoprire torbidi traffici umani e una gestione della tecnologia non proprio trasparente. Ad avere le maggiori difficoltà in questo caso è proprio Batou, il cui corpo è quasi completamente artificiale, quindi più soggetto alla manipolazione.
Ad aiutarlo sarà proprio il maggiore Kusanagi, attraverso una sua incarnazione proveniente dall’immensità della rete.
Analisi
La saga di Ghost in the Shell, almeno nelle sue prime incarnazioni, ha basato la sua fortuna sulla fedeltà al modello cyberpunk del manga originale che fornisce spunti di trama particolarmente brillanti, integrati da tutte le potenzialità del mezzo audiovisivo, con una colonna sonora straordinaria realizzata da Kenji Kawaii e un impatto visivo ai massimi livelli per l’epoca, grazie a una Production I.G ai massimi livelli per l’epoca.
Il livello tecnico eccellente da fa cornice perfetta per le immancabili riflessioni generate dalla trama del film. Impossibile non perdersi nell’indagine di cosa sia considerabile umano, su quanto una macchina possa assorbire in modo fedele l’identità di una persona o se anche i robot possano provare emozioni genuine. Tutti temi che da soli valgono la visione dei due film, al di là di quello che effettivamente succede a schermo.
Nonostante questo, anche la trama risulta coinvolgente, con un taglio molto più noir rispetto al capitolo precedente. Percepiamo tutta la vulnerabilità di quello che a tutti gli effetti è un androide da combattimento con al suo interno soltanto il cervello a permettergli di essere considerato umano. Rimaniamo con la bocca aperta per il modo in cui il ghost di Motoko Kusanagi si rivela in scena, lasciandoci molti dubbi sul suo destino.
Da sottolineare come, per quanto sia ambientato tre anni dopo la conclusione del primo film, non possa essere del tutto considerato un sequel diretto, un po’ come tutte le opere originate dal manga di Shirow. Ogni frammento del mosaico ha elementi che lo caratterizzano in modo differente, ma soprattutto è il primo film a coprire così tanti temi da essere considerato un po’ al di fuori da ogni possibile timeline rispetto alle altre opere.
Pur rimanendo un gradino sotto il precedente, Ghost in the Shell 2 – Innocence conserva tutta la qualità che ci si aspetta da questo prodotto e, al netto di un aspetto grafico un po’ datato, il suo accento su temi filosofici più che sull’azione permette di mantenere il messaggio inalterato nel tempo. Anzi, dopo l’avvento dell’intelligenza artificiale nella nostra società in modo sempre più massiccio, il suo valore è sempre più attuale.