In edicola dal 31 ottobre, il Dylan Dog Color Fest n. 47 si intitola I vivi e gli altri e propone tre storie, rispettivamente di Enrico Manzo e Alessandro Giordano, Paola Barbato e Jacopo Camagni, Bruno Enna e Piero Dall’Agnol.
La copertina dello stesso Alessandro Giordano, è ispirata al dipinto “A la mie” del pittore francese Henri de Toulouse-Lautrec.
Presenza invisibile
Un Bloch invecchiato vive in una sorte di sospensione il lutto per la scomparsa di Dylan Dog. Rifiuta di andare con Jenkins a un funerale a Bristol, per cercare di trovare Dylan Dog. L’ispettore teme di aver perso, oltre all’amico, anche la possibilità di fare qualcosa si significativo nella vita: sembra dunque avere paura del vuoto e dell’oblio.
Nel cimitero vicino a casa, Bloch trova la tomba di Dylan Dog e incrocia Groucho: seppure invecchiato, il comico è ancora in forma e sciorina una buona selezione del repertorio. Per l’occasione, l’ispettore gli anticipa una battuta e addirittura ride alla sua classic gag “…ma non era questa”.
Scavando vicino alla tomba dell’amico, Groucho recupera una cassa con un fumetto, sostenendo che sia stato sepolto al posto dell’Old Boy: Bloch ribatte stizzito che “Lui non è quel fumetto”, con una battuta dall’eco metalinguistico, mentre Groucho sostiene che sia tutto ciò che rimane di lui.
Il custode del cimitero è Francesco, affiancato dall’aiutante Gnaghi: si lamenta per la buca scavata da Groucho e consiglia a Bloch di non rimanere nel cimitero quando si farà buio.
È chiaramente Francesco Dellamorte, protagonista di uno dei primi romanzi di Tiziano Sclavi – scritto nel 1983 ma pubblicato nel 1991, dopo cinque anni di vita editoriale di Dylan Dog – e considerato una sorta di prototipo dell’indagatore dell’incubo (benché viva a Buffalora, in Italia).
Il personaggio è coprotagonista dello Speciale n. 3 di Dylan Dog, Orrore nero, inoltre viene citato dall’indagatore dell’incubo nel numero 94 (in un cimitero esclama “Se mi vedesse il mio amico Dellamorte… penserebbe che voglio rubargli il mestiere!”) e nel numero 205, quando parlando del mestiere del becchino dice “È un lavoro come un altro, dopotutto… su un mio amico italiano hanno fatto anche un film!».
Anche la prima storia del volume contiene riferimenti pittorici, come annuncia dalla curatrice Barbara Baraldi nell’introduzione. Dei due quadri di Edvard Munch, risulta più evidente la citazione di La morte nella stanza malata.
Enrico Manzo e Alessandro Giordano firmano una storia poco comprensibile, un accumulo di sensazioni che non trova una compiutezza, andando oltre i confini del finale aperto: nella storia non manca solo Dylan Dog.
Detto questo, il racconto è apprezzabile graficamente e per l’atmosfera malinconica, gli omaggi pittorici (ai quadri di Munch e probabilmente ai palloncini di Banski) e i riferimenti alla storia e alle origini del personaggio: Bloch si relaziona con Jenkins, Groucho, poi con Francesco Dellamorte, inoltre la chitarra elettrica in casa dell’ispettore è probabilmente un ricordo del figlio Virgil.
Uno sguardo malvagio
Alla vigilia di Natale, un Dylan Dog giovanile e festaiolo invita Groucho ad assecondare lo spirito natalizio con decorazioni, musiche e atteggiamento consono al periodo. Il tempo di dirlo e inizia a nevicare in casa (con la porta chiusa e la pioggia all’esterno), inoltre Groucho sparisce.
Dylan Dog in breve scopre di aver dato inavvertitamente accesso al Krampus, spirito malvagio legato a San Nicola e intenzionato a perseguitare in particolare i cattivi, e di aver trasformato la propria casa in un labirinto multidimensionale. Il tutto sembra legato alla sfera di vetro che avrebbe voluto regalare a Groucho, relegato nella cesta del mostro, il quale è visibile solo tramite lo smartphone.
Rompendo gli oggetti dell’amico, Dylan Dog cerca di dare a Groucho la motivazione sufficiente per uscire dalla cesta, ma l’unico effetto è la visibilità del Krampus. L’Old Boy capisce che quella non è davvero la sua casa. Nel finale, una caotica contrattazione con il Krampus riporta la situazione alla “normalità”.
La storia di Paola Barbato è più lineare della precedente, nonostante qualche forzatura non del tutto convincente per arrivare alla conclusione. Interessanti i disegni di Camagni, benché i protagonisti sembrino un po’ troppo giovani e – in alcuni primi piani – quasi manga.
Tre fantasmi
Dylan Dog si trova in una sorta di sogno a Capri, dove viene accompagnato dai tre fantasmi che immaginava da bambino: lo psichiatra-filosofo, il corsaro ottomano e un imperatore romano. I tre lo invitano per la serata, ma l’Old Boy deve prima andare da Annalisa, ragazza di cui si dimentica il nome dopo pochi istanti.
Sott’acqua, Dylan Dog vede un edificio, incontra alcune sirene e si sente invitato da una voce a tornare. Riprende conoscenza a riva, dove si sente ancora chiamato: arriva infine nella casa dove lo aspetta Annalisa. Alla fine il suo spirito esce dal corpo, e si ritrova nel suo studio, dove la presenza di un “muoritore professionista” dà una spiegazione all’esperienza vissuta da Dylan Dog.
La storia scritta da Bruno Enna è in bilico tra l’atmosferica onirica e la confusione, i disegni di Piero Dall’Agnol un po’ approssimativi, decisamente non valorizzati dalla colorazione pastello (volutamente?) incerta. Le atmosfere, il tratto e la trama non lineare ricordano le storie del compianto Carlo Ambrosini, di cui uscirà a fine gennaio il numero 449 La misura del mondo.
In conclusione
Le tre storie, aldilà di qualche riferimento interessante e di qualche buona suggestione, lasciano talvolta un po’ perplessi dal punto di vista della trama e – in particolare l’ultima, come abbiamo visto – per la veste grafica. Rimane il beneficio del dubbio, trattandosi della testata sperimentale e di artisti affermati, altrimenti alcuni elementi, a cominciare da quello che nella terza storia sembra un pastello steso in modo incerto da un giovanissimo disegnatore e non da una delle colonne della testata principale, desterebbe più di qualche dubbio.
Gli autori del Dylan Dog Color Fest 47
Enrico Manzo ha vinto diversi premi internazionali, tra cui il Fringe Festival, il Premio Fersen nel 2021 per la ricerca e l’innovazione e il Best Fashion Film Italia, ancora nel 2021. È insegnante di storytelling e docente alla Scuola Italiana di Comics di Napoli.
Alessandro Giordano ha disegnato per l’indagatore dell’incubo la storia Musica per corpi freddi (Maxi Dylan Dog n. 34). Ha inoltre firmato Diabolik (Astorina) e, in ambito Bonelli Editore, Xamu, il n. 44 de Le Storie, nonché Quella notte di dicembre, n. 5 de Il Confine.
Molto attivo in casa Disney, Bruno Enna scrive spesso per Topolino, soprattutto parodie: in particolare, ha firmato la trilogia gotica composta da Dracula di Bram Topker, Lo strano caso del dottor Ratkyll e di mister Hyde e Duckenstein di Mary Shelduck, realizzata con il disegnatore Fabio Celoni. Sua anche la storia Una ballata del topo salato, omaggio a Corto Maltese realizzato insieme a Giorgio Cavazzano.
Enna ha scritto storie di Paperinik e Trip (PK), inoltre ha ideato Paperino Paperotto e il suo mondo, Quack Town, piccolo centro agricolo fuori Paperopoli dove Paperino ha vissuto da piccolo con Nonna Papera (senza Ciccio).
Per Dylan Dog, Enna ha scritto Anima d’acciaio, Il guardiano del faro, Vite in gioco, Nel segno del dolore, Sulla pelle e Dove i sogni vanno a morire, numeri 248, 251 e 254, 284, 326 e 428 della serie regolare, oltre ai numeri 7 e 9 del Maxi e agli Oldboy n. 7 e n. 20.
Piero Dall’Agnol per la serie principale dell’indagatore dell’incubo ha disegnato una ventina di numeri, alcuni nell’ambito dei “mitici” primi cento: 34, Il buio, 45, Goblin, 55, La mummia, 69, Caccia alle streghe, 82, Lontano dalla luce, 98, Lo sguardo di Satana, 122, Il confine, 186, L’uomo nero, 213, L’uccisore di streghe, 286, Programma di rieducazione, 326, Sulla pelle, 342, Il cuore degli uomini, 386, Hyppolita, 409, Ritorno al buio, 410, La notte eterna, 411, Il terzo giorno.
Sempre per Dylan Dog, Dall’Agnol ha firmato Falce di Luna, Per una rosa, Autoscatto, Voodoo (Gigante n. 3, 18, 19 e 20), Libri di sangue, Sotto la montagna, (Maxi Dylan Dog n. 32 e 35) Facce e maschere, Incubo di Natale (Dylan Dog Oldboy nn. 16 e 22), Dì Ciao (Dylan Dog Color Fest n. 32, come autore completo). Per Bonelli Editore ha disegnato anche Nick Rider e Julia, per Telemaco Comics ha firmato So long baby.
Con 45 storie scritte per la serie regolare, Paola Barbato è una delle tre penne più prolifiche dell’indagatore dell’incubo, preceduta solo da Sclavi e Ruju (e “tallonata” da Chiaverotti). Tra le più recenti, La variabile e Frammenti. A queste, si aggiungono oltre 20 sceneggiature per storie pubblicate sulle altre testate di Dylan Dog, tra cui l’Old Boy 14 e il Color Fest n. 38. Apprezzata romanziera, nel 2020 Paola Barbato ha pubblicato con Piemme il thriller L’ultimo ospite.
Jacopo Camagni ha disegnato per numerose serie Marvel: Skrulls vs. Power Pack, Dr Strange, Dr. Doom and the Sinister Six, Avengers, Spider-Man, Black Widow, The Wasp, Invisible Woman, Deadpool, Hawkeye and Deadpool, Longshot, Captain Marvel ed X-Men. Ha inoltre collaborato con Marco Bucci su Nomen Omen e Becky.