Il numero 440 di Dylan Dog si intitola E poi non rimase nessuno, traduzione del titolo con cui oggi è noto Dieci piccoli indiani: uscito nel 1939 in Inghilterra come Ten Little Niggers (primo verso della canzone di Septimus Winner al centro della trama), il capolavoro di Agatha Christie è stato pubblicato l’anno dopo negli Stati Uniti con il titolo And Then There Were None (ultimo verso del brano), per evitare di offendere i cittadini afroamericani.
Sceneggiatura di Luca Vanzella, disegni di Giorgio Pontrelli, per l’albo in vendita dal 29 aprile, distribuito con 4 magneti adesivi e – a scelta – la mini copertina del n. 1, L’alba dei morti viventi, o del n. 100, La storia di Dylan Dog. Copertina come sempre dei fratelli Cestaro. Con l’ulteriore aumento, spiegato con rammarico da Davide Bonelli in seconda di copertina, probabilmente giustificato davvero dall’aumento dei costi, arriviamo vicini ai 5 euro per l’albo mensile.
Dal 31 maggio è disponibile il n. 441, La congiura dei colpevoli, scritto da Luigi Mignacco e disegnato da Fernando Caretta: Dylan viene ricoverato all’ospedale nella località di Nowher. Le cose si complicano quando il suo compagno di degenza Harry Trouble, viene dichiarato morto per poi ricomparire in vita, pronto a tornare a casa. All’albo 441 è allegata la minicopertina del n. 119, L’occhio del gatto.
Torniamo a E poi non rimase nessuno: alcune persone sono invitate a cena nella lussuosa Sorrow Manor, una lussuosa villa appartenuta all’anziana Maribel, morta un mese prima: ad accoglierli trovano Dylan Dog. L’evento mondano è l’inizio di un thriller che farà emergere i drammatici segreti di famiglia: tutti gli invitati sono legati a un tragico incidente. Uno alla volta, gli ospiti vengono uccisi secondo uno schema letterario: tocca all’Old Boy trovare il colpevole.
Trama di Dylan Dog 440, E poi non rimase nessuno
Un gruppo eterogeneo, ma accomunato dal cinismo, viene invitato nella lussuosa Sorrow Manor. Sono parenti, amici, possibili eredi dell’anziana Maribel, defunta proprietaria della villa.
Archiebald e la nipote Daisy, accompagnata dal marito Colin, sono gli ultimi consanguinei rimasti. Ethel Beavers era amica di Maribel, Bert Aldrige e Frances Jensen erano il medico e l’infermiera della defunta.
Il maggiordomo Branson traghetta il gruppo al maniero, separato dalla terraferma. Giunti a destinazione, scoprono che l’Old Boy è l’esecutore testamentario di Maribel e condurrà l’evento mondano secondo le volontà della defunta: rimanere per tutta la cena sarà condizione per avere diritto all’eredità.
Dylan Dog vede il fantasma di Maribel: la donna gli ha chiesto di scoprire chi l’ha uccisa. A tavola, la conversazione avviata dall’Old Boy mira a far emergere informazioni sulle tensioni tra la gli invitati e la defunta. Emerge che Maribel ebbe una figlia quand’era molto giovane: Catherine venne data in adozione, si ripresentò alla madre da adulta, e morì due anni dopo in un incidente.
Un piccolo incidente causa il trasloco del gruppo in un’altra stanza: durante lo spostamento, sparisce il dottor Aldridge, che viene trovato molto nella biblioteca chiusa a chiave. A questo punto Dylan Dog rivela il vero motivo per cui è stato chiamato da Maribel.
Dopo aver rassicurato Frances, nei cui confronti sembra protettivo, l’Old Boy trova due passaggi segreti legati alla biblioteca e, di fronte agli ospiti che probabilmente la cercavano, prova ad aprire la cassaforte di Maribel, che contiene molti documenti. La defunta non vuole che vengano svelati i propri segreti e chiede a Branson di fermare Dylan Dog.
L’Old Boy, grazie ai documenti della cassaforte, colma le lacune sulle informazioni relative agli ospiti, e rivela pubblicamente i segreti di ognuno: Archiebald aveva chiesto invano a Maribel soldi per i propri vizi, Daisy era in crisi per le difficoltà di gestione della galleria, Colin non ha talento per la pittura ma per il furto e la truffa, nei quali ha coinvolto la moglie.
Il dottor Aldridge era negligente, Frances ha precedenti per furto. Eppure Maribel li teneva tutti vicino a sé, considerandoli la sua famiglia.
A questo punto Dylan Dog svela che i parenti, per liberarsi della donna, le presentarono Frances come figlia, ma l’inganno non ottenne l’effetto desiderato, e la avvelenarono un po’ alla volta. Aldridge si è ucciso per il rimorso. Gli ospiti provano ad assassinare Dylan Dog ma interviene la defunta, la quale ha dato incarico a Branson di aiutarla a eliminarli tutti.
Il maggiordomo uccide Archiebald, Maribel si occupa di Ethel. Dylan, in fuga con Frances, scopre chi è stato il principale colpevole, chi ha convinto gli altri a uccidere l’anziana, quindi torna indietro per provare a fermare la defunta dandole la risposta che cercava. Eppure Maribel vuole solo vendetta e non giustizia. Man mano che gli ospiti muoiono, continuano a litigare e odiare anche da ectoplasmi.
Sviluppo
Nel corso della storia scopriamo che il titolo dell’albo, E poi non rimase nessuno, non è solo un omaggio al titolo originale di Dieci piccoli indiani: l’assassino si ispira alla celeberrima opera di Agatha Christie che ha sovvertito le regole del genere letterario cosiddetto Whodunit, il giallo dove alla ricerca del colpevole è implicitamente invitato anche il lettore.
Non mancano gli elementi classici del genere, in parte elencati dallo stesso Dylan Dog: la villa isolata, l’eredità contesa, il delitto nella porta chiusa a chiave, passaggi segreti. Il tema dominante è costituito dalle relazioni morbose e complicate, che determinano un finale amaro.
La copertina dei fratelli Cestaro è abbastanza minimal: vediamo solo Dylan Dog, davanti a un cerchio bianco su sfondo nero (una sorta di occhio di bue che non illumina e non comprende il suo volto), con il braccio appoggiato a un grosso teschio. Si tratta di un omaggio degli albi bonelli del mese alla cover del primo numero di Tex gigante, uscito 75 anni fa.
Dunque, una cover indipendente dalla storia del mese, al servizio degli aspetti editoriali della Bonelli, fa spazio agli annunci dei gadget allegati (la minicopertina e mini adesivi), a loro volta strumentali a far digerire l’ulteriore aumento del prezzo di copertina di Dylan Dog.
Il bianco e nero e le ombre di Giorgio Pontrelli sono efficaci e si adattano bene alla storia, in alcuni casi sfruttando per i flashback uno sfondo dalla tonalità vicina al viola.
Non sempre convincenti le espressioni dei personaggi, o alcuni dettagli molto stilizzati, come le orecchie (per quanto possano far parte dello stile del singolo autore). Divertente invece il sorriso sornione di Dylan Dog nelle originali vesti di padrone di casa della villa: il protagonista lo mantiene, con un po’ di imbarazzo, anche quando chiama Maribel a manifestarsi agli ospiti ma non ottiene risposta.
Il disegnatore pugliese tratteggia un cast cinematografico degno dei recenti gialli di Rian Johnson, Knives Out e il sequel Glass Onion: Archiebald somiglia molto all’ispettore Poirot interpretato l’anno scorso da Kenneth Branagh in Assassinio sul Nilo.
L’aspetto di Colin potrebbe essere ispirato a Tony Dalton, Lalo Salamanca in Better Call Saul e più di recente Jack Duquesne, lo spadaccino della serie TV Hawkeye. Il dottor Aldrige, prima vittima della cena ha le fattezze di Telly Savalas, interprete del tenente Kojak.
Alcuni dei dettagli che vengono sottolineati, come il tatuaggio a forma di stella di Colin, danno l’impressione al lettore che debbano avere un’importanza particolare, ma poi non ritornano nella trama: sembrano trasgressioni della nota regola di Cechov (se in un romanzo compare una pistola, bisogna che spari), può darsi che siano stati falsi indizi disseminati volutamente.
Nella maggior parte dei casi i dettagli si rivelano poi significativi, come i tagli sul braccio di Daisy, anticipano elementi importanti, come il tentativo di suicidio della ragazza avvenuto in passato, o l’elegante orologio di Ethel, le cui raccolte fondi non avevano solo finalità caritatevoli ma anche personali.
L’ultimo terzo del racconto si caratterizza per un cambio di genere che comporta una variazione anche grafica: prende il sopravvento l’horror, con Maribel che si scatena per trovare vendetta, aiutata non solo da Brannon, ma dagli ospiti i quali, una volta uccisi, si rianimano e proseguono nei loro intenti vendicativi e violenti.
Gli autori
Luca Vanzella ha scritto storie di Pietro Battaglia (Cosmo), The Doomsday Machine (Leviathan Labs), Orfani e Odessa (Bonelli) e la graphic novel Un anno senza te (Bao Publishing). Per Dylan Dog ha firmato Dylan Dog 418 bis, Qwertyngton, e l’Oldboy n. 12, L’invasione degli ultraschermi.
In coppia con Luca Genovese, Luca Vanzella ha realizzato Aleagio (Renbooks), Dennis Beta (Editoriale Cosmo), Long Wei (Eura Editoriale), Luigi Tenco – una voce fuori campo (BeccoGiallo), Dylan Dog Color Fest n. 15.