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Lettura: Dylan Dog 433, Cavalcando il fulmine – La nostra recensione
 
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Dylan Dog 433, Cavalcando il fulmine – La nostra recensione

Massimo Sola 3 anni fa Commenta! 11
 

Cavalcando il fulmine è il n. 433 della serie regolare di Dylan Dog. Disponibile dal 30 settembre in edicola, fumetteria e online, l’albo è firmato dall'”atomico” Diego Cajelli (sceneggiatura) e dal “cupo” Corrado Roi (disegni).

Contenuti
È iniziata la restaurazione di Dylan DogTrama di Dylan Dog 433, Cavalcando il fulmineSviluppoGli autori

La musica con cui accompagnare la lettura di questa storia è Ride the Lightning dei Metallica (secondo album, più maturo e politico del primo, con cui la band si era distinta nel genere trash metal). Il disco ispira non solo il titolo del n. 433 dell’Old Boy ma la tematica della pena di morte, in particolare eseguita con la sedia elettrica.

Dylan dog

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È iniziata la restaurazione di Dylan Dog

Riguardo la nuova direzione generale del personaggio, di recente il curatore Roberto Recchioni ha spiegato che, dopo 10 anni di sperimentazioni e sconvolgimenti, Tiziano Sclavi ha scelto, in qualità di creatore del personaggio, di riportare Dylan Dog a una dimensione più tradizionale.

Il recente Speciale Dylan Dog, che dopo 6 numeri ha abbandonato la saga del Pianeta dei Morti, con il n. 36 ha rappresentato il primo passo della rivoluzione rispetto all’ultimo decennio, ma – alla luce di quanto appena detto – si potrebbe dire una restaurazione. Il progetto Hicks si collega sia all’universo “classico” dell’indagatore dell’incubo sia al Pianeta dei Morti, collocandosi temporalmente prima che i due universi divergessero (prima che Groucho diventasse il paziente zero, dando appunto inizio alla saga di Bilotta).

Per quanto riguarda le altre testate, la serie regolare ospiterà tra due mesi una trilogia ideata da Claudio Lanzoni, sceneggiata dal curatore (n. 435, disegni di Giorgio Pontrelli) e da Barbara Baraldi (436 e 437, tavole di Segio Gerasi). A questo trittico della serie mensile si collegherà il Color Fest, con testi di Dario Sicchio, disegni ancora di Pontrelli e colori di Sergio Algozzino.

Trama di Dylan Dog 433, Cavalcando il fulmine

Nel 1939, il nativo americano Mike Raindog viene giustiziato sulla sedia elettrica nel carcere americano di Sing Sing, con l’accusa di aver ucciso un poliziotto. L’uomo, giustiziato con la divisa del carcere, si ritrova misteriosamente nel presente, a Londra, vestito con abiti tradizionali del suo popolo.

L’avvenente attrice Miranda Potter si rivolge a Dylan Dog perché casa sua è infestata da fantasmi, che si manifestano attraverso le lampadine. La ragazza ha visto proiettato sul muro un nativo americano. Le indagini fanno emergere che di fianco a casa della giovane sta per aprire un museo del crimine che, tra i vari cimeli, espone proprio la sedia elettrica di Sing Sing.

Il proprietario del museo inizia a uccidere perché pensa di dover nutrire la sedia elettrica, di cui sente la voce. Dylan Dog riconosce il segno comparso vicino a una lampadina bruciata a casa di Miranda: è il simbolo del fulmine nelle culture dei nativi americani. A questo punto l’indagatore dell’incubo collega i vari elementi legati alla luce con la visione di Mike e l’Old Sparky, la sedia elettrica che sarà esposta nel vicino museo.

Approfondendo l’argomento, Dylan Dog scopre che la sedia elettrica fu utilizzata anche come strumento di propaganda tra il sostenitore della corrente continua, Edison, e di quella alternata, Westinghouse, e soprattutto che la sedia esposta nel museo è quella creata da Edison e utilizzata a Sing Sing per quasi un secolo, uccidendo 664 persone.

L’Old Boy legge inoltre che la prima vittima fu il nativo americano Mike Raindog, che – secondo i verbali – come ultime parole disse “Facciamo una pausa Steven!”: si tratta in realtà di una frase detta da un elettricista nel momento in cui Mike si è “risvegliato” a Londra nel presente, ed il nome che la visione del nativo dice quando appare a Miranda.

Nel frattempo, la stessa sedia ordina a Desmond di collegarla alla corrente, ma la potenza non è sufficiente per l’apparecchio. Intanto, il nativo americano Mike Raindog si chiede in che razza di mondo sia capitato e perché si ripeta in continuazione la stessa giornata. Ne sa qualcosa di più Dylan Dog: l’indagatore scopre che diversi elementi legati a Mike sono eventi che devono ancora succedere, come la frase “Facciamo una pausa Steven?” e il lavoro di Miranda, che deve camminare in bikini su un tapis roulant per una dimostrazione sull’elaborazione dell’immagine.

Proprio Steven, stanco per i propri guai personali, causa l’incidente all’impianto elettrico che consente all’essere della sedia elettrica di mietere nuove vittime: dopo l’enorme lampo, Dylan vede comparire Mike e un bufalo. L’Old Boy e Miranda – che stava appunto “sfilando” in costume sul tapis roulant, seguono i due fino al museo, dove trovano il corpo carbonizzato di Desmond, che viene posseduto dall’essere e cerca di fermarli.

Sconfitta la creatura, Dylan Dog e Miranda si ritrovano in un prato davanti a Mike, che spiega loro che cos’è successo: il potente legno utilizzato di solito per i bastoni della medicina e i totem, era stato usato per uno strumento di morte; un demone, svegliato dal fulmine, se n’era impossessato, impedendo alle persone giustiziate di raggiungere i propri antenati; Mike, nipote del grande sciamano Wakan Tanka, riviveva la stessa giornata per poter finalmente incontrare Dylan Dog, che avrebbe sconfitto la creatura

Sviluppo

Come detto, il numero 433 di Dylan Dog cita l’album Ride the lighting dei Metallica, che parla della pena di morte, in particolare per elettrocuzione: “cavalca il fulmine” è infatti il termine utilizzato in inglese per chi viene giustiziato con la sedia elettrica. Preso possesso del cadavere di Desmond, il demone cita sostanzialmente il ritornello della canzone Ride the lightning che dà il nome al disco.

(Cavalcando il fulmine, p . 79)

Un flash davanti agli occhi

Ora è tempo di morire

Sentirai le fiamme bruciarti il cervello

(Ride the lightning)

Flash before my eyes
Now it’s time to die
Burning in my brain
I can feel the flame

Alcuni elementi potrebbero ricordare Il miglio verde, romanzo di Stephen King portato sullo schermo dal regista Frank Darabont, con Tom Hanks e Michael Clarke Duncan, nei panni rispettivamente di una guardia carceraria e del condannato a morte. Anche nel romanzo e nel film abbiamo un condannato innocente, un nativo americano (Arlen Bitterbuck), e si parla dell’ultimo miglio (verde per il colore del pavimento del corridoio).

Tutti elementi che probabilmente derivano dall’accuratezza del racconto (terminologia e incidenza dei gruppi etnici fra i condannati). Inoltre nel fumetto, l’unica guardia di cui sappiamo il nome è Tom, come l’attore protagonista della pellicola.

La storia è intrigante, mescola sapientemente generi, tematiche, ambientazioni diverse, con sfasamenti temporali. Non mancano considerazioni sociali rilevanti, in particolare sulla pena di morte.

Il finale è un po’ sbrigativo, avrebbe forse meritato un maggiore sviluppo. Invitata da Dylan Dog a fuggire, Miranda prova a combattere i cliché: “Mi sono stufata di fare la bella in bikini da salvare”. Ma non appena prova ad attaccare il villain, viene messa fuori combattimento. Lo stesso demone viene sconfitto in modo rapido e oltretutto casuale. Dylan Dog si difende dai colpi del nemico con un barattolo di schiuma isolante, che viene trafitto: l’indagatore dell’incubo scopre senza grande merito un sistema per bloccare l’avversario, che non può più emettere fulmini.

Il disegno di Corrado Roi, affascinante come sempre, pur rimanendo caratteristico e inconfondibile, assume un maggiore realismo rispetto alle fisionomie cupe e distorte proposte spesso in passato.

Per gli amanti delle curiosità, viene ribadita l’attuale tariffa di Dylan Dog: 400 sterline al giorno più le spese. Nel mitico n. 1, L’alba dei morti viventi, la tariffa era 50 sterline al giorno più le spese (salite a 100 nel numero 145). Dunque dopo 36 anni (editoriali) il costo di un giorno di indagini è 8 volte più grande, mentre il prezzo di copertina di 6 volte e mezzo (da 1300 lire a 4,40).

Dylan dog

Gli autori

Diego Cajelli è alla quarta esperienza con Dylan Dog, dopo Cattiva sorte (Color Fest 5), Graphic Horror Novel: il sequel!, n. 376 della serie inedita e Doppio errore, Color fest n. 37. Ha una lunga esperienza in Bonelli, in particolare con Dampyr, Martin Mystère, Napoleone, più sporadicamente con Tex, Zagor, Le Storie, Legs Weaver. Ha scritto inoltre numerose storie di Diabolik e per Edizioni SF (Pulp Stories, Randal McFly, Alan Dean, Milano criminale, Luciana Cassini), King Comics, Edizioni BF, Edizioni IF, Indy Press, Cnr Edizioni.

Corrado Roi è una delle colonne di Dylan Dog, il suo è uno degli stili più personali e riconoscibili tra quelli più legati all’indagatore dell’incubo, di cui ha disegnato oltre 100 storie.

Si parte dalle primissime avventure, parte del mito dell’Old Boy: n. 4, Il Fantasma di Anna Never (riproposta nel recente “reboot”: n. 404, Anna per sempre), n. 10 Alfa e Omega, Il Club dell’Orrore (Speciale n. 1), n. 20, Dal profondo, n. 27, Ti ho visto morire, n. 33, Jekyll!, Gli Inquilini arcani: Il fantasma del terzo piano (Comic Art n. 63). Di recente, Roi ha disegnato Sally, n. 418, nell’ambito della trilogia dedicata alle storie di Vasco Rossi, nonché il numero 429, La bestia della brughiera.

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