Dungeon Food, in originale Doungeon Meshi, è un manga di genere fantasy e culinario scritto e disegnato da Ryoko Kui e serializzato sulla rivista Harta di Enterbrain, divisione di Kadokawa Future Publishing. La pubblicazione, che ha avuto inizio a partire dal 15 febbraio 2014 ed è attualmente in corso, conta per il momento 9 volumi e due capitoli ancora solo su rivista, per un totale di 64 capitoli. L’opera è stata nominata tre volte ai Manga Taisho awards nelle edizioni del 2016, del 2018 e del 2019
In Italia Dungeon Food è edito da Edizioni BD sotto l’etichetta J-Pop, di cui rappresenta una delle aggiunte al catalogo più promettenti e apprezzate degli ultimi anni. L’edizione italiana è stata pubblicata a partire dal 1° febbraio 2017 e comprende attualmente i primi 7 volumi.
Un trailer promozionale animato di Dungeon Food è stato realizzato lo scorso settembre da Studio Trigger per conto di Kadokawa allo scopo di pubblicizzare l’uscita dell’ottavo volume. Attualmente non è più disponibile sul canale YouTube dell’azienda, ma altri canali hanno ricaricato il video.
Essendo l’opera ancora in corso, la recensione copre soltanto i primi 4 volumi dell’opera, entro i quali si chiude il primo arco narrativo. La recensione è spoiler free, ma prima di leggerla potrebbero interessarti:
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La trama di Doungeon Food
Dungeon Food si apre con un gruppo di avventurieri intenti ad esplorare le profondità del Dungeon, un labirinto di rovine sotterranee di un’antica civiltà infestate dai mostri, mentre vengono attaccati e sopraffatti da un gigantesco drago rosso. Provati dalla lunga traversata e in preda ai morsi della fame per aver esaurito le provviste, non riescono a difendersi dalla creatura e il loro destino sembra segnato, ma il sacrificio di Farin, sorella del protagonista Laios, consente al resto del gruppo di teletrasportarsi fuori dal Dungeon appena in tempo per non essere mangiati.
Dopo che il resto del gruppo ha dato le dimissioni, i tre protagonisti rimanenti si ritrovano completamente allo sbaraglio: affamati, senza un soldo nè l’equipaggiamento, rimasto indietro nel Dungeon, e con solo un mese di tempo per salvare Farin prima che sia digerita. Fortunatamente, per poter sostenere la mole del loro corpo, i draghi sono costretti a svegliarsi solo una volta al mese per riempirsi lo stomaco di prede e poi digerirle piano piano, e con degli incantesimi è possibile resuscitare i cadaveri. Nonostante ciò, il gruppo deve sbrigarsi e tornare lì senza perdere altro tempo.
La situazione è drastica e a Laios viene in mente un solo modo per arrivare in tempo da Farin anche senza provviste: sopravvivere mangiando i mostri. L’dea non è affatto allettante per gli altri due protagonisti, Marcille e Chilchack, ma presto i tre avventurieri si imbatteranno in Senshi, uno strambo nano che vive nel Dungeon e trascorre la sua esistenza a sperimentare ricette sempre nuove usando come ingredienti i mostri che caccia, nel pieno rispetto dell’ecosistema del labirinto.
Determinati dunque a salvare Farin e ad assaggiare il drago rosso, i quattro intraprendono un lungo viaggio verso le profondità del Dungeon alla scoperta delle sue creature, dei suoi segreti e dei suoi sapori.
La scoperta di un mondo attraverso la cucina
Come in qualsiasi opera fantasy che si rispetti, in Dungeon Food non mancano il combattimento e l’avventura, tuttavia in questo caso la prospettiva che viene offerta è un po’ particolare. Tutto infatti ruota attorno alla cucina e qualsiasi elemento della trama o dell’ambientazione è usato come pretesto per cucinare e mangiare pietanze sempre più strane, ma inaspettatamente appetitose a dispetto della pericolosità delle materie prime.
Dopo un’introduzione apparentemente vaga e banale, che sembra proiettarci in un contesto narrativo quasi semplicistico, man mano che si procede nella lettura il manga e la sua ambientazione si ampliano e si complicano gradualmente, arricchendosi di fascino, dettagli ed elementi di fantasia interconnessi e presentati in maniera estremamente verosimile, che rendono quello del Dungeon un ecosistema complesso e vitale.
L’atmosfera che si respira in Dungeon Food è leggera e divertente, persino durante la morte dei personaggi (dato che possono essere resuscitati tramite incantesimo), ma se c’è una cosa che questo manga prende sul serio è proprio la sua parte culinaria.
Ciascuna delle ricette è presentata con cura e dovizia di particolari durante tutto il suo procedimento, dagli stratagemmi che i personaggi impiegano per procacciarsi gli ingredienti, alla preparazione, presentata step by step nello stile di un libro di ricette, con tanto di grafico dei valori nutrizionali a fianco ad ogni piatto, fino ad arrivare agli effetti che il cibo ha sul fisico e l’umore di chi lo mangia.
La cucina in Dungeon Food, però, non è mai solo cucina, ed è spesso un pretesto per stimolare la curiosità del lettore nei confronti del dettagliato universo narrativo. L’habitat naturale, l’alimentazione, il comportamento, le interazioni con prede e predatori di ciascun mostro, il funzionamento e le regole dietro ogni trappola o magia arricchiscono di scoperta e importanza narrativa ogni stufato di scorpione e funghi giganti, frittata di basilisco, tortino di verdure antropofaghe o grigliata di drago, dietro le quali si nasconde una storia sempre diversa e piena di approfondimenti di lore.
I personaggi
Ad accompagnarci nell’esplorazione del Dungeon vi è un ampio e variegato cast di personaggi, ciascuno con un suo obiettivo, storia, motivazioni e una diversa opinione sul Dungeon, che per alcuni è un semplice carnaio di mostri da uccidere alla ricerca di tesori, mentre per altri un affascinante mondo da studiare e comprendere.
Noi lo scopriremo poco a poco attraverso gli occhi di Laios, un cavaliere all’apparenza maturo e pragmatico, ma in realtà pieno di curiosità morbosa verso qualsiasi cosa sia (o non sia) vagamente commestibile, Marcille un’elfa maga un po’ imbranata ma con una vasta conoscenza accademica, sempre terrorizzata all’idea di mangiare i mostri, Chilchack, un halffoot scassinatore molto riservato e geloso del suo lavoro, a volte acido, ma con un lato dolce, e Senshi, un nano testardo e dall’espressione trasognata che sembra pensare solo alla cucina e a tutto ciò che le ruota attorno.
Ciascuno dei personaggi ha un carattere e un design semplici ma coinvolgenti, senza troppa profondità, ma che riescono ad essere originali senza attingere a stereotipi, e a reagire alle situazioni in maniera distinta a seconda della loro personalità. Il character development è poco incisivo, ma tutti i personaggi hanno la loro occasione di brillare.
Con l’avanzare della storia, i tre protagonisti impareranno da Senshi a guardare il Dungeon senza pregiudizi, ma anche quest’ultimo, pur essendo il più esperto e testardo del gruppo, riuscirà a imparare una cosa o due dagli altri.
Giudizio conclusivo
Sono moltissime le opere fantasy in cui si fanno riferimenti alla cucina, anche solo come intermezzo, e altrettante sono le opere a tema culinario ricche di dettagli e di realismo. Quasi nessuna opera, però, riesce a concentrarsi sulla cucina conservando la complessità dell’ambientazione fantasy nello stesso modo di Dungeon Food, motivo per cui è senza dubbio un’opera singolare anche solo nella sua premessa.
Volendo essere più esaustivi, però, si potrebbe dire che Dungeon Food è l’opera perfetta per il lettore curioso, quello a cui piace immergersi e sviscerare il mondo d’ambientazione della sua storia come se ne facesse parte. Per questo tipo di lettori, il manga riesce sempre a stimolare la curiosità su ogni piccolo dettaglio e a continuare per saperne di più, cosa che, tuttavia, spesso metterà un po’ in ombra le vicende dei personaggi.
Non solo i piatti sono preparati in maniera talmente realistica che potrebbero esistere davvero, tanto far venire ogni volta l’acquolina in bocca, ma le trovate dell’autrice per rendere le creature più assurde commestibili e collegare ogni situazione in qualche modo alla cucina sono a dir poco brillanti e spesso sufficienti a incuriosire sul sapore che potrebbe avere uno spettro o un’armatura ambulante, oppure su come sarebbe friggere usando la fiamma di una trappola incendiaria.
Se a tutto ciò uniamo un’ambientazione ricca e complessa, dei personaggi simpatici, delle scene d’azione e dei combattimenti coinvolgenti e ben strutturati e uno spiccato umorismo macabro, Dungeon Food non ha nulla di invidiare a qualsiasi fantasy classico e sa intrattenere egregiamente il lettore.
Lo stile dei disegni è generalmente semplice ed espressivo, con un tratto molto dolce nell’aspetto dei personaggi e un’impronta invece realistica e dettagliata nei mostri e nelle pietanze, cosa che le rende ancora più appetitose. Le ambientazioni tuttavia non sono curatissime e spesso molto approssimative o assenti in qualche vignetta, mentre la struttura delle vignette è fluida, seppur non particolarmente dinamica. Nulla che comprometta la godibilità dell’opera in ogni caso.
Dungeon Food è in definitiva un’opera mirata a intrattenere e incuriosire e che, seppur non esita a includere, per completezza, tematiche sensibili nel worldbuilding, non ha grande profondità nè alcun messaggio o insegnamento che mira a trasmettere al lettore, almeno non dichiaratamente.