Dieci anni fa usciva Don Camillo a fumetti vol. 1, sottotitolato Il capobanda piovuto dal cielo, il primo volume della lunga serie di trasposizioni fumettistiche operata da ReNoir Comics delle rustiche avventure dei due nemici-amici padani più amati del mondo. Si tratta degli intramontabili Don Camillo e Giuseppe ‘Peppone’ Bottazzi, i quali, nati dalla penna dello scrittore emiliano Giovannino Guareschi, ancora oggi non sono mai scomparsi dalla memoria collettiva, e continuano a far ridere l’Italia e il mondo (secondo il saggista Guido Conti, Guareschi sarebbe il più tradotto tra gli scrittori italiani dell’ultimo secolo).
Questa serie fumettistica è giunta questo mese al ventesimo volume, che celebra inoltre il decennale della serie e va a completare il quinto cofanetto, raccogliente questo e i tre volumi che lo precedono ed acquistabile vuoto o pieno sempre sul sito ufficiale di ReNoir Comics.
Il volume, come gli altri, è brossurato e si compone di centododici pagine rigorosamente in bianco e nero. Contiene quattro racconti di cui due autoconclusivi e dedicati a vicende che non coinvolgono i due abituali protagonisti delle opere di Guareschi e che al contempo si rivelano i più interessanti e più fini a livello di sceneggiatura e dialoghi.
Ma andiamo a vedere, storia dopo storia, ciò che ci riserva questa ventesima uscita!
Don Camillo a fumetti vol. 20, La banda
A dispetto del sottotitolo, che fa riferimento al terzo dei racconti proposti, il volume si apre con Il bullo, adattamento dell’omonimo racconto guareschiano pubblicato per la prima volta nel 1952 su Candido, la rivista settimanale umoristica che per prima accolse le vicende dell’esuberante parroco e il manesco politicante comunista. In questa prima avventura, i due si trovano ancora una volta a dover rappresentare le proprie rispettive fazioni ideologiche misurandosi in una tanto sconclusionata quanto arbitraria prova di forza.
Un guanto di sfida che viene lanciato da un personaggio che fa la propria comparsa a inizio racconto, il Mericano, ispirato non tanto nell’essenza quanto nell’estetica ad Alberto Sordi, che interpretò un ruolo simile nel film Un americano a Roma (1954). Costui è un energumeno dalla sorprendente prestanza fisica e dalle non troppo evidenziate idee democristiane che, dopo aver sollevato una sedia addentandola, infastidito dalla asimmetria di un monumento (probabilmente in quanto ignorante riguardo il canone chiastico fissato dallo scultore greco Policleto nel V secolo a.C.) decide di raddrizzarlo spostandolo, sfidando poi il sindaco Peppone a rimetterlo com’era.
Il seguente intervento di Don Camillo onde sedare la disputa farà ribollire ancor di più il sangue del sindaco rosso. Tutto ciò farà passare ai tre litiganti una notte in bianco e in fiamme.
Il secondo racconto adatta Ritorna il 1922, comparso nel medesimo anno sul medesimo settimanale, porta invece su di sé l’ombra del ventennio fascista attraverso la rievocazione di uno strumento di tortura legalizzato molto popolare tra le ‘squadracce’ del tempo: l’olio di ricino, che se somministrato anche in non eccessive quantità possiede un potente effetto lassativo sul corpo umano. Quest’ombra viene riproiettata dal personaggio di Dario Camoni, un individuo che proprio nell’anno menzionato nel titolo costrinse sia Peppone che Don Camillo a purgarsi.
Costui, costretto a darsi alla macchia in seguito alla caduta del regime, fa ritorno al paese dei due nemici-amici, che non possono fare a meno di ambire alla vendetta.
La banda, il racconto che dà il nome all’intero volume, si sposta, come anticipato, su altri personaggi, e racconta una delle primizie culturali dell’Emilia-Romagna tutta, il ballo liscio. Narra la storia di Falchetto, un giovane direttore d’orchestra allo sbaraglio che decide di rifondare un organico sciolto dal 1939 il cui benefattore è il marchese, un nobile decaduto con la passione per il clarinetto, che chiama affettuosamente clarino, come l’antico strumento barocco. I due arriveranno spesso ad alzare i toni in uno scontro generazionale tipico di ogni epoca.
L’ultimo racconto, Mai tardi, è semiautobiografico e dipinge un altro scontro generazionale, quello tra un padre, Giacomo Dacò, un piccolo possidente legato alla terra e al suo status proletario in maniera a dir poco morbosa, e il suo ultimogenito, Carlo detto ‘Carlino‘, che fin da giovanissimo da prova di essere portato per lo studio, incontrando l’ostilità del genitori e, di converso, gli sproni della mamma. Il giovanotto, serio ed intraprendente, cresce e si realizza, ma ogni suo atto viene sempre spregiato e sminuito dal padre.
Queste vicende ripercorrono, in maniera chiaramente romanzata ed enfatica, il rapporto non tanto conflittuale ma poco ricco di calore tra Giovannino Guareschi e suo padre, Primo Augusto Guareschi.
Tra veterani e forze fresche, l’ispirazione non manca
Mentre la sceneggiatura dei racconti è totalmente a cura di Davide Barzi, il ventesimo volume di Don Camillo a fumetti vede, sul versante grafico, la partecipazione sia di nomi non nuovi ai lettori della serie che di nuove leve, cominciando da Enza Fontana, artista che ha già un ricco portfolio, avviato a inizio 2006 sul numero 32 di John Doe, italianissima serie creata da Roberto Recchioni e Lorenzo Bartoli edita da Eura Editoriale, e che si è occupata interamente del racconto Il bullo.
A disegnare Ritorna il 1922 è invece Italo Mattone, anche lui attivo da circa un quindicennio e collaboratore fisso della serie fin dal diciassettesimo volume.
Arrivando agli ultimi due racconti, i quali, come specificato sopra, risultano i più sperimentali ed ispirati del volume, se ne sono occupati rispettivamente Tommaso Arzeno e Marco ‘Will’ Villa, insieme nel disegnare La banda, e Riccardo Randazzo per Mai tardi. Tutti e tre sono matite nuove per la collana e danno un’eccellente prova di sé, in particolar modo i primi due per quanto riguarda la dicotomia tra l’azione principale e le sequenze oniriche in La banda e l’ultimo per la dettagliata espressività dei personaggi in Mai tardi. L’affiatamento che si percepisce tra Arzeno e Will è certamente dovuto alla comune formazione bonelliana dei due.
Randazzo è invece conosciuto principalmente per il suo lavoro su Baionetta, serie edita a partire dal 2018 da Edizioni Inkiostro.
Gran finale: l’omaggio al Maestro
Questa recensione non si può concludere senza menzionare le vignette di chiusura del volume, dedicate a Giuseppe Verdi, il leggendario ‘Cigno di Busseto‘ di cui Guareschi fu vicino postumo (Verdi morì infatti nel 1901, sette anni prima della nascita del papà di Don Camillo e Peppone). Questi omaggi grafici al Maestro emiliano sono realizzati da diverse matite familiari a ReNoir Comics al fine di promuovere l’iniziativa di restauro tanto della chiesa di Roncole Verdi dove egli fu battezzato, San Michele Arcangelo, quanto dell’antico organo a canne sul quale il giovanissimo Verdi suonò le sue prime note.