Dal 1979 ad oggi Alien non ha smesso un attimo di terrorizzare. Il suo sequel, Aliens, neppure. La forma di vita venuta dallo spazio in grado di parassitare gli umani è diventata un’icona dell’horror così come della fantascienza. Siamo lontani dai mostri giganteschi ma pur sempre terrestri come Godzilla.
Il film tiene incollati allo schermo e ha richiesto un lavoro immane da parte di cast e troupe. In una guida rilasciata per il quarantesimo compleanno di questa leggenda targata Century Fox si può scoprire il suo sequel. Foto del set, riunioni di gruppo…ma anche leggere le dichiarazioni di attori e tecnici.
Per scongiurare la reazione del pubblico verso quello che poteva essere l’inizio di una saga senza fine, il titolo non fu Alien II. Un passato ancora aleggiante quello del capolavoro di Scott e O’Bannon ma non predominante…
Dietro le quinte di Aliens, una battagla durata 5 anni
Fotografie delle scene principali e bozze degli interni della Nostromo accolgono gli appassionati nelle prime pagine. Dieci capitoli e un epilogo per condensare la storia che racchiude la vicenda dello scontro uomo-alieno sviluppata da Cameron.
Il primo capitolo s’intitola Fanteria di Fondazione e narra il percorso compiuto dal regista per riprendere il film di Ridley Scott. Il successo ottenuto grazie al lavoro su The Terminator gli aprì la strada. Tutte le tappe tra il 1971 e il 1983 sono raccontate dalle sue considerazioni e da quelle dei suoi collaboratori.
I sequel erano guardati con sospetto e la 20th Century Fox non aveva entusiasmo per il progetto. Cambiò idea nel 1983 quando si iniziò a stendere il canovaccio della trama. Ripley come centro della vicenda, i bambini come nuovi scopritori delle uova aliene. Per evitare di impressionare il pubblico, si pensa di evitare svisceramenti infantili…
La fantascienza di Aliens rispetto alla prima pellicola è messa in secondo piano rispetto all’aspetto militare. Un vero scenario di guerra, a viso aperto. Ma se Ripley deve tornare, c’è un problema con l’attrice, Sigourney Weaver. Piuttosto è disposta a lasciar morire la sua eroina, polverizzata dopo l’ibernazione.
Ma ci daranno ancora tante variazioni, elaborazioni del personaggio. Donna, madre e militare contemporaneamente. E anche i veri alieni, le gigantesche termiti regina, verranno modificate nelle loro entrate in scena e atteggiamenti. Come sappiamo però Cameron ha trionfato.
Da onirico a tangibile
Da dietro le quinte pare che una delle critiche mosse a Cameron fossero relative alla sequenza iniziale. Troppo simile ad un sogno, sospeso nel tempo con Ripley ancora ibernata prima della liberazione. Ma Alien e Aliens lasciano poco spazio alla poesia: soprattutto nel sequel, è una lotta all’ultimo sangue.
Ma del resto un’illusione rende bene lo stato d’animo della protagonista. Quando torna sulla Terra la figlia ormai è anziana, ha superato di molto l’età della madre e a stento la ricorda. La convalescenza della donna prima di riunirsi con i suoi simili è anch’essa fredda, distaccata.
L’atteggiamento di Ripley verso i colleghi inoltre la mantiene per tutto il film quasi un’estranea. Ha visto e vissuto come nessuno prima di lei e c’è un gap nella comunicazione. Come se stesse ancora sognando…ma la realtà, la cruda realtà, torna ancora sotto forma di alieno.
Le immagini dal set
Immagini un po’ sfocate dell’epoca, viste come in un museo sotto un velo di polvere. E sono tante, distribuite tra un matton…ehm, resoconto e l’altro. Prima su tutte quella del mostro per eccellenza, la regina aliena.
Un concept elaborato per settimane, bozzetti su bozzetti. Ancora prima di terminare la bozza della sceneggiatura completa Cameron era fin troppo preso da quel disegno. Pensava anche di girare scene in cui comparivano alieni in massa, ma poi capitolò. Troppi soldi e troppe forme già viste.
Sulle creature extraterrestri in Aliens dominano le armi, di tutte le forme e dimensioni. L’ispirazione al copro dei Marines è evidente in tutte le scene di combattimento della seconda parte del film. Tanto che l’attrice di Ripley confessò di essersi sentita un marine a sua volta imbracciando alcune armi. Eppure doveva mantenere l’umanità femminile del personaggio, in qualche modo.
Altre immagini riportate ricordano con nostalgia il mondo precedente al Green Screen. Ricostruire i set in scala naturale, o i modellini per le scene a distanza. Tempo e costi in più, ma la possibilità di visitarli dal vivo.