Sono passati più di due anni dal debutto italiano di Death or Glory, breve serie a fumetti targata Image Comics come al solito portata nel Bel Paese da Bao Publishing. Noi di iCrewPlay, come al solito, non mancammo di dire la nostra con una corposa recensione.
L’avventura on the road scritta da Rick Remender, californano il cui curriculum da solo occuperebbe tutta la recensione, e disegnata dal fumettista francese Bengal, per il quale vale lo stesso discorso, giunge al termine con questo secondo volume che ti presentiamo oggi, già disponibile dal 26 agosto scorso. Esso raccoglie gli ultimi cinque spillati originali, che insieme ai sei del primo volume completano l’opera.
Si tratta, nella fattispecie, di una conclusione di quelle per cui di solito si impiega l’espressione gergale ‘col botto‘. Un ‘botto‘ piuttosto anticipato, forse addirittura frettoloso per certi versi. Ma prima di ragionare troppo in fretta su alcune scelte di sceneggiatura opinabili e perfettibili, andiamo ad esplorare il contenuto del volume più nel dettaglio!
La strada percorsa finora
Alla fine del volume scorso di Death or Glory, avevamo lasciato la protagonista mentre si dirigeva in Messico con tutta la sua ‘famiglia‘ con l’intento di effettuare in loco il delicato trapianto di fegato indispensabile per salvare la vita del padre Red.
Mentre il poco tempo del sempre più debole uomo di strada dallo spirito libero continua ad accorciarsi, quella che era già di per sé una lunga e pericolosa traversata si trasforma in un caotico inseguimento capitanato dal micidiale Mr. Rimes, al quale, come si è visto nel volume scorso, basta uno spruzzo di azoto liquido per compiere una strage.
A complicare le cose c’è anche la delicatezza del carico trasportato da ambo le parti: da un lato abbiamo l’organizzazione criminale con cui Glory e i suoi si è venuta a scontrare con i tanto preziosi organi interni, da un altro il fegato da donare a Red.
L’avido Toby, nel frattempo, è tenuto in ostaggio dagli scagnozzi di Rimes, il quale, poco prima dell’inizio dell’inseguimento vero e proprio, riceve un’importante chiamata che ci fa conoscere il vero burattinaio dietro al traffico di esseri umani, il quale nutre un interesse particolare per uno dei fuggitivi.
Death or Glory, ‘o Glory o morte’
Se le scene d’azione nel primo volume erano frequenti, in questo l’azione spadroneggia, con un’ottima resa dinamica da parte delle matite e dei colori di Bengal. L’ambientazione desertica delle scene lascia la possibilità, ben sfruttata, di mantenere un’armonia di colori caldi che ben si accorda con la crudezza dei momenti topici della storia.
La freddezza del mortale getto ghiacciato dell’azoto liquido di Mr. Rimes contrasta efficacemente con i toni dominante, rendendo quest’elemento in grado di infondere inquietudine in chi legge, associando al bianco azzurrognolo del ghiaccio un sentore di morte.
Nonostante la predominanza dell’azione, non mancano, e sono ben congegnati a livello di sceneggiatura, i momenti puramente introspettivi e riflessivi, già comparsi in quantità nel primo volume. La filosofia che li anima è lontana dall’essere spicciola e riesce a fornire ottimi spunti per spendere qualche minuto in ponderazioni su quanto le contemporanee società di stampo capitalistico occidentale siano in effetti basati su compromessi volti a creare un assistenzialismo che di fatto viene spesso meno e parimenti depriva le persone di un bene fondamentale: la privacy, illudendole con una ‘falsa libertà‘.
Ma qualche albo in più?
Viviamo in un epoca in cui l’intrattenimento è diventato un’industria a tutti gli effetti, per cui spesso è normale, per chi produce un’opera seriale (sia essa fumettistica, televisiva o anche videoludica) compiere quella manovra artistica e commerciale che viene detta informalmente ‘allungare il brodo‘, ovvero trovare qualunque modo, anche il più spiacevole, per far durare quanto più a lungo possibile l’opera.
Una scelta del genere ha chiaramente i suoi pro e contro. Per fare un esempio abbastanza scontato, si potrebbero caratterizzare di più alcuni personaggi, ma andando a discapito dell’intreccio principale.
Ebbene, in Death or Glory, tutto ciò non avviene, anzi, semmai avviene il contrario: Death or Glory è un’opera che va dritta al punto, lasciando alla caratterizzazione dei personaggi il giusto tempo. Peccato che, in alcuni frangenti, la narrazione risulti un po’ frettolosa. Ciò ha portato a trascurare o a ridurre all’osso proprio la stessa caratterizzazione di alcuni personaggi di rilievo, primo fra tutti colui che sta dietro Mr. Rimes nel traffico di esseri umani, il quale rimane piuttosto anonimo per tutta la trama, se non per qualche ‘dettaglio scabroso‘.
Tali lacune (che lacune sono fino a un certo punto) avrebbero potuto essere colmate dalla semplice aggiunta di qualche volume spillato, o addirittura di poche vignette, ma, si sa: l’editoria è come il cuore di una donna secondo Rose Dawson in Titanic (1997): “Un profondo oceano di segreti“.