Leggendo il sottotitolo di questa recensione di Dante 2.0 – Ritorno all’inferno, sequel naturale di quel Dante – La Divina Commedia classica e a fumetti del quale ti abbiamo proposto a propria volta la recensione poco meno di una settimana fa, ti sarà certamente venuto in mente, se come me hai una certa età, il brano Nubi Di Ieri Sul Nostro Domani Odierno (Abitudinario), degli Elio e le Storie Tese.
Ebbene, per quanto questa canzone non ricordi per nulla l’opera dantesca, è proprio il caso di dire che il suo titolo si accorda con la crasi temporale che il maestro Marcello Toninelli, che in questo volume presenta, lo ricordiamo, una sceneggiatura totalmente originale, fa vivere al Sommo Poeta, il quale adesso si ritrova a visitare l’aldilà del futuro. Un futuro che, come del resto non dovrebbe stupire, corrisponde al nostro presente (o meglio, un presente di vent’anni fa, in quanto la storia è dichiaratamente ambientata nell’anno 2000).
Ancora una volta, guida di Dante in questo nuovo viaggio ultraterreno sarà Virgilio, che questa volta lo raggiunge con un mezzo d’eccezione.
Non c’è più l’aldilà di una volta in Dante 2.0 – Ritorno all’inferno
Prima di addentrarci di più nei nuovi connotati dell’oltretomba cristiano, andiamo a descrivere come e perché ha luogo il nuovo viaggio!
Dante, con tra le mani un costoso rotolo di pergamena, è pronto a dare inizio al proprio poema a fumetti (se hai letto il precedente volume sai che la vignetta finale propone un retcon sconvolgente della storia della letteratura italiana), quando, come un fulmine a ciel sereno (anche nelle parole del nuovo poema toninellesco: “Qual folgore che scende all’improvviso“), si ripresenta Virgilio a bordo di, manco a dirlo, una DeLorean identica a quella del secondo film della saga di Ritorno al futuro, la quale non ha certamente bisogno della nostra presentazione.
Il poeta mantovano, senza troppi preamboli, comunica a Dante che è necessario per lui intraprendere nuovamente il viaggio da poco concluso, ma stavolta dovrà confrontarsi con l’aldilà del nuovo millennio, completamente stravolto e arricchito di nuovi e bizzarri abitanti.
Alla domanda del fiorentino sul perché di tale ulteriore traversata, Virgilio replica con la solita soluzione ad ogni quesito: “Vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole“, cosicché Dante, persuaso anche dal sopraggiungere delle ancora non sazie tre fiere del poema originale, ottempera giocoforza all’ingiunzione del suo ‘Duca’, che lo fa salire a bordo del futuristico mezzo, portando entrambi “indietro nel futuro” di “settecento anni esatti“.
Appena giunti in loco, Dante si avvede che l’Inferno del futuro è totalmente diverso rispetto al luogo di sofferenza e disperazione che ha lasciato. Virgilio gli spiega che in realtà l’oltretomba è cambiato nella sua totalità, con il Purgatorio chiuso per inattività a causa di una nuova legge divina decisa con il televoto che prevede il solo aut-aut tra salvezza e dannazione, senza possibilità di un periodo di penitenza post-mortem.
L’Inferno, per parte sua, è diventato una sorta di alienante città moderna, con edifici e punti di interesse vari a sostituire i nove cerchi originali. Ad essere puniti sono ora coloro che hanno commesso ‘peccati moderni‘, come la violenza domestica, la pedofilia, la tossicodipendenza, il terrorismo ambientale e, andando più avanti, la speculazione economica e l’oppressione.
I dannati sono tutti personaggi storici esistiti nel corso dei sette secoli che dividono Dante dall’inizio del terzo millennio. Per citarne alcuni, abbiamo Cristoforo Colombo, reo di aver scoperto l’America causando indirettamente la nascita del capitalismo, per arrivare poi ai capi dei più terribili regimi totalitari degli ultimi due secoli, da Napoleone a Stalin, passando per Benito Mussolini, Augusto Pinochet e persino l’imperatore Shōwa del Giappone.
Il tutto è raccontato con il solito umorismo leggero ma colto al tempo stesso del volume precedente, che rende Dante 2.0 – Ritorno all’inferno un’ottima lettura di piacere per giovani e meno giovani.
Sulla struttura dell’opera
Dante 2.0 – Ritorno all’inferno è nel complesso un’opera più condensata rispetto al predecessore. La lunghezza è infatti pari a circa un terzo di esso ed è limitata alla descrizione del solo nuovo Inferno, senza illustrare le caratteristiche della controparte paradisiaca.
I canti passano da trentaquattro a venti e sono organizzate nel modo seguente: ogni canto è suddiviso in una prima parte scritta in terzine dantesche seguita da una seconda puramente fumettistica che riproduce quanto descritto in versi. Ciascuno di essi grossomodo eguaglia gli altri in termini di lunghezza, evitando quello sbilanciamento registrato nel volume precedente, con i canti infernali che duravano molte più vignette rispetto alle controparti del Purgatorio e del Paradiso.
Nella migliore tradizione dei libri di testo italiani sulle opere dantesche, la parte poetica dei canti è corredata di numerose ma mai fastidiose note a pie’ di pagina curate dal professor Toni De Nellis, che vengono in aiuto a chi non è troppo edotto sull’italiano stilnovistico.