Dopo oltre vent’anni di pubblicazioni mensili, chiunque, sia tra nuove leve che tra lettori e lettrici di vecchia data, non disdegnerebbe mai una raccolta riepilogante alcune vecchie vicissitudini riguardanti Harlan Draka, il dampyr più famoso degli universi fumettistici di casa Bonelli.
Proprio questo è il caso di Dampyr, I classici del terrore, un volume contenente cinque storie proposte originariamente tra il 2000 e il 2003 (ricordiamo che il debutto della serie mensile dedicata al cacciatore di Maestri della notte ibrido umano-vampiro avvenne nell’aprile del 2000 con l’albo intitolato Il figlio del diavolo).
I cinque racconti a fumetti, del tutto autoconclusivi (ergo leggibili anche da chi non abbia mai aperto un numero del mensile di Dampyr, sebbene, come consuetudine della serie, i riferimenti ad altre storie non manchino), hanno come comune filo conduttore la sceneggiatura alternata di Mauro Boselli e Maurizio Colombo, creatori del protagonista. Ad accomunarle ci sono anche le ambientazioni squisitamente europee e tendenzialmente gotiche, eccezion fatta forse per la seconda storia (vedremo in seguito perché).
Le matite sono invece affidate a disegnatori diversi storia dopo storia, dando modo a chi si avvicina per la prima volta a Dampyr di ammirarne le vicende secondo prospettive artistiche diversificate.
Dampyr, I classici del terrore. Storie ‘classiche’ ma mai banali
Ad aprire Dampyr, I classici del terrore è Dalle tenebre, corrispondente al numero 8 della serie mensile, con Nicola Genzianella alle matite, il quale un decennio prima aveva già lavorato con Sergio Bonelli Editore all’originariamente spin-off di Martin Mystère chiamato Zona X, pubblicato fino al 1999.
In questa storia, Harlan Draka è alle prese con la ricerca di un misterioso grimorio cui forze demoniache danno la caccia, lasciandosi dietro una scia di morte che coinvolge quattro università tedesche tanto famose quanto antiche, tra cui anche quella di Friburgo, nella quale il nostro eroe tiene le sue lezioni di folclore. Ad aiutarlo si presenta la giovane Sophie Mutter, la quale sembra essere più di una semplice studentessa.
Il secondo racconto è L’isola della strega, dal numero 13 della serie mensile, illustrato da Stefano Andreucci, che oltre a Dampyr si è occupato per Sergio Bonelli Editore anche dei western Zagor e Tex.
Dopo un antefatto introduttivo ambientato nella Norimberga del secondo dopoguerra, il setting si sposta verso un’anonima isola greca teatro di antichi rituali inumani. Proprio lì deve recarsi Harlan insieme all’anziana medium tedesca Ann Jurging onde far luce sul mistero della strega regina Helena Morkov, la quale, dotata di una longevità senza pari, aveva ivi fondato un ordine religioso esclusivamente femminile che avrebbe dato origine al mito delle baccanti.
Il racconto mediano ha il proprio setting in Norvegia, e si chiama Il conte Magnus (dal numero 17), disegnato da Marco Torricelli, autore estremamente versatile che vanta collaborazioni piuttosto variegate, fino ad arrivare addirittura a Marvel, disegnando per essa il One Shot Thor: Whosoever Wields This Hammer (2011).
Dichiaratamente ispirato all’omonima ghost story del 1904 nata dalla penna di Montague Rhodes James, questa storia vede Harlan investigare sui misteri di una stavkirke (una chiesetta edificata interamente in legno) eretta sulle vestigia di un antico sito religioso dedicato alle divinità norrene, le cui stranezze sono legate a doppio filo con una pensione situata nella vicina città di Ålesund, la quale ha il vanto di essere l’unica costruzione risparmiata dall’incendio che distrusse la città nel 1904 (evento realmente accaduto).
Ad affiancare il dampyr nelle indagini c’è una restauratrice anglo-norvegese, recente scopritrice di un macabro affresco che giocherà un ruolo chiave nel racconto.
Segue I cacciatori di fantasmi (numero 35), con Mario “Majo” Rossi alle matite, anch’egli coinvolto in Zona X e tra i creatori di Hammer, serie fantascientifica di Star Comics che per un periodo fu la principale concorrente della bonelliana Nathan Never.
Questa storia, avente probabilmente la più classica tra le trame proposte nella raccolta, è ambientata in una villa di campagna inglese sospetta di fenomeni paranormali, oggetto dell’interesse accademico di una cricca di studiosi del paranormale, i ‘Ghost Hunters‘, che finisce per subire le conseguenze della propria temeraria curiosità. Solo l’intervento provvidenziale di Harlan contribuisce a sbloccare la situazione.
Casa di bambole (numero 41) conclude la raccolta, con le matite che tornano in mano al già menzionato Nicola Genzianella.
Si ritorna in Germania, precisamente nella città di Arnstadt, nel centralissimo Land della Turingia. All’inizio del ventesimo secolo, un evento inquietante legato ad una casa di bambole sconcertantemente realistica ha coinvolto la piccola Frida. Un secolo dopo, una nuovamente in scena Sophie Mutter si confronta con l’attuale proprietario dell’oggetto riguardo l’aura di mistero che lo circonda. Ricordandosi della sua vecchia conoscenza, la ragazza contatta Harlan, che accorre sul posto per un ben immaginabile duplice motivo.
Le qualità di un intero universo narrativo condensate in un albo
Sarebbe superfluo soffermarsi sullo stile che permea le vignette che compongono le cinque storie della raccolta considerando sia l’eterogeneità degli artisti sia il largo attenersi di esso ai tratti cui le opere bonelliane ci hanno abituato.
Ciò che è opportuno sottolineare è la larga ispirazione che Dampyr trae da classici della narrativa horror e fantasy multimediale, non solo per quel che riguarda queste cinque storie ma in generale per l’intero suo decorso editoriale dal 2000 fino ad oggi.
Principale fonte d’ispirazione è, come al solito, Howard Philips Lovecraft, il quale ha davanti a sé una torma di allievi e allieve in pressoché ogni medium narrativo esistente. Il caso di Dampyr è più particolare dal momento che nel suo universo narrativo sono inclusi i Grandi Antichi lovecraftianamente intesi, senza se e senza ma.
Degna di nota è anche la quanto più realistica possibile riproduzione di luoghi esistenti, tanto è vero che, come accennato, l’unica ambientazione in toto fittizia presente in queste cinque storie è l’isola greca su cui si sviluppa L’isola della strega. Questo è un elemento che al pari dell’universo ben delineato e dettagliato contraddistingue Dampyr rispetto ad altre serie storiche di Sergio Bonelli Editore (vedasi Zagor a cominciare dallo stesso nome nativo del protagonista: Za-gor-te-nay, di etimologia completamente fittizia ricondotta ad un inesistente idioma algonchino).
Queste precisazioni sono volte a sottolineare il merito di questa raccolta di rappresentare al meglio l’essenza e le particolarità dell’universo di Dampyr riuscendo al contempo ad intrattenere nuovamente chi rilegge (o rileggerà) queste storie a vent’anni di distanza.
Se questa raccolta non ti basta, puoi dare un’occhiata alla nostra recensione di un’altra iniziativa editoriale simile: Dampyr, Vathek! Se invece vuoi accaparrarti questo volume puoi trovarlo su Amazon al seguente link.