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Interviste

La nostra chiaccherata con Barbara Canepa durante il Palermo Comicon

Emanuele Ribaudo 3 anni fa Commenta! 9
 

Nella suggestiva cornice dei Cantieri Culturali alla Zisa, durante il Palermo Comicon, abbiamo incontrato Barbara Canepa, una delle più importanti artiste italiane che tutti ricordiamo sulle tavole di PK, Monster Allergy, W.I.T.C.H. (di cui è anche co-creatrice) e altri titoli come Sky Doll ed E.N.D.

Nata a Genova, ma ormai francese di adozione, dopo una laurea in architettura ed un avvio di carriera nel mondo della grafica pubblicitaria, già nel 1996 inizia a collaborare con Walt Disney, perfezionando il suo tratto all’Accademia Disney, fondata e diretta dal maestro Giovan Battista Carpi .

Dopo avere lavorato alle copertine di numerose testate Disney, avvia l’inossidabile sodalizio con Alessandro Barbucci, che dura tutt’ora.

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Il duo, dopo un avvio sulle pagine di PK – Paperinik New Adventure, insieme ad Elisabetta Gnone crea quello che sarà uno dei loro successi più importanti, ovvero W.I.T.C.H., serie che durerà per ben 11 anni e 139 numeri, diventando una delle più amate e tradotte in giro per il mondo.

Amatissima è l’altra creazione di quegli anni del tandem Canepa – Barbucci, ovvero la saga fantascientifica Sky Doll, pubblicata in più di 28 paesi tra cui Stati Uniti e Giappone.

Nel 2000 inoltre, la coppia da vita ad un’altra serie apprezzata, Monster Allergy che racconta le avventure di Zik, Elena Patata e di una ciurma di simpatici mostri capeggiati dall’irresistibile Bombo.

Il tutto ci restituisce il quadro di un’artista vulcanica e inarrestabile, che ha dato vita ad una chiacchierata a metà tra un’intervista e uno scambio di idee tra appassionati, in esclusiva per i lettori di iCrewPlay.

L’intervista a Barbara Canepa

Ciao Barbara, permettimi di darti del tu e di darti il benvenuto a Palermo. La prima domanda che mi viene in mente è: come hai deciso di passare dall’architettura al mondo del fumetto?

Barbara Canepa: la differenza non è poi cosi tanta, considerato che nel fumetto puoi creare un intero mondo, anche dal punto di vista architettonico.

Mi viene in mente ad esempio Toppi, che ha plasmato interi paesaggi con le sue verticalità o ancora Moebius

B.C.: tutti e due sono impressionanti, due grandi maestri e due persone che ho ammirato tantissimo. Quando è morto Moebius mi è dispiaciuto moltissimo perchè è stato uno dei miei autori preferiti nonchè un’artista che si metteva sempre in discussione.

Ci sono autori che rimangono sempre uguali, alcuni per necessità come Schultz che entrando nel meccanismo delle strip ci è rimasto per tutta la vita.

Per lui in effetti era il modo migliore per esprimersi

B.C.: è vero, ma ci sono anche autori che avrebbero potuto fare tutta la vita la stessa cosa facendola bene, proprio come Moebius. Lui invece ad un certo punto è diventato due personaggi distinti e separati: uno che lavorava a Blueberry [pubblicato come Jean Giraud ndr] e uno, Moebius appunto, che faceva fantascienza.

Uno era un accademico del fumetto, guardando i suoi disegni si può dire solo “mamma mia”, mentre l’altro era il Bjork del fumetto, giocava con il medium.

Tra l’altro una persona che ho avuto il piacere di incontrare più volte e che è sempre stato molto modesto e che studiava nuove soluzioni quasi quotidianamente. Chissà dove sarebbe arrivato con un po’ più dui tempo a disposizione.

Non riposava sugli allori

B.C.: assolutamente, la cosa bella erano questi universi che aveva in testa e creava di continuo. Amava molto studiare i giovani, perchè prendeva molti spunti dai ragazzi, aveva tanti scambi con le nuove generazioni.

Anche Toppi era modesto e gentile.

E’ una cosa bella, quando il talento o la fama non influisce sul carattere delle persone

B.C: si, purtroppo non sono tutti cosi [ride ndr]. Alcuni restano vittime di certi personaggi, senza nemmeno accorgersene.

Si creano un personaggio e rimangono imprigionati in una sorta di gabbia, talvolta creata anche dal pubblico. L’artista talvolta dovrebbe evitare di farsi chiamare “maestro”; attenzione per certe personalità si, ma senza esagerare.

A me non piacerebbe, del resto il maestro dovrebbe insegnare qualcosa no?!

Un altro personaggio molto modesto è Tanino Liberatore, che incontro spesso perchè vive anche lui in Francia.

Purtroppo la fuga di talenti avviene anche nel fumetto, del resto in Francia c’è maggior considerazione per la nona arte e spesso gli artisti italiani pubblicano prima oltralpe che da noi

B.C.: purtroppo c’è poco da fare, è una questione culturale e generazionale. Tante generazioni, prima di noi, hanno letto fumetti. I nostri nonni magari non lo facevano, o hanno abbandonato crescendo, i loro no. E’ così.

Del resto se non erro anche Sky Doll è uscito prima in Francia

B.C.: in realtà no. Il primo editore ad acquistarlo è stato in effetti francese [Editions Soleil, ndr], ma Pavesio lo ha voluto in contemporanea. Per cui Mourad [il fondatore di Soleil, ndr] voleva uscire per Angoulême, ma siccome Lucca era qualche mese prima, Pavesio fece un’edizione speciale tutta bianca a tiratura limitata, per la fiera.

Per cui la prima edizione di Sky Doll in effetti è italiana, ed è uscita per Lucca Comics 2000.

In effetti è una storia che quasi nessuno conosce

B.C: si, è vero. Peraltro senza pubblicità e da quasi sconosciuti siamo riusciti a vendere tutta la prima tiratura di 1000 copie in pochissimo tempo. In una fiera che era molto diversa da quella attuale.

Successivamente Pavesio si accodò all’edizione francese riproponendola anche da noi; ma paradossalmente abbiamo venduto più in Italia che in Francia, inizialmente.

Incredibile, con le premesse precedenti e un editore, Pavesio, che non era grandissimo

B.C.: si, in effetti quando abbiamo visto i dati di vendita ci siamo rimasti male, perchè venendo da Disney e dal successo di W.I.T.C.H. immaginavamo che potesse vendere tantissimo.

Ma, per l’epoca era anche abbastanza normale, non era facilissimo vendere migliaia di copie come oggi.

Tuttavia c’era il “trucco”: vedendo che avevamo venduto 5000 copie, in Soleil si sono interrogati per capire dove fosse il problema e il problema c’era.

Per fare un’edizione piacevole all’occhio, avevano realizzato un’edizione con sovraccoperta che però era sigillata, per cui il lettore non poteva sfogliare il volume e non capiva di cosa parlasse. Vedeva solo un profilo arancione.

L’edizione successiva, alla prima ha venduto 35.000 copie di colpo. Che è stato un successo anche dell’editore, che ha insistito.

Purtroppo in Italia non sempre l’editoria accetta questi compromessi

B.C.: vero, ci sono però alcune realtà interessanti, anche se piccole che come unico problema hanno la poca disponibilità di mezzi.

Per le pubblicazioni future mi piacerebbe ripartire da piccole realtà editoriali, a cui dare una mano. Come è stato con Pavesio. La piccola realtà economica mi piace, anche perchè mette anche più cura nei propri prodotti.

E’ un bel pensiero, anche se talvolta le piccole realtà sono meno propense ad accettare critiche, anche costruttive

B.C.: è questione di fare esperienze ed evitare gli squali, che purtroppo esistono anche in questo mondo.

Personalmente mi piacciono quelle realtà, come ReBelle, che producono anche accettando qualche rischio.

ReBelle, è un editore di sole donne, potrebbe essere un editore con cui mi piacerebbe fare qualcosa, ma vedremo.

In conclusione, per il prossimo futuro cosa dobbiamo aspettarci da Barbara Canepa?

B.C.: da qui ai prossimi anni concluderò alcuni progetti in sospeso ed uscirà più di un volume l’anno.

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