Eccoci di nuovo, dopo ben nove mesi di attesa, a parlare del terzo volume di Ascender, uscito ad inizio luglio sia in copia fisica che digitale, che raccoglie le vicende presentate negli albi spillati originali dal numero 11 al numero 14. Ciò rende questo volume leggermente più corto rispetto ai precedenti due, che di numeri ne contenevano cinque cadauno.
Il motivo di tale scelta editoriale da parte di BAO Publishing è presto intuibile data sia la distanza in termini di pubblicazione tra il numero 14 (ottobre 2020) e il numero 15 (maggio 2021) sia il finale del capitolo conclusivo di questa tranche, che ovviamente non ti riveliamo in questa sede onde non rovinare la tua futura lettura.
A chiusura del volume sono presenti nove pagine extra contenenti la sceneggiatura, opportunamente tradotta in lingua italiana, dei primi due numeri contenuti in questo volume così come Jeff Lemire l’ha presentata a Dustin Nguyen.
Ascender, la storia finora
Su Mata, la Madre, leader dei Gnishiani luddisti dediti al repressione del progresso tecnologico, viene soggiogata dalla volontà di quella stessa sorella che ha ucciso tempo prima, divenendo una pedina nelle sue eteree mani. Tutto ciò a causa della distruzione dei semi della magia, che ha permesso all’ancora anonima sorella di assorbire in sé stessa le essenze di tutta la Congrega di precedenti Madri.
Su Sampson, la rediviva Effie, riacquistato brevemente il controllo su di sé, prega Andy di liberarla da quell’infausta condizione vampirica dandole la morte. Il marito, per quanto contrario a tale richiesta, decide di rispettare la volontà del suo amore appena ritrovato.
Lontano da lì, nel frattempo, il quartetto composto da Mila, Telsa, la sua compagna Helda e il cagnetto robotico Bandit raggiunge la nave nascosta che lo porterà via dal pianeta, ma viene ostacolato dall’attacco di un mastodontico fantasma. In loro soccorso arrivano due nostre vecchie conoscenze, tra le quali “un vero killer“.
Il mago digitale
Questo volume 3 di Ascender si apre con il racconto del mago Mizerd su come abbiano fatto lui e il nerboruto robot Trivella a sfuggire all’apocalisse scatenata dai Descender dieci anni prima e del ruolo che ha giocato la magia in tutto ciò, aprendo un nuovo riflettore sulla piccola Mila.
Mentre il nostro gruppo di fuggitivi prosegue il loro viaggio con i Gnishiani alle calcagna, Andy, distrutto dal dolore, si prepara a seppellire la sua amata Effie, ripercorrendo i momenti belli e brutti trascorsi insieme. Proprio in quel frangente si verifica un evento inaspettato che lo porta ad unire il proprio cammino con quello del combattente Kanto, che abbiamo già incontrato brevemente nel volume 2 di Ascender.
La ormai ex-Madre e la sua spettrale sorella dai capelli rosso fuoco proseguono il loro viaggio su Mata. Proprio lì apprendiamo che i semi distrutti, visti nello scorso volume, non erano l’unica fonte della magia: ne esiste infatti un’altra, e non è esattamente un ‘qualcosa’, bensì un ‘qualcuno’.
Va bene il fantasy, ma le vecchie abitudini restano
Che Ascender sarebbe stata un’opera che avrebbe teso sempre più verso il fantasy conservando le proprie caratteristiche fantascientifiche solo per quanto concerne l’ambientazione era un fatto già risaputo, essendo queste le a più riprese dichiarate intenzioni dello sceneggiatore Jeff Lemire.
Questo terzo volume sa ancora essere un punto d’incontro tra due generi, complice il viaggio spaziale in corso per Mila e compagni e la presenza nel gruppo del robot Trivella, uno dei personaggi più comici e allo stesso tempo controversi del precedente Descender che si configura come un gradito ritorno per i lettori storici di quello che ormai è un complesso universo narrativo nato dalla penna di Lemire e dalle matite di Dustin Nguyen, il cui tratto continua ad essere leggero e ricco di sfumature.
Sull’altro versante, le streghe continuano a farsi alfiere principali dei toni fantasy dell’opera, alle quali si affianca, come un fulmine a ciel sereno, il personaggio di Kanto, il cui design e le cui movenze tradiscono l’ispirazione all’archetipo del guerriero errante orientale, sia esso il wuxia cinese o il rōnin nipponico. L’uso di armi bianche da parte di questa micidiale new entry dell’epopea di Ascender non fa che ricalcare la sua caratterizzazione come elemento fantasy.
La narrazione si fa sempre più cadenzata e diretta, senza nulla togliere ad un sempre ben coltivato e stabile spessore psicologico dei protagonisti, con una particolare attenzione a Mila, della quale ci è dato conoscere i pensieri, manifestati in forma di frammenti di pagine di quello che potrebbe essere un diario scritto da una bambina della sua età. Persino il lettering di tali didascalie è orchestrato in modo da ricordare la grafia ancora incerta di un infante.
Gli incontri che chiudono questa parte di storia ribadiscono lo status di Jeff Lemire come un validissimo narratore, forte della sua quasi ventennale carriera durante la quale ha collaborato virtualmente con ogni importante editore fumettistico nordamericano.