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Lettura: Ascender – la recensione del volume 1
 
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Recensioni

Ascender – la recensione del volume 1

Nausicaa Tecchio 5 anni fa Commenta! 8
 

Dalla penna di Jeff Lemire arriva Ascender, disegnato da Dustin Nguyen. Il giovane scrittore canadese ha pubblicato la nuova serie fantascientifica tramite la casa editrice Image Comics dal 24 aprile 2019. Ora è disponibile il primo volume del nuovo arco narrativo: La Galassia Infestata.

Contenuti
L’autoreAscender: uno sguardo generaleStile graficoConsiderazioni tecniche

L’autore

Jeff Lemire è nato nel 1976 nella Contea di Essex, Canada. Ha debuttato come autore nel 2005 con il fumetto Lost Dogs. Il suo primo successo riconosciuto è la graphic novel Essex Country, dove rende omaggio ai luoghi in cui è cresciuto. Nel 2009 firma un contratto con la DC Comics lavorando ai testi per Justice League United e alcuni numeri dei Teen Titans.

Nel 2016 dà vita a Black Hammer con la Dark Horse Comics, tutt’ora in corso, con i disegni di Dean Ormston. La saga da vita al Black Hammer Universe, da cui deriveranno numerose storie minori.

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La distopia e il futuro incerto della tecnologia compaiono anche in Descender, pubblicato con la Image Comics dal 2015 al 2018. L’edizione italiana è stata invece a cura della BAO Publishing che ha raccolto la serie in sei volumi.

Ascender: uno sguardo generale

Ascender - la recensione del volume 1

La vicenda continua: dieci anni dopo gli eventi di Descender la società di UGC sembra solo un ricordo. La federazione planetaria dall’avanzatissima tecnologia appare solo un ricordo già dalle prime pagine del volume. Ma andiamo con ordine.

Il primo personaggio che appare, celandosi il volto, è la Madre. Questo nome perseguiterà il lettore per tutto il primo volume, ripetuto come una cantilena dalle guardie della donna e dai vamp, una sorta di corpo di polizia che cattura e punisce chiunque usi strumenti tecnologici. Una di società Orwelliana dove l’autorità ti ama, e ti controlla perché tu sia al sicuro. In ogni cosa che fai, in ogni movimento.

La società della Madre è retrograda, non esistono più sistemi computerizzati o androidi. Solo la Magia è consentita, e questa donna misteriosa di potere ne ha da vendere. Non è neppure sola al comando, ma consulta periodicamente gli spiriti delle Madri che l’hanno preceduta e che continuano a guidarla. Tuttavia non è immortale, ma piena di paura e sospetto. Una sorta di presagio grava su di lei: il segugio dalla lingua al contrario.

La scena dell’evocazione degli spiriti ha un’aura di misticismo che bene si inserisce nell’atmosfera che da fantascientifica è diventata medievale: streghe e incantesimi, caccia agli strumenti proibiti e riferimenti ad una misteriosa religione, quella dei salvati. Un salto indietro di millenni prende forma in Ascender.

A questa atmosfera cupa si alterna con cambi di scena la realtà di Andy e Mila, che già ci erano stati presentati nella  serie precedente. In questo primo volume Mila ha circa dieci anni, è una ragazzina intraprendente e vivace. Il padre ha deciso di vivere con lei ai margini della società, senza mai mostrarsi devoto alla Madre.

Mila in parte lo comprende, in parte ne soffre, perché si sente esclusa da ciò che possono avere i suoi coetanei. Su Sampson, senza essere dei salvati, si hanno poche possibilità a livello sociale e quasi nessun diritto.

La loro vita monotona subisce una scossa quando Andy ritrova il suo cane, o meglio il suo pet-bot: Bandit. Purtroppo il robot rappresenta esattamente il tipo di tecnologia dichiarato illegale. L’uomo e sua figlia dovranno presto cercare una via di fuga dal pianeta per evitare un triste destino. Da alcuni indizi pare che il piccolo pet-bot rappresenti molto di più: il suo latrato FRA FRA…uno specchio a lato della pagina è sufficiente a comprendere.

Le due storie infine si uniscono quando un telepate mostra alla Madre le immagini della famiglia in fuga verso i moli di Sampson. Proprio quando grazie al coraggio di Mila e alle armi di Bandit il pericolo sembra passato, dobbiamo dire addio a qualcuno che conosciamo molto bene. Finale caotico per un primo volume, ma lancia un messaggio lampante. Non siamo più in Descender. Ascender è una nuova storia, dove entra in gioco un’altra generazione. Mila è rimasta sola e dovrà trovare un modo per cavarsela.

Ascender - la recensione del volume 1

Stile grafico

Lo stile di disegno rimane fedele all’opera precedente, cui peraltro non mancano i riferimenti nei flashback di Andy. Il tratto non è pesante ma molto leggero lasciando sfumati i contorni, con i colori ad acquerello mai troppo sgargianti ma sempre leggeri.

La sfumature rendono bene lo stato d’animo dei personaggi: il rosso violaceo del rancore della Madre, il bianco per la sua indifferenza verso il corpo senza vita del ribelle. I colori pastello per Mila mentre contempla il paesaggio, che rimandano all’innocenza infantile che non ha ancora perso del tutto. La tinta spesso non è data in modo uniforme, ma anche questo si adatta alla tensione che domina i personaggi.

Considerazioni tecniche

La storia parte su due binari apparentemente paralleli ma che in realtà rivelano presto di avere delle connessioni. La prima scena della Madre è evidentemente un prologo , dato che il titolo ci appare solo alla dodicesima pagina.

Questa scelta rende più leggero  l’inizio in medias res che segue, e fornisce un ingresso di tutto rispetto al nuovo antagonista.

Ascender si sviluppa fra Sampson, Knossos, Mata e Gnish. Nonostante queste transizioni l’attenzione è focalizzata più sui personaggi che sugli ambienti, in modo da rendere più evidente il passaggio fra le ricerche della Madre e la fuga di Mila e Andy.

Solo alla fine, quando le linee narrative si collegano e si trovano a sovrapporsi, la separazione sulla carta salta del tutto. Alla fine di questo primo volume ritroviamo nella stessa pagina protagonisti ed antagonista per la prima volta. Un climax che va a crescere e che giunge all’apice in quel momento, molto ben riuscito. L’apertura della saga di Ascender è  ben inquadrata in poco più di un centinaio di pagine.

Le interazioni fra personaggi e ambiente sono però così esigue che ricordare dove si svolgono gli eventi non è sempre immediato, soprattutto perché lo scenario cambia di frequente. I colpi di scena sono sempre legati ad un contatto diretto fra le figure mentre ciò che li circonda rimane indifferente e distante.

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