“Adrian” fra le ironie e gli haters. Storia di una trasmissione presa di mira ancor prima della sua messa in onda
C’è ancora qualcuno che non sia a conoscenza del fatto che, in queste settimane, stia andando in onda Adrian, la serie animata diretta da Adriano Celentano? Nah, lo sanno tutti!
Perché lo sanno tutti?
Come potrebbero non saperlo se, già prima che uscisse la prima puntata, i social network erano pieni di battute e meme riguardanti proprio “Adrian”? Parallelamente alle notizie riguardanti le prime indiscrezioni sulla produzione, infatti, andava in onda uno spot televisivo che annunciava la serie con un volume un po’ troppo alto, tale da far saltare dalla sedia i telespettatori (abbiamo ironizzato anche noi, a riguardo, qui). La cosa è stata notata da talmente tanta gente che il tam tam e le battute ci hanno messo poco più di un nanosecondo per intasare Facebook. Naturalmente, la maggior parte delle battute trasmetteva una sorta di risentimento verso lo spot, causa di “scompensi cardiaci”. L’effetto che ne è scaturito è che, comunque, tutti parlassero del fenomeno “Adrian”.
“Nel bene o nel male, l’importante è che se ne parli”
La curiosità intorno ad “Adrian” inteso come produzione artistica, però, è stata vittima del processo inverso. La voglia di andare contro alla serie, aprioristicamente, ha posseduto i più, prima ancora che un minuto ne fosse trasmesso.
Il grande giorno, la messa in onda della prima puntata
Stando alle statistiche, gli indici d’ascolto danno la prima puntata di “Adrian” intorno al 20% con un calo progressivo durante l’avanzamento della trasmissione. Praticamente, l’esordio non è un vero e proprio boom. Il calo si protrae nella seconda puntata che parte dal 13,3% per calare, anch’essa, nella parte finale, intorno al 10%.
Questi dati forniscono una certezza. Se tutti quelli che hanno ironizzato o partecipato con like e reactions al sarcasmo generale avessero visto la prima puntata, lo share sarebbe stato, senz’altro, molto più alto. La deduzione logica che deriva da questo assunto di base è che, evidentemente, molti hanno “odiato” senza sapere e, appena sia stato possibile sapere (vedendo la puntata) si è preferito il “non sapere” per passare, probabilmente, ad “odiare” qualcos’altro.
Inoltre, i dati possono anche dar spazio ad elucubrazioni opinabili che proveremo, comunque, ad argomentare. Il calo progressivo potrebbe essere dovuto, sicuramente, ad un cluster di telespettatori genuinamente delusi dalla trasmissione. Per contro, si potrebbe anche immaginare che in molti, sull’onda dei meme e delle condivisioni, pensando di trovare ottimo materiale per cazzeggiare sui social il dì seguente, abbiano iniziato a vedere le puntate, abbandonandole man mano che si rendevano conto che, in fondo, non vi è nulla da prendere in giro. L’approccio faceto alla visione, frustrato da questa cruda realtà, potrebbe aver generato l’abbandono, piuttosto che una presa di coscienza. Si potranno fare delle critiche, si potrà parlare di gusti personali ma per dire che “Adrian” non sia una produzione meritevole si presuppone uno sguardo più critico e che non si limiti alla sola copertina o al volume dello spot che l’ha annunciato. Tanto per cominciare, sarebbe opportuno valutarla nella sua interezza. Giudicarla dopo sole due puntate sarebbe solo una versione un po’ meno estrema del “libro giudicato dalla copertina”.
Ok, ma le prime due puntate come sono?
Le prime due puntate permettono, quantomeno, di poter valutare il comparto tecnico e artistico di disegni, animazioni, montaggio e musiche nonché, in forma parziale, della sceneggiatura. I disegni sono di Milo Manara e, naturalmente, contengono tutto l’appeal (anche “sex”) che hanno sempre trasmesso. Le animazioni, invece, si avvicendano tra alti e bassi. Scene estremamente curate dal punto di vista dinamico sono montate adiacenti a scene che, a volte, contengono animazioni lente o macchinose, probabile conseguenza di un team di animatori forse troppo numeroso per garantire continuità nella qualità. Il montaggio, eseguito dallo stesso Celentano, presenta caratteristiche e tecniche un po’ datate. Dissolvenze e sovrapposizioni di scene creano, in certi casi, soluzioni di dubbio gusto toccando il fondo quando alcune scritte, solitamente durante una canzone, riportano, in sovrimpressione, dei concetti o delle porzioni di testo con criteri estetici insensati (scelta del font, ombreggiatura orribile dello stesso, movimento delle scritte sullo schermo). Per quanto riguarda le musiche, le composizioni originali di Nicola Piovani (non proprio il primo venuto) si alternano alle canzoni del molleggiato che deviano piacevolmente il genere verso il musical.
La sceneggiatura, guidata dai temi storicamente cari a Celentano (violenza sulle donne, consumismo, urbanizzazione selvaggia, discriminazioni, etc.), non sembra presentare, al momento, particolari lacune. Semmai è il contrario. Le basi gettate da queste prime due puntate sono solide e l’interesse a proseguire la visione è sicuramente generato in chi si sia approcciato ad essa privo di pregiudizi ed in modo costruttivo.
Un ultima nota doverosa è quella che riguarda il doppiaggio e che vede nientepopodimeno che la voce del protagonista particolarmente inadatta alle scene recitate (quelle cantate non si discutono). Il confronto con i doppiatori professionisti non lascia in piedi un Celentano forse non più avvezzo all’istrionismo. Ad onor del vero, c’è da dire che, essendo il protagonista un alter ego dello stesso Celentano, farlo doppiare da qualcun’altro avrebbe generato, sicuramente, una serie di altre problematiche come la mancanza di continuità nell’alternanza tra scene recitate e scene cantate.
E le grandi testate che ne pensano?
Sino ad ora, abbiamo trattato le critiche mosse dai telespettatori o da semplici iscritti ai social. Ma la critica, nelle grandi testate giornalistiche, cosa ne pensa? In realtà, i toni ed il registro cambiano veramente poco ed i giornali titolano sensazionalisticamente, strizzando l’occhio al diffuso dissenso di massa.
“«Adrian», l’imbarazzante cartone animato di Adriano Celentano fa 6 milioni di spettatori” – Il sole 24 ore
“Bufera contro “Adrian”. Celentano da supereroe a querelato” – Il Tempo
“Adrian, la serie: il crollo degli ascolti e le “scuse” di Celentano a Canale5” – Moviplayer.it
Se i primi due titoli, come già detto, sembrano cavalcare l’onda del dissenso generale e ne cercano l’approvazione, il terzo fa di più, mischiando due notizie per attirare l’attenzione. Parrebbe, dal titolo, che Celentano abbia chiesto scusa per il crollo degli ascolti. In realtà, il crollo degli ascolti è una notizia a sé, un dato di fatto di cui abbiamo già parlato. Le scuse di Celentano a Canale 5 (seconda notizia), invece, si riferivano alla sua assenza negli studi televisivi di Mediaset.
Odiare è bello
In definitiva, stando alle prime battute, ci troviamo di fronte ad una produzione di tutto rispetto e che merita una critica lucida e non canzonatoria. Ma si sa, più qualcuno si impegna (economicamente, lavorativamente, artisticamente) nel creare qualcosa e più quel sadismo misto ad invidia produce quel particolare gusto nel distruggerla. Ma la storia è sempre la stessa: colui che crea riceve critiche in quanto “creatore” da chi, quasi sempre, non crea nulla se non le critiche stesse verso le altrui creazioni.
Non stupisce, poi, sapere che Celentano sarà querelato (a quanto pare) per aver reso Napoli, nella sceneggiatura, la sede di un’oscura organizzazione dal nome di Mafia International. Potevano mancare i perbenisti e benpensanti?