Nelle prossime righe, andremo a recensire il secondo volume di Solo, opera di Oscar Martin che ci trasporta in un cupo mondo post apocalittico ormai quasi del tutto deserto. I pochi superstiti della razza umana hanno assistito all’ascesa di una nuova classe predatrice, composta da animali antropomorfi.
Infatti gli animali sopravvissuti in questo mondo si sono evoluti, e anche il più innocuo di loro è diventato una minaccia, vedasi il protagonista del comic book, un topo antropomorfo troppo cresciuto, abilissimo nel combattimento e nell’arte della sopravvivenza.
Come accennavamo nel primo capitolo di questa opera, quello che colpisce è il modo un cui viene trattato l’argomento della sopravvivenza e della violenza che ne riempie le pagine. La crudeltà non è gratuita, o meglio non sempre, ma è il mondo che ha costretto i suoi sopravvissuti ad abbracciare questo modo di vivere. Se uccidi mangi e sopravvivi un altro giorno nel quale dovrai uccidere e cercare di non essere ucciso. Una macabra catena che intrappola tutti, uomini e animali, e che ha dettato nuove catene alimentari.
La carne inoltre nel mondo di Solo, viene utilizzata come valuta corrente per comprare attrezzature, perlopiù armi e protezioni per la sopravvivenza, per avere un vantaggio contro la ruota caotica di violenza e caos che regna sovrana. Le righe a seguire conterranno inevitabilmente SPOILER sulla trama passata e presente del comic book, quindi prosegui solo se non ti interessa scoprire alcuni dettagli sugli eventi accaduti.
Solo: la storia
Nel precedente volume di Solo, il nostro protagonista, seppure abilissimo nel combattimento, viene catturato e fatto schiavo, utilizzato in un’arena proprio per le sue doti di combattente. Qui riesce a sopravvivere abbattendo tutti i nemici che gli si pareranno di fronte, diventando una macchina da guerra ancora più brutale. La sua libertà è svanita, ma almeno sopravvive.
Uno dopo l’altro, il nostro topo combattente (no, non è Splinter) riuscirà a fare a pezzi tutti i suoi avversari, uccidendo per sopravvivere, in modo diverso da come lo faceva in libertà ma con lo stesso fine. Tutti i suoi successi lo conducono in un torneo più importante nel quale, in caso di vittoria, sia lui che il suo padrone beneficeranno di un grosso premio: il suo padrone verrà accettato in città, mentre lui potrà tornare libero, in un mondo che lo rende schiavo.
In un brutale scontro contro altri tre campioni tenutosi in una arena labirinto, il protagonista di Solo riesce ad avere la meglio e a ottenere nuovamente quella parvenza di libertà. La sua vita riprende proprio come l’aveva lasciata prima di finire nell’arena, uccidere per vivere e per non essere uccisi, fino a quando per uno sfortunato evento, viene tratto in salvo poco prima di essere ucciso, da alcuni abitanti di uno stabilimento nelle vicinanza.
Qui intraprende una routine che inizialmente gli sta stretta, non essendo abituato a ritrovarsi tra la gente, in una comunità dove ognuno fa la sua parte per la sopravvivenza, ma per qualche motivo piano piano questa routine e quella comunità iniziano a cambiare il nostro protagonista, anche complice un incontro del tutto inaspettato che pone nuove basi per il proseguo dell’opera.