In edicola dal 29 luglio, il n. 443 della serie regolare di Dylan Dog si intitola Gli indifferenti. Sceneggiato dalla coppia
Rita Porretto – Silvia Mericone, illustrato da Paolo Armitano, si avvale come di consueto della copertina dei fratelli Cestaro.
96 pagine in bianco e nero in formato 16×21 cm, per un prezzo che ormai sfiora le 10.000 lire di una volta: 4,90 €.
Abbandonato momentaneamente dal maggiolone, Dylan Dog ricorre alla metropolitana, finendo sulle tracce di George e altre persone sparite nei suoi sotterranei.
Il numero 444, Morte in sedici noni, arriverà in edicola il 31 agosto e vedrà un doppio ritorno importante: la sceneggiatura sarà dell’ex curatore Roberto Recchioni, i disegni saranno di Corrado Roi, uno degli illustratori storici della testata, uno dei più iconici e apprezzati. Assunto da Misha per indagare sulla scomparsa del fidanzato, Dylan Dog si avventurerà nell’oscurità per svelare il segreto di Lucille e Joe Bargel.
Trama de Gli indifferenti
Il racconto si apre con un Dylan Dog già provato da quella che sembra un’esperienza allucinante, giunta al giorno 40. Un flash back mostra come un guasto al maggiolone lo abbia costretto a usare la metropolitana, e qui sia stato avvicinato da George Greville, un uomo sconvolto che gli lascia un biglietto: “Dite a Lauren che sto cercando di tornare a casa”.
Rintracciata la moglie, l’Old Boy apprende che George è sparito da sei anni e che lei ormai si è rassegnata e non crede al biglietto. Ma l’indagatore dell’incubo non rinuncia, anzi sviluppa un ossessione, continua a prendere la metropolitana anche se l’automobile è stata riparata, ed effettua ricerche sulle persone che sono scomparse nei sotterranei.
Groucho e Bloch iniziano a preoccuparsi, inoltre l’ispettore gli ricorda la quantità impressionante di cui si perde traccia. Dylan Dog nota gli sguardi strani di molte persone sui vagoni: indifferenti. Incontra Vergil, che sa della sua ricerca e lo conduce allo One-Under, un treno fuori controllo che viaggia su un binario morto, non arriva e non torna indietro, e non consente di scendere. Periodicamente, al suono della sirena, si perdono i sensi e ci si ritrova in un altro vagone.
Dylan incontra persone prive di speranza, alienate: prova a salvarle, o almeno a impedire loro di uccidersi. Scopre che talvolta è consentito scendere per “la caccia”, per procurarsi cibo: durante queste uscite, si sentono di nuovo fame, sete e stanchezza, che sul treno erano scomparse. Con il sentirsi vivi riemerge lo spirito di sopravvivenza, che degenera in aggressività.
Dylan Dog prova a scappare, raggiunge quello che sembra un altro treno, ma è sempre lo One-Under, su cui però trova finalmente George, che gli rivela come tutti i suoi tentativi di fuga siano falliti. L’Old Boy decide di cercare un modo per fermare il treno: manomettendo i comandi del convoglio, torna in superficie, ma non è altrettanto facile salvare gli altri…
Sviluppo
Tra le opere che si basano sui potenziali pericoli della metropolitana, i film Non prendete quel metro! (1972, diretto da Gary
Sherman, con Donald Pleasence e Christopher Lee), il “quasi-remake” Creep – il chirur-go (2004, di Christopher Smith nel 2004), il racconto Macelleria mobile di mezzanotte di Clive Barker, o il suo adattamento cinematografico Prossima fermata: l’inferno (2008, di Ryûhei Kitamura, con Bradley Cooper e Brooke Shields).
Le autrici sottolineano un “debito”, che va aldilà del titolo, con il romanzo Gli indifferenti con cui esordì Alberto Moravia.
Si tratta di un albo particolare per diversi motivi. Rita Porretto e Silvia Mericone confezionano una storia che, come un treno – si perdoni la facile similitudine – parte lentamente per poi accelerare e farsi leggere tutta di un fiato.
Il male di cui parla la storia è, come suggerisce il titolo, l’indifferenza, resa efficacemente dalla metafora del treno “One – Under”, da cui non si riesce a (e non si vuole) uscire, in cui giorno per giorno si perde sensibilità ai propri bisogni e a quelli degli altri.
L’indifferenza del titolo può essere considerata apatia, la depressione, l’accettazione passiva di quel che succede, l’esecuzione delle routine quotidiane senza chiedersi il senso di ciò che si fa.
Dylan Dog, con la sua incrollabile umanità, incapace di rassegnarsi alle ingiustizie e alle disgrazie altrui, fa di tutto per liberare i passeggeri, ma – trattandosi di un malessere interiore – riesce a malapena a salvare se stesso. Vediamo le persone tornare ai loro lavori alienanti, alle frustrazioni quotidiane, alle dipendenze.
Lo stesso George, e forse tutti i passeggeri incontrati (come suggerisce Vergil), probabilmente era già perduto: il numero 08.51, combinazione per aprire il vagone di testa rivelata da Greville (“Credo di averla sempre saputa”), ritorna nel tragico finale.
Per quanto riguarda l’isolamento, anziché la scelta scontata – ma significativa – dello smartphone, viene mostrato un ragazzino – prima disperato per la separazione dalla madre – incollato ai videogiochi, sostanzialmente sordo alle frasi del genitore.
Non solo la sceneggiatura è degna di nota: altrettanto si può dire per i disegni di Paolo Armitano. Il viaggio assurdo dell’indagatore dell’incubo si sviluppa attraverso tavole appaganti, dettagliate, che spesso non sembrano di un fumetto Bonelli: la griglia in alcuni casi sparisce del tutto, l’alternanza tra il bianco e nero e i toni di grigio conferisce ulteriore impatto e vivacità alla narrazione.
Tanti particolari coniugano lo stile alla narrazione, come le tre coppie di pagine, da 47 a 52, in cui la tavola a destra finisce con la sirena – che ha un significato ben preciso nella storia – e la striscia che si restringe, per poi proseguire in apertura della tavola successiva.
I dettagli e le deformazioni rendono le espressioni dei personaggi e le scene particolarmente incisive. Dylan Dog spesso non sembra lui, ma in questo caso c’è un motivo legato alla storia.
A proposito di dettagli, la copertina dei Cestaro Bros, efficace come sempre, mostra un vagone della metropolitana in cui Dylan Dog e gli altri passeggeri vengono scaraventati in aria: sulla destra si nota il numero uno della serie, L’alba dei morti viventi.
Nonostante il recente avvicendamento con Barbara Baraldi, probabilmente l’albo è da considerarsi ancora legato alla gestione di Roberto Recchioni. In ogni caso si nota una discreta alterità rispetto alla produzione recente, in termini grafici e narrativi.
Barbara Baraldi ha sottolineato più volte l’orrore come elemento fondamentale della sua gestione. E, se si è conclusa la fase di sperimentazione, ci si aspetta un ritorno di alcuni elementi “classici” di Dylan Dog, ultimamente trascurati. In questo numero assistiamo a un recupero massiccio di una tematica tipicamente sclaviana, l’orrore quotidiano.
Non vediamo mostri, lo splatter non è ostentato e ha un ruolo marginale nella vicenda, il sovrannaturale consiste sostanzialmente in un treno che non dovrebbe esistere e da cui non si scende. L’orrore consiste appunto nell’atteggiamento dei passeggeri, indifferenti o disperati, e nei drammi delle loro vite precedenti.
Gli autori
Rita Porretto e Silvia Mericone si sono conosciute poco dopo i vent’anni: vinto a distanza di un anno lo stesso concorso nazionale di racconti brevi “®esistenza – manuale di storie contemporanee”, iniziano a lavorare insieme, collaborando con piccole realtà editoriali in ambito teatrale, letterario e fumettistico (in particolare realizzano storie brevi per Coniglio editore).
Hanno sceneggiato, rigidamente in coppia, 7 numeri di dr. Morgue (Star Comics), uno di Dampyr, uno di Nathan Never, e 11 di Dylan Dog: Color Fest n. 6, La camera chiusa, i Maxi Dylan Dog nn. 26, 33, 35 e 37, Il lago nero, Final Cut, Tutto è perduto e Ti amo, Dylan!, Dylan Dog Oldboy nn. 2 e 11, Cuore cattivo e Le pareti del cervello, infine per la testata principale i nn. 424, Candiweb, 426, La morte in palio e Strage silenziosa, 430 bis, infine Gli indifferenti, 433.
Il duo ha scritto anche alcuni episodi di Gothic e Gabbia Dorata per Cronaca di Topolinia, nonché Carisma: La scienza dell’anima per Panini Comics.
Nato a Moncalieri, in provincia di Torino, Paolo Armitano ha esordito disegnando il n. 1 della serie Min1, Edizioni A-Bomb, quindi ha realizzato l’ultimo numero della collana fantasy 2700 – La caduta degli eroi – Atto III per Edizione Orione. Nel 2001 ha iniziato a lavorare in campo pubblicitario.
Passato all’ambito fumettistico, Armitano ha disegnato Jonathan Steele per Star Comics, John Doe per Eura Editoriale, Cassidy, Saguaro, Gli inediti 1 – Mani nude (ispirato al romanzo di Paola Barbato, autrice della sceneggiatura) per Sergio Bonelli Editore. Ha lavorato anche per i comics americani: suo Batman – Turn and Turn Again, pubblicato da DC Comics nel 2015 su Batman Eternal n. 40.
Per Dylan Dog, ha illustrato firmato i n. 357, 381, 398, 426 della serie regolare, Vietato ai minori, Tripofobia, Chi muore si rivede, La morte in palio (con Porretto e Mericone), il Color Fest n. 13, Attenti al Goblin! , il Maxi Dylan Dog n. 37, Ti amo, Dylan! (ancora con la coppia di sceneggiatrici).