Torniamo con una recensione anime, questa volta dedicata alla prima stagione di Psycho-Pass (PSYCHO-PASS), una serie prodotta da Production I.G. Psycho-Pass è un thriller psicologico, ambientato in un Giappone tra la distopia e l’utopia, che affronta diverse problematiche della società.
L’anime ha al momento tre stagioni, uscite rispettivamente nel 2012, 2014 e 2019. Sono stati rilasciati anche diversi film:
- Psycho-Pass: The Movie nel 2015;
- La trilogia Psycho-Pass: Sinners of the System (o SS) nel 2019;
- Psycho-Pass 3: First Inspector nel 2020.
Inoltre, è previsto anche un altro lungometraggio, intitolato Providence, in onore dei 10 anni della serie, ma che al momento non ha una data di rilascio precisa. L’opera ha anche ispirato diversi adattamenti manga e una light novel.
Psycho-Pass e il Coefficiente di Criminalità
La storia è ambientata in un Giappone futuro, governato dal Sibyl System. Si tratta di un supercomputer in grado di scansionare il cervello della popolazione. Il risultato di questa scansione è chiamato Psycho-Pass e dà diverse informazioni, tra cui il Coefficiente di Criminalità. Questo dato numerico indica le probabilità di una persona di commettere dei crimini. Chiunque venga trovato con un Coefficiente troppo alto, viene portato via e messo in riabilitazione, a volte anche attraverso dei farmaci.
Se questo numero, però, supera il numero accettato, ovvero 100, l’individuo verrà arrestato o ucciso dal Dipartimento di Pubblica Sicurezza, composto da Esecutori e Ispettori. Gli Esecutori sono coloro che hanno un Coefficente alto e che operano per prendere altri criminali, controllati dagli Ispettori. Entrambi possono utilizzare il Dominator, un’arma che varia la sua potenza in base al dato della Criminalità e che uccide solo se questo supera i 100. Anche gli Esecutori, avendo un Coefficiente alto, possono essere colpiti dal Dominator.
La nostra storia segua Akane Tsunemori, una giovane ragazza, che dopo aver passato a pieno punteggio il test che decide la carriera, decide di entrare a far parte del Dipartimento di Pubblica Sicurezza. Qui incontra Shinya Kogami, un Esecutore estremamente intelligente e abile, con cui, però, ha subito dei problemi.
I due iniziano a lavorare insieme per seguire le tracce di Shogo Makishima, un genio criminale che utilizza gli altri per compiere orribili azioni nel paese. Kogami, però, inizia ad avere una vera e propria ossessione per l’uomo, che lo porta quasi alla follia. L’Esecutore, infatti, scopre che il criminale è la mente dietro l’omicidio di un suo caro amico e quindi, alla situazione che lo ha portato ad alzare il proprio Coefficiente.
Inizia così l‘inseguimento da parte del Dipartimento, che nel suo cammino dovrà fare i conti anche con terribili crimini e omicidi.
Psycho-Pass: un capolavoro cyberpunk
La prima stagione di Psycho-Pass è sicuramente quella che mi ha colpito di più e, secondo me, la migliore. Indubbiamente l’ambientazione è ben costruita. Anche se ci sembra un mondo quasi utopico, con una limitazione nei crimini, vedremo, approfondendo la storia, le problematiche sociali di questo Giappone futuristico.
Non sembra un futuro impossibile, per quanto complesso e folle, e questo secondo me coinvolge ancora di più nella trama. Un anime che sicuramente fa riflettere su cosa è considerato giusto e cosa sbagliato e quanto si è disposti a sacrificare per il bene comune.
Psycho-Pass non è una serie leggera, ma nonostante la pesantezza dei suoi temi, non è mai noiosa. I personaggi sono ben costruiti e hanno tutti un grande sviluppo nella storia. La trama potrebbe non essere delle più originali, con l’investigatore che cerca il genio criminale un po’ alla Sherlock Holmes. L’ambientazione e i protagonisti, però, riescono a rendere questa storia un vero e proprio capolavoro, grazie alla loro unicità.
Infine, l’anime non manca di scene di combattimento, di azione e di animazioni notevoli. Il visual di Production I.G. si sposa perfettamente con quest’opera cyberpunk e non si tira indietro davanti a scene anche disturbanti.
In generale è una serie che deve essere vista almeno una volta, perché davvero unica e coinvolgente dall’inizio alla fine.