Disponibile dal 10 maggio, il Dylan Dog Color Fest 41 si intitola L’orrore delle armi e propone un’unica, omonima storia scritta da Gabriella Contu, con disegni e copertina di Giorgio Pontrelli e colori di Sergio Algozzino. Il volume brossurato ha 96 pagine a colori in formato 16×21 cm ed è in vendita a € 5,90.
L’orrore delle armi, la trama
Il maggiolone di Dylan Dog si ferma nel bel mezzo dello Staffordshire. Dopo una lunga camminata in cerca di soccorso, l’Old Boy assiste all’aggressione del soldato McCoy da parte di un superiore. Dylan interviene in difesa dell’aggredito, ma anche il protagonista ha la peggio. Ci spostiamo nel 1916, dove il soldato Dylan McCoy (con le fattezze del nostro indagatore dell’incubo preferito) incontra il suo amico Roger Stevenson.
Dylan rivendica il suo arruolamento volontario, per difendere il Belgio invaso dalla Germania. Il suo amico dissente, ricordando le malefatte belghe in Congo. I due amici arrivano al fronte, sul confine tra Francia e il Paese invaso. Alla vista dei profughi di Ypres, città bombardata e meta dei soldati inglesi, Dylan ha compassione per le loro sventure di chi ha perso tutto.
Il racconto prosegue con gli orrori della guerra e la perdita di umanità che genera violenza anche fra compagni di plotone. Dylan, promosso caporale, perde la fiducia dei compagni, a causa della rigidità nell’applicazione di ordini e divieti dei superiori.
Dopo un’insubordinazione, il generale Moreland non vuole più al suo comando la squadra di Dylan e tramite il maggiore Allen lo trasferisce dal generale Ghastly, che secondo i racconti dei soldati è assetato di sangue e tortura i soldati disobbedienti.
Si tratta dell’ufficiale visto all’inizio del racconto, e le dicerie dei soldati si rivelano corrette. Perseguitato dagli incubi, Dylan riceve l’incarico, molto rischioso, di minare il ponte dove dovrà passare il nemico guidato dal Generale Grausig. Dylan capisce che Ghastly è intenzionato a mandare i soldati incontro a morte certa, incurante delle probabilità di successo. Durante la missione per minare il ponte propone ai suoi uomini di disertare, poi raggiunge il generale per provare a ucciderlo. Si rende però conto che il suo soprannome, Generale Guerra, è azzeccato.
Sviluppo
Il volume, contrariamente alla consueta divisione in tre racconti, presenta un’unica storia, della lunghezza degli albi della serie principale, integrati al fondo da qualche sketchbook.
Chiamata Grande Guerra, tristemente ispiratrice del termine Guerra Mondiale, il conflitto del secondo decennio del 1900 viene ricordato per diversi elementi che lo resero particolarmente tragico, aldilà del coinvolgimento internazionale, che riguardò subito di tutta l’Europa e in seguito potenze di altri continenti come gli Stati Uniti e il Giappone.
La guerra di trincea prese presto il posto della guerra di movimento. La Grande Guerra vide il “progresso” tecnologico e organizzativo più rapido della storia bellica: ampio utilizzo di mitragliatrici leggere e campi minati, carri armati, bombe a mano, lanciafiamme, aerei veloci come mezzi d’attacco per bombardamenti strategici.
Sebbene il contesto sia quello della prima guerra mondiale, la discussione iniziale fra Dylan e Roger richiama in modo inquietante la triste attualità, i dilemmi morali tra l’intervento in favore dell’aggredito e la consapevolezza di andare incontro a un sistema di violenza brutale, utile agli interessi di pochi.
Forse perché contaminato dalla barbarie della guerra, o perché trasferito nel conflitto al posto di Dylan McCoy, l’indagatore dell’incubo non mostra l’umanità che lo contraddistingue: la sensazione è di vederlo infilato a forza nel conflitto di un secolo fa, per quanto motivato dall’incipit e dal finale.
I testi di Gabriella Contu e il tratto di Giorgio Pontrelli raccontano bene le vicende di guerra, la disumanizzazione, e gli aspetti sovrannaturali. Si rimane un po’ spiazzati nel vedere un Dylan diverso dal solito, non solo per quanto riguarda l’abbigliamento, ma caratterialmente e qualche volta anche come fisionomia (mentre negli sketchbook vediamo il volto del Dylan Dog “classico”).
Altra sorpresa è lo stile grafico, adatto alla storia ma piuttosto convenzionale rispetto ai canoni fortemente sperimentali del Color Fest, così come la colorazione, dove prevalgono marrone e viola ma spiccano spesso tinte contrastanti come il ciano.
Gli autori
Gabriella Contu ha scritto per la serie regolare di Dylan Dog la sceneggiatura del numero 370, Il terrore, i più recenti 415, Vendetta in maschera, 419, Albachiara, 425, I Predatori. Sempre per l’indagatore dell’incubo, ha firmato il Maxi Dylan Dog 32, gli Oldboy n. 1 e n. 7. Ancora per Sergio Bonelli Editore, ha scritto albi di Zagor, Tex Willer, Dragonero, Ichi (Chambara), Jun, e Ucciderò Madiba, numero 68 della collana Le Storie.
Giorgio Pontrelli ha disegnato tre numeri di Detective Dante e sei di John Doe (Eura Editoriale), Batman: The Movie per DC Comics. Per Bonelli ha realizzato le tavole de Il moschettiere di ferro, n. 13 de Le Storie, Lo chiamavano Jeeg Robot (RCS Quotidiani), sei numeri di Miskatonic (Aftershock, pubblicato in Italia da Salda Press).
Per Dylan Dog, Pontrelli ha disegnato i numeri 344, 404 e 405 della serie regolare, Il sapore dell’acqua, Anna per sempre, L’uccisore, i Maxi 23 e 25, A volte non ritornano e Halloween Express, i Magazine 3 e 5, Il labirinto e La scacchiera di Dio, il Color Fest 21, Lo scuotibare, I racconti di domani n. 3, Brevi cenni sull’Universo e tutto il resto.
Sergio Algozzino debutta come autore completo con Foolys (Fandango – Cinque allegri ragazzi morti n. 7 per Panini Comics), quindi disegna Spaidi sulla nuova serie di Splatter (ESH) e colora sei numeri di Daryl Zed. Ha al suo attivo 8 storie di Dylan Dog come colorista e 3 come disegnatore: 2 per gli Oldboy 5 e 12, uno sul sesto volume dei I Racconti di Domani.