Qualche mese fa, trovi la recensione qui, ti avevo parlato del primo volume che compone la miniserie dedicata a Watch Dogs Legion, scritta da Sylvain Runberg, disegnata da Gabriel Germain e pubblicata in italia da Star Comics nella sua linea Astra.
Nel caso non conoscessi il mondo di Watch Dogs, il videogame che funge da ispirazione per questa miniserie a fumetti, o non avessi voglia di leggere la recensione del primo volume (ah, la pigrizia…) ecco un breve riepilogo.
Watch Dogs Legion
Tanto nel titolo originario quanto nel fumetto ci troviamo qualche anno nel futuro, nella Londra del 2026 per essere più precisi; la situazione della capitale britannica è parecchio diversa rispetto a quella che conosciamo noi.
A seguito di un attentato terroristico, la cui colpa viene fatta ricadere sul DedSec (gruppo di hacker che lavora in clandestinità), la società di sicurezza Albion prende il potere che viene esercitato come una dittatura estremamente repressiva.
L’ultimo baluardo di libertà, DedSec, perde gran parte del supporto della popolazione ed è costretto a rimanere silente per qualche tempo. A parte qualche azione sporadica, fino alla fine del primo volume non vediamo il gruppo di hacktivisti realmente all’opera.
Questo perchè la prima metà di questa avventura in due parti è stata utilizzata dallo sceneggiatore per introdurre l’ambientazione della trama e il cast di protagonisti; come nel videogioco infatti non abbiamo un personaggio principale, ma un collettivo che in questo caso è formato da 6 protagonisti, ognuno con un background e un carattere totalmente diverso.
Al termine del primo volume li avevamo lasciati in una situazione pericolosa che li vedeva ricercati da Albion e dal clan mafioso dei Kelley, con poche opzioni diverse da quella di entrare nella clandestinità del DedSec.
Ed è da qui che parte il secondo volume, che ci ricorda subito come la missione in corso è quella di capire che fine fanno i profughi che scompaiono dal Kennington Oval Camp, un campo profughi allestito in un vecchio stadio, dove si ammassano tutti coloro i quali non hanno un tetto sulla testa o vogliono abbandonare il paese.
Qualche scena dopo assistiamo ad un momento molto importante, quasi iconografico, che vede i nostri protagonisti ricevere il battesimo ufficiale indossando le maschere del DedSec; si tratta di un elemento distintivo della serie di videogiochi, che per l’occasione vede la loro creazione affidata allo street artist Kabsyn (simpatico omaggio a Bansky, che probabilmente entrerebbe davvero nel gruppo di hacktivisti).
Entrati formalmente nel gruppo, ai nostri protagonisti non resta che entrare in azione e continuare la loro indagine risalendo il flusso di informazioni man mano disponibili.
Come abitudine della serie, seguendo la storia ci imbatteremo in politici corrotti e complici di un sistema che opprime e sfrutta i più deboli.
E’ un mondo malato e l’unica opposizione viene dal DedSec che pur non ricorrendo ad armi letali non disdegna l’azione pura; ed è proprio questo elemento a dare un ritmo del tutto diverso a questo secondo volume.
Tra fughe a bordo di droni e sparatorie contro i soldati di Albion, i nostri protagonisti si trovano alle prese con qualcosa più grande di loro ma a cui ovviamente non possono sottrarsi, del resto hanno già sacrificato tutto per la loro missione.
Segnali di Stile
Trattandosi di una storia in due parti, ovviamente si applica quanto già detto.
La scrittura di Runberg è molto convincente e riesce a proporre un mondo realistico ed inquietante in cui sullo sfondo di una Londra ipertecnologica si mescolano corruzione, ambizione e voglia di rivalsa.
Gabriel Germain contribuisce alla storia con uno stile realistico che completato dalla palette ultracolorata di Arif Prianto e Arancia Studio riesce a costituire un riuscito trait-d’union con il videogioco da cui origina il tutto.