Prodotta dall’etichetta Skybound della Image, Ultramega è realizzata interamente da James Harren. Vediamo Kaiju lovecraftiani scontrarsi con eroi terrestri della stessa stazza. La serie è distribuita da Saldapress, che ha pubblicato a novembre il primo volume. Questa nuova pubblicazione raccoglie i capitoli tre e quattro in un brossurato di 120 pagine in formato 26×17 cm a colori, disponibile dal 10 marzo, in libreria, fumetteria e online.
Ultramega sarà pubblicata in Italia anche su Skybound X, serie antologica sempre a cura di Saldapress, dedicata ai fumetti dell’etichetta di Robert Kirkman. Oltre ai testi e ai disegni, Harren ha firmato le copertine dei volumi e dei capitoli, affiancato dal colorista Dave Stewart.
Trama di Ultramega, vol. 2
Nei primi due capitoli, abbiamo assistito alla devastazione della Terra portata da un virus che trasforma i contagiati in enormi mostri Kaiju. Tre uomini sono stati scelti da un alieno per difendere il pianeta, ricevendo il potere di riconoscere gli infetti e di trasformarsi nei giganteschi eroi Ultramega. Due di loro, l’inventore Stephen Maier ed Ern, devono presto abbandonare la missione. Il terzo è l’ex pugile Jason, che ha abbandonato la prima moglie e il figlio, dopo aver scoperto che erano infetti e che la sua vicinanza avrebbe accelerato la trasformazione.
L’impegno come Ultramega costringe Jason ad essere poco presente con la nuova moglie Mariah e il figlio Noah. Stephen e Maier tornano in azione, ma lo scontro con un nuovo potentissimo Kaiju, che si scoprirà essere il primo figlio di Jason, è letale per il trio, così come per Mariah. Il governo confina i nuovi infetti nella Barricata, una zona controllata dal Klan Kaju, umani devoti ai mostri, guidati da Lord Red Gara. Noah, cresciuto, partecipa alla resistenza insieme all’amica Beth, ma viene catturato dagli uomini di Lord Red Gara, e portato a combattere nel Kolosseo del Regno dei Kaiju.
In apertura di volume, Noah si risveglia nel Kolosseo, dove altri compagni di sventura gli ricordano che dovrà combattere con i Kaiju (con indosso un costume che ricorda goffamente le fattezze degli Ultramega). Re Kaiju si congratula con Lord Red Gara per aver catturato il ribelle e aver recuperato un cubo capacitativo – che consentirà al sovrano di tornare sulla Terra – e lo nomina Kaiju onorario. Scopriamo però che Gara non distingue realtà e fantasia. Beth scopre inoltre che le creature nel loro mondo hanno misure normali.
Nel Kolosseo, 4 umani vengono obbligati a combattere con i Kaiju. Tre soccombono, il quarto è Noah, che riesce ad avere la meglio e scappa, aiutato da un adepto di Atum, il primo Ultramega, ma entrambi vengono feriti gravemente. Re Kaiju viene sgridato dalla madre, perché perde tempo in giochi mentre il nemico si organizza.
Noah viene portato dall’adepto sul pianeta di Atum, che però è stato contaminato con uova di Kaiju: prima di morire, consegna a Noah cubi che serviranno per i futuri combattimenti. Tornati nel Regno dei Kaiju, Noah e l’adepto sono nuovamente in fin di vita, ma il secondo propone al ragazzo di accettare il legame reciproco che consentirà loro di continuare a combattere.
Re Kaiju chiede aiuto a Beth, sua prigioniera, per collegare il cubo e finire la costruzione del robot che gli consenta di combattere gli umani. Grazie al legame con l’adepto, Noah è divenuto un Ultramega e riesce a sconfiggere facilmente i Kaiju. A cambiare la situazione, l’arrivo del potentissimo robot del Re: Beth, artefice di quella tecnologia, riesce a fuggire. Noah viene ferito gravemente nel combattimento: tornato all’aspetto normale, il giovane viene avvicinato dalla ragazza e vede comparire il padre, preoccupato per l’accaduto.
Sviluppo
Prosegue la commistione tra i Kaiju, i supereroi (umanoidi enormi come da tradizione tokusatsu) e il genere horror: presenti numerose scene splatter, concentrate in questi due volumi più sugli esiti dei combattimenti che sulle trasformazioni legate al virus. Si tratta di body horror, come precisato dall’autore, che si ispira esplicitamente a successi degli anni ’80 come La Casa, Robocop, Devilman e gli anime in OAV. Rimane, benché sfumato, l’aspetto lovecraftiano delle creature.
Se i primi due capitoli davano spazio a temi profondi, come la paura del diverso, l’innalzamento di muri, la fragilità umana, i danni che può fare una gestione irresponsabile del potere, il terzo e il quarto capitolo è un’alternanza di combattimenti e sequenze confuse, in cui viene continuamente messo in discussione quanto appena avvenuto.
Il tema prevalente sembra la diversa percezione dell’altro, alimentata in parte dalla propaganda: i Kaiju evidenziano la brutalità degli uomini che si accaniscono sui loro piccoli, con armi improprie, e considerano malefico Atum Ultramega e tutto ciò che rappresenta. Il rinnegamento del mito fondativo, già presente nel primo volume, viene confermato anche dai “buoni” nel finale del secondo. Si sottolinea ancora il contrasto tra l’ideale e il concreto, il sogno e la realtà. Persino l’enormità dei Kaiju e la minacciosità di Gara si rivelano un bluff.
Harren, autore completo, adatta il tratto al momento e al tono della storia, aiutato dai colori di Stewart. L’iperrealismo delle prime battaglie cede il passo, anche graficamente, a una sorta di caleidoscopio che alterna mondi e stati di coscienza. L’identificazione dei personaggi, i tempi e in generale le dinamiche risultano abbastanza confusi, aggravando un difetto che si era già presentato nel primo volume.