Oggi scaviamo nei meandri dell’industria “animata” made in USA, andando a recensire un prodotto di nicchia altre sì denominato nella sua semplicità Gen¹³ the Movie.
Come il titolo fa trasparire parliamo della trasposizione su piccolo schermo delle avventure del super gruppo nato dalle menti dei fumettisti Jim Lee, Brandon Choi e J. Scott Campbell.
Gen¹³ nasce come opera cartacea nel 1994 venendo pubblicata dall’editore Image Comics, per poi passare sotto l’etichetta Wildstorm che verrà di seguito acquistata dalla DC Comics nel 1998.
Il film riprende le trame dei primissimi capitoli della serie presentando e semplificando largamente le origini del gruppo di supereroi, composto da Caitlin Fairchild, Roxy e Grunge.
La produzione del lungometraggio non fu delle più semplici, l’allora proprietario di Wildstorm Jim Lee, per risollevare le sorti del mercato dei fumetti, decise di realizzarlo coinvolgendo dapprima i Disney Studios che sembravano interessati al progetto ma si riservavano del tempo prima di finanziare il tutto, acquistandone comunque una parte dei diritti.
Quando i primi concept vennero alla luce, Jim Lee decise di parlare con la DC Comics e la Time Warner Company al fine di velocizzare la produzione coinvolgendo il regista Kevin Altieri, che aveva diretto alcuni episodi di Batman: The Animated Series.
La Disney fu contrariata dal coinvolgimento di una compagnia rivale, che aveva difatti realizzato tutte le animazioni, quindi boicottò la distribuzione della pellicola, fissata per gennaio 1999 nel mercato statunitense, facendola uscire solamente in Europa e in Australia qualche anno più tardi e in versione censurata.
La Trama di Gen¹³ the Movie
Nel passato una coppia di innamorati sta scappando, insieme ai figli, da un gruppo di militari ed i loro mezzo corazzati.
Purtroppo la macchina della famiglia subisce dei danni e la donna viene uccisa senza nessuna esitazione, l’uomo di contro cerca tramite i propri poteri di salvaguardare i due bambini ma la morte lo sopraggiunge. Il fratello maggiore scappa con la sorellina tra le braccia immergendosi in un fiume, ma la corrente li divide e il ragazzo viene catturato dagli assalitori.
Caitlin Fairchild, nel presente, è una studentessa dalle doti eccezionali. Mentalmente molto più avanti rispetto ai compagni e agli stessi professori, viene contattata da un’organizzazione governativa per entrare a far parte del progetto Genesis.
Qui farà la conoscenza di Roxy e Grunge, con i quali parteciperà contro il proprio volere a sperimentazioni volte ad attivare abilità latenti insite nel Dna.
Ciò comporterà il manifestarsi di poteri inaspettati che aiuteranno il trio a scappare dalla struttura sperimentale, mentre i segreti legati alla prematura scomparsa dei genitori della nostra protagonista verranno a galla.
Tirando le somme
Chi ha avuto la fortuna di crescere guardando le “coinvolgenti” puntate della serie Batman: The Animated Series, deve dare obbligatoriamente una possibilità a questo lungometraggio.
Le atmosfere che ci vengono presentate sono nostalgiche ed adulte, poiché il character design squadrato al punto giusto riporta alla mente le oscure avventure del crociato incappucciato e dei suoi perfidi nemici ma senza le limitazioni che definivano un prodotto destinato ad un pubblico di giovanissimi.
Qui gli sproloqui verbali sono all’ordine del minuto e le nudità non si risparmiano di essere rappresentate dalle forme prosperose della protagonista principale.
Si intuisce così il motivo di tante riflessioni portate avanti dai Disney Studios e del boicottaggio che ha portato alla creazione di una versione censurata.
La violenza è ben rappresentata e non essendo stata oggetto di “tagli” fa sognare tutti i fan dell’animazione supereroistica americana che sono oramai invecchiati e ricercano qualcosa di più coerente con la realtà violenta che li circonda.
Bisogna riconoscere che la storia di base è un normalissimo racconto di origini presente in qualsivoglia incipit fumettistico, ma rispecchia un modo di fare intrattenimento “scritto” tipico degli anni novanta. Quello che maggiormente attirava il lettore dell’epoca erano corpi scultorei e avventure imbastite di azione dai ritmi incontrollabili, poteri straordinari e pallottole vaganti che riempivano le tavole lasciando poco spazio ai dialoghi.
La caratterizzazione dei personaggi è standard per questo tipo di produzioni, finalizzata a rendere i protagonisti i rappresentanti stereotipati del bene e del male con in bocca battute che vanno da frasi fatte a giochi di parole con riferimenti sessuali poco velati.
Una nota di merito va data al doppiaggio, accuratissimo nel rappresentare le diverse etnie, che ci presenta un Mark Hamill (Joker nella serie Batman TAS) in forma smagliante.
Nel complesso si rimane piacevolmente convinti da questo prodotto perché mette sul piatto la semplicità di fare animazione per intrattenere e divertire spingendo lo spettatore “a giudicare la copertina” e non il contenuto.