Chiunque legga avrà, molto probabilmente, partecipato almeno una volta nella vita alla presentazione di un libro (o di un graphic novel) e magari si sarà chiesto, con un pizzico di ammirazione e invidia, come sia la vita di uno scrittore.
Tra gli elementi che rendono interessante la vita di un autore, oltre ovviamente alla capacità di creare storie e universi, c’è quella parte della loro vita che li mette in viaggio e gli fa incontrare tante persone tra cui naturalmente i loro lettori.
Un tour promozionale è quasi sempre interessante anche per lo scrittore di turno, che visiterà magari posti nuovi e conoscerà nuove realtà; in ogni caso, nessuno (scrittore e non)avrà mai vissuto la stessa sequenza di eventi che tocca a G.H Fretwell, l’autore scelto da Andi Watson come protagonista di Book Tour.
Morte per un Autore Viaggiatore
Fretwell, di cui non sappiamo praticamente nulla, è un autore minore che sembra tuttavia essersi ritagliato un proprio spazio nel panorama editoriale. Il suo editore, come di consueto, gli organizza quindi un tour per promuovere “Senza K”, il suo ultimo romanzo ispirato dalla moglie Rebecca (scritto per l’appunto con la doppia C).
Quello che inizia come un normalissimo viaggio di lavoro, che stranamente il nostro Fretwell parte da solo, si trasforma in breve in un’odissea che mescola situazioni kafkiane da cui nasce una sorta di teatro dell’assurdo di stampo beckettiano.
Si comincia con una valigia rubata, con l’involontaria complicità dello stesso Fretwell che si presenta subito come un uomo mite e a tratti ingenuo, e con la conseguente denuncia raccolta da un agente poco solerte.
Il tutto va di pari passo, o addirittura potrebbe essere originato, con lo scarso successo del tour di Fretwell: alla prima sessione di firme, in cui incontra una libraia di nome Rebecca, anche in questo caso senza K, non si presenta nessuno.
Potrebbe essere colpa del maltempo oppure del fatto che il giorno prima un’altra presentazione aveva registrato il tutto esaurito, ma al compito Fretwell non resta che firmare qualche copia da lasciare in negozio e tornare in hotel per la cena dopo aver scambiato quattro chiacchere con l’omonima della moglie.
Il giorno dopo, la libraia Rebecca sparisce e i sospetti non possono che ricadere sul nostro protagonista, l’ultimo ad averla vista. Dal canto suo, Fretwell non sa niente della vicenda anche perchè ogni mattina legge solo la pagina delle recensioni letterarie, in attesa di trovare anche quella del suo Senza K. Tuttavia gli aggiornamenti su una vicenda sempre più angosciante, che il nostro protagonista affronterà con la sua solita flemma, lo raggiungeranno sempre e comunque, provenienti dalla polizia che lo tiene d’occhio o dagli altri librai.
Ma, come detto in precedenza, lo aspetta una discesa all’inferno che lo intrappola in un vero e proprio labirinto letterario, ben simboleggiato da una delle librerie che visiterà, l’unica in cui andrà vicinissimo a vendere una copia del suo libro. Se solo riuscisse a trovarla.
Come in un supplizio dantesco, giorno dopo giorno il suo tour viene prolungato, obbligandolo a soggiornare in alberghi sempre più squallidi che ad un certo punto dovrà pagarsi da solo, abbandonato anche dal suo editore che ha fiutato una pista più redditizia.
Anche in famiglia le cose non sembrano andare per il meglio: oltre alla moglie, che ci appare fredda già alla partenza, Fretwell non riesce mai a parlare con il figlio che sarà sempre impegnato in altre attività dalle quali è meglio non distoglierlo. Ma può davvero un padre essere meno importante di qualsiasi cosa? O anche in questo caso siamo davanti ad una costante diminutio di Fretwell, decisa dal destino che vuole distruggere il mondo intorno ad un pacifico scrittore?
Il tutto ovviamente culminerà nell’arresto di Fretwell, perchè ha perso la sua valigia e il bagaglio è l’elemento distintivo del serial killer e, in maniera ancora più assurda, perchè dopotutto non assomiglia affatto ad un assassino.
Come un novello Nelson Mandela, neppure la prigione in una cella angusta fiaccherà lo spirito di Fretwell che continuerà la sua personale odissea, probabilmente all’infinito….
Segnali di Stile
Andi Watson, che in passato ha sia lavorato per major come la DC che come autore indipendente, per Book Tour ha optato per uno stile rétro, minimalista e per certi versi sporco molto efficace per la vicenda narrata.
Colpisce la scelta di rendere i personaggi con pochi, essenziali, tratti che tuttavia riescono a darci l’idea di persone tridimensionali in contrapposizione all’ambiente circostante che è invece estremamente dettagliato quasi a volere sminuire ancora una volta l’importanza di Fretwell e di tutto ciò che lo riguarda a cospetto di un mondo che ha ben altri problemi.
Anche lo humor nero, presente in maniera costante in quello che è il primo lavoro interamente per adulti di Watson, funziona alla perfezione e talvolta non potremo fare a meno di sorridere davanti alle disgrazie di Fretwell; è però un riso che diventa subito amarissimo, dato che bastano poche vignette per empatizzare con lo sfortunato scrittore, di cui seguiremo le peripezie anche con una certa ansia per le sue sorti.
L’intera impostazione del libro ha un carattere spiccatamente rétro, che conferisce all’intera lettura un’aura interessante e lo rende, se possibile, ancora più godibile.