Benvenut* alla recensione del manga di Blue Lock! Prima di cominciare, ricorda che sul nostro sito potrai trovare altre recensioni che potrebbero interessarti, come:
• Doubt
Blue Lock è un manga creato da Muneyuki Kaneshiro ed illustrato da Yusuke Nomura. La sua serializzazione è iniziata nell’estate del 2018 su Weekly Shonen Magazine, mentre l’edizione italiana è curata da Panini Comics a partire da marzo 2021.
E’ prevista anche la trasposizione animata del manga, programmata per il 2022.
La trama di Blue Lock
Il manga prende spunto dall’eliminazione della nazionale di calcio del Giappone ai mondiali del 2018, ad opera del Belgio.
Nel mondo immaginato da Kaneshiro, la federazione calcistica giapponese, grazie alla dirigente Anri Teieri, prova a mettere in atto alcune contromisure per contrastare le due principali piaghe che affliggono il calcio nel Paese del Sol Levante.
La prima è la compiacenza dell’attuale classe dirigente della JFA, che si accontenta del profitto economico, senza badare troppo ai risultati. La seconda è la mancanza di qualità nel reparto offensivo.
Nasce così il progetto Blue Lock, diretto da Jinpachi Ego, che avrà lo scopo di selezionare 300 tra i calciatori più promettenti di tutto il Giappone, per trovare la punta perfetta, in grado di trascinare la nazionale con i propri gol fino alla conquista della Coppa del Mondo.
Tra i selezionati c’è anche Yoichi Isagi, che ci viene presentato come l’incarnazione di tutti i problemi che Blue Lock vuole combattere. Lo vediamo infatti impegnato nell’azione decisiva per la conquista del torneo della sua prefettura. Al momento decisivo però, al posto che provare la conclusione, passerà la palla ad un suo compagno, che sbaglierà il tiro e condannerà così la sua squadra all’eliminazione.
Struttura dell’opera
Il manga si muove su due binari paralleli. Da una parte troviamo il progetto Blue Lock, che è composto da diverse fasi, ognuna finalizzata a sviluppare un aspetto diverso delle abilità da calciatore. Velocità, potenza, precisione, sono solo alcune delle capacità che saranno prese in considerazione dal progetto. Jinpachi Ego insisterà principalmente sull’aspetto mentale, sulla trasformazione individuale necessaria ad acquisire quella fame, quella voglia di vincere e di fare gol necessaria per poter ottenere reali risultati sul campo di gioco.
Dall’altro lato troviamo Yoichi Isagi, intento a lottare con gli altri 299 partecipanti per evitare l’eliminazione. Una sconfitta in queste fasi significherebbe infatti l’eliminazione da qualunque circuito sportivo giapponese. Sarà la fine della carriera per 299 ragazzi, tutto per permettere a una persona di diventare il più forte attaccante del Giappone, se non del mondo.
Il giovane protagonista sarà impegnato a riconsiderare il suo modo di intendere il calcio, anche grazie all’esperienza di gioco e al confronto con amici e avversari con mentalità differente, ognuno con i suoi punti di forza e le sue debolezze.
A mettere i bastoni tra le ruote al progetto ci penserà la stessa JFA, che per motivi politici proverà a chiudere l’iniziativa attraverso un incontro tra i ragazzi di Blue Lock e l’attuale nazionale giovanile. Una battaglia tra modi di intendere lo sport, uno scontro che mette sul piatto il futuro di un intero Paese.
Analisi
Blue Lock si presenta come manga sportivo, ma non fa nessun tentativo di mantenere un’atmosfera realistica. E’ a tutti gli effetti uno shonen, in cui possiamo osservare colpi segreti, spostamenti sul campo dettati dalla convenienza ed evoluzioni fisiche ai confini della realtà.
Siamo quindi lontani da opere come Area no Kishi, Days, perfino Captain Tsubasa. In Blue Lock conta solo l’attacco.
La narrazione ricorda più una serie di archi dedicati all’allenamento, alternati a fasi di combattimento. La lotta avviene all’interno del complesso-prigione in cui sono ospitati i 300 ragazzi, adolescenti prelevati dalle scuole superiori, per poter selezionare un mostro capace di portare il Giappone sul tetto del mondo.
La metafora che aleggia tra le pagine è quella della selezione naturale. Ogni giocatore dovrà adattarsi alle diverse situazioni, far trasparire il proprio talento nascosto, per poter resistere alla pressione e passare alla fase successiva.
Particolarmente interessante il tema, ormai noto anche a chi non se ne intende di calcio, della propensione giapponese al lavoro di gruppo, a discapito di un’individualità necessaria a fare un salto di qualità.
La cultura orientale, quindi anche quella nipponica, si basa sul concetto di comunità e di sforzo comune per un obiettivo, il che ha permesso di ottenere discreti risultati in pochissimo tempo.
Quello su cui sono evidentemente carenti, anche al di fuori del fumetto, è proprio l’iniziativa personale, la capacità di interpretare le informazioni individualmente, per poter ottenere un risultato imprevedibile, imbattibile, fuori dagli schemi.
Il limite di questo manga risiede principalmente nella difficoltà di coniugare un’esperienza realistica di gioco e la necessità di creare situazioni spettacolari.
La soluzione trovata da Kaneshiro è quella di centrare tutto il punto di vista sull’eroe, su Isagi. Il protagonista sarà sempre nella situazione migliore possibile, nonostante le difficoltà iniziali e le potenzialità inespresse. Troverà sul suo cammino alleati che avranno velleità di protagonismo molto differenti dalle sue, propensione al sacrificio e visione di gioco abbastanza incompatibili con il motivo per cui si trovano a giocarsi la carriera futura.
Dopotutto il calcio è un gioco di squadra, gli attaccanti possono svolgere soltanto una parte del lavoro. Se nessuno difende e nessuno mette in condizione l’attaccante di far gol, le punte non possono far altro che guardare la partita.
Nonostante queste premesse che possono far storcere il naso a qualcuno che abbia famigliarità con lo sport (dopotutto Haikyuu è ormai uno standard con cui confrontarsi), il manga rimane godibile proprio grazie alle soluzioni classiche degli shonen.