Benvenut* alla recensione del manga di Chainsaw Man! Prima di cominciare, ricorda che sul nostro sito potrai trovare altre recensioni che potrebbero interessarti, come:
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Chainsaw Man è un manga realizzato da Tatsuki Fujimoto, serializzato in Giappone tra dicembre 2018 e dicembre 2020, riuniti in 11 volumi. Risulta completo in patria, per quanto indicazioni visive e di trama lascino presagire la possibilità di un seguito. In Italia la serie è arrivata con Panini Comics e la sua Planet Manga, per la collana Manga Monster, da ottobre 2020.
Un adattamento animato dell’opera è stato annunciato in contemporanea con l’ultimo capitolo. A lavorarci sarà lo studio MAPPA. Al momento della stesura della recensione è stato rivelato soltanto un primo trailer, senza una data di uscita precisa o altri elementi in merito.
La trama di Chainsaw Man
Il protagonista della storia è Denji, un ragazzino nullatenente, che ripaga i propri debiti come cacciatore di demoni a beneficio della Yakuza. Senza famiglia né futuro, trova come unico amico Pochita, un demone dalla forma di cagnolino che sembra affezionarsi molto al suo padroncino, tanto da salvargli la vita divenendo una cosa sola con lui.
Diventato una sorta di ibrido tra un essere umano e un diavolo, Denji viene contattato dai cacciatori di diavoli della Pubblica Sicurezza giapponese. Il giovane sarà impiegato all’interno di una divisione speciale, in cui i normali essere umani lavorano insieme ad alcune creature soprannaturali, individuati come non ostili, o quantomeno messe sotto controllo dalle autorità.
Dopo un duro addestramento e alcuni casi più semplici, l’obiettivo di Denji diventerà il diavolo pistola, un organismo in grado di generare genocidi in pochi secondi, ricercato dalle autorità di tutto il pianeta, ma molto difficile da trovare.
Prima di risolvere il problema principale, si troverà ovviamente di fronte ad altri nemici, che sarà necessario eliminare per spianare la strada ai membri della Pubblica Sicurezza verso il loro obiettivo finale.
Nel corso delle sue battaglie, Denji avrà modo di riflettere sulla sua condizione e sulle sue aspettative rispetto alla nuova vita che si è ritrovato a condurre.
Struttura dell’opera
I 97 capitoli di cui è composta l’opera vedono sempre al centro Denji, nel suo percorso che lo porta dapprima in punto di morte e poi alla caccia dei diavoli più minacciosi per l’umanità.
Lungo il cammino, Denji incontra alcuni personaggi particolarmente significativi, che contribuiscono alla sua crescita personale come uomo e come diavolo.
Il cacciatore designato ad educarlo e controllarlo è Aki Hayakawa, un ragazzo molto metodico che rappresenta un po’ la figura del fratello maggiore. Ha stretto un patto con un diavolo volpe, attraverso il quale riesce a prevalere anche su nemici molto potenti.
Power invece rappresenta la metafora della sorella minore, qualcuno di cui Denji vuole occuparsi, Siamo di fronte a un diavolo del sangue, tenuto più vicino al suo lato umano grazie ad alcuni accorgimenti, come prelievi che evitano di aumentarne significativamente il potere. La ragazza ha un quoziente intellettivo molto alto per i diavoli, ma non particolarmente brillante per gli umani. Proverà anche a sacrificare Denji pur di ritrovare il suo gattino, ma quell’episodio costituirà il punto di partenza di un legame molto profondo.
La Quarta Sezione di Pubblica Sicurezza comprende altri cacciatori umani, che non se la passano particolarmente bene. Tra questi conosciamo meglio Himeno e Kishibe, soprattutto per i loro legami con altri personaggi significativi. Il gruppo si avvale della collaborazione di altri diavoli che hanno uno status simile a Power, come un diavolo-angelo o altri più affini a un ragno e a uno squalo.
Dietro a tutto questo c’è sempre l’inquietante presenza di Makima, fascinosa ragazza che gestisce il reparto e sembra non volersi fermare di fronte a nulla pur di ottenere il suo scopo. Le sue abilità sono talmente potenti che costituiscono un segreto di Stato. Sarà lei a manovrare tutti dalle retrovie nelle situazioni di difficoltà.
Scopriamo ben presto che non è solo il Giappone ad essere interessato a Denji. Il diavolo della motosega nasconde un inquietante segreto e viene per questo cacciato da diverse entità nemiche, che si metteranno tra il giovane e il suo sogno di vivere un’esistenza felice.
Il ragazzo è destinato a soffrire, ma forse c’è ancora speranza.
Analisi
Come ogni shonen che si rispetti, Chainsaw Man è ambientato in un Giappone alternativo in cui l’elemento soprannaturale è costituito da una sorta di energia spirituale, che fa in modo di dare forma ai desideri e soprattutto alle paure della popolazione, un po’ come in American Gods. Ma se nel libro di Gaiman ad acquisire potere erano le divinità, in Chainsaw Man sono i diavoli a prosperare.
Particolarmente significativo che i diavoli più potenti siano proprio quelli legati allearmi, primo tra tutti quello legato alle armi da fuoco, assolutamente vietate nella terra del Sol Levante, controllate in modo più severo rispetto anche ad altri Paesi in cui non nè è permessa la libera circolazione.
L’evoluzione della trama è assolutamente tipica degli shonen, con un punto di risveglio che permette al protagonista di uscire da una situazione difficile, l’ingresso in un nuovo mondo più adatto alle sue capacità, una sessione di allenamento necessaria a comprendere i propri poteri e infine una lunga serie di combattimenti che portano verso il nemico finale.
Il primo punto di svolta che offre un certo tocco innovativo, per quanto non così rivoluzionario, è una certa quantità di introspezione, che porta il protagonista non tanto a voler diventare il più forte del mondo, quanto a liberarsi dei problemi e riuscire a condurre una vita tranquilla, in cui realizzare le proprie aspirazioni e cedere finalmente ai suoi desideri.
A differenziare ulteriormente Chainsaw Man da questa nicchia, in cui troviamo anche serie di alto livello come Jujutsu Kaisen, è la prospettiva distorta a disposizione di Denji e del lettore, che percepisce che qualcosa non stia andando nel modo in cui dovrebbe andare, ma non è mai messo in grado di capire da cosa nascano i problemi.
Una tecnica narrativa che sicuramente favorisce i colpi di scena, ma può determinare un certo spaesamento.
Il mondo in cui si muovono i personaggi è altrettanto ballerino, con regole non ben definite in rapporto al segmento soprannaturale dell’opera. Rispetto ad altri successi possiamo contare di un minor approfondimento dei personaggi, in parte dovuto a un certo grado di introspezione di Denji, chiuso molto spesso nel suo mondo, intento a procedere attraverso la violenza.
Questo elemento però contribuisce a mostrare una cura dei dettagli degli elementi di sottofondo un po’ carente, oltre a portarci spesso molto velocemente da un arco narrativo al successivo, senza riuscire a interiorizzare tutti i passaggi che hanno portato all’evoluzione della trama.
Un vero peccato, perché i personaggi sono in realtà molti e vengono presentati molto bene, ma soltanto pochi riescono ad avere più di una scena, rimanendo relegati a ruoli di contorno per il resto del tempo. L’impressione iniziale rimane soltanto quella, senza una vera evoluzione.
I disegni vanno nella stessa direzione. Di base non molto dettagliati, perdono ulteriore chiarezza nelle scene d’azione, determinando la tipica confusione dovuta alla battaglia. Man mano che si procede con la storia però, questo fenomeno aumenta a dismisura, lasciando a una regia a volte carente il compito di illustrare cosa stia succedendo nel dettaglio, perché i personaggi non ce lo consentono.
Gli ultimi capitoli costituiscono una sicura sorpresa, anche se sarebbe stata gradita qualche spiegazione in più, dopo decine di capitoli dedicati a costruire una certa tensione su diversi temi.
Tutti questi difetti non abbassano comunque la qualità generale dell’opera, improntata fondamentalmente alla lotta come strumento di emancipazione da parte di Denji. Fujimoto non ci illude mai che la serie possa andare in altre direzioni, quindi le obiezioni sul contorno possono essere considerate più come un’occasione di approfondimento persa, che come reali elementi che ne inficiano la lettura.
Non per niente ci sono grandi attese e aspettative per la trasposizione animata, che sicuramente, anche grazie a uno studio come Mappa, sarà in grado di limare un po’ di spigoli e riuscire a riempire alcuni vuoti altrimenti visibili in un prodotto così diverso come un anime.
Chainsaw Man rimane quindi un’ottimo manga per chi si sente appassionato di combattimenti all’ultimo sangue, in cui l’elemento magico o soprannaturale gioca un ruolo determinante nelle premesse e nello svolgimento. Una serie che dovrà contendersi il mercato con Jujutsu Kaisen, rivelazione dello scorso anno.
Chi ha invece bisogno di un po’ più di calma e un ritmo ben scandito avrà particolari problemi, soprattutto se non gradisce scene ad alto contenuto di sangue.