Lo avevamo preannunciato, ma ora è tempo di addentrarsi nei dettagli di “È tutto un manga manga”. Da un titolo in chiave sarcastica ci si aspetta un contenuto dello stesso tono, ed il libro non tarda a soddisfare queste aspettative.
La prefazione è autografata da Piero Pelù, che esordisce con un aneddoto interessante: per anni qualcuno è stato convinto di riconoscere la voce del cantante di “Il mio nome è mai più” nella sigla di Jeeg robot d’acciaio. Ne avrebbe poi effettivamente tratto una cover nel 2008, ma Pelù si è avvicinato al mondo dei robot giapponesi solo passata l’adolescenza.
Corradi sviluppa in queste pagine quello che definisce un trattato, ma che in effetti è un vero e proprio manuale, una guida ironica e pungente ai primi mecha delle serie per ragazzi. Da Boss Robot, a Goldrake, a Mazinga. Per chi ha superato la quarantina è un bel tuffo nel passato, per chi apprezza le battaglie robotizzate anche oggi possono essere spunti per scoprirne le origini.
Il libro è edito da EF Edizioni ed è stato reso disponibile il 10 luglio. Le illustrazioni in bianco e nero sono opera di The Hand (Maurizio di Bona), ognuna creata ad hoc per i mecha che hanno fatto la storia dei manga e degli anime dagli anni ’70 in poi. Esaminiamo un po’ questo bestiario cybernetico.
È tutto un manga manga
L’organizzazione di “È tutto un manga manga” non segue un ordine alfabetico, la trattazione è libera forse per non dare l’aspetto di un dizionario serio. Non che ci sia pericolo: ogni robot paga a caro prezzo quelli che sono i suoi tratti distintivi, ma che effettivamente esaminati a posteriori possono trasformare una macchina temibile nello zimbello della serie.
In tutto troviamo 30 robot, divisi in due squadre da 15 inframmezzate da una pausa relax (Fuori Programma). Ogni armatura è introdotta da un ritratto accurato (con qualche licenza poetica, come rinunciarci) e guadagna un commento che spesso prende in causa anche i piloti. Actarus, Amuro, Kento… non avete scampo neanche ora! Chi per il costume impraticabile, chi per la capigliatura impossibile che nessun anime risparmia ai personaggi.
Goldrake e il suo elmo con i decori ai lati non sono troppo diversi da un casco di banane, Gundam presenta dettagli anatomici molto curati ma che non danno alcun vantaggio a livello di combattimento, la trasformazione di Jeeg a incastro è una delle più complicate nonché grottesche che si possano vedere. Sono solo alcuni degli spunti che si possono trovare nel siparietto dedicato a ogni mecha, ma non manca una vena nostalgica: da adulti alcune scene che prima entusiasmavano possono far sorridere, ma è facile passare sopra a qualche incongruenza (come se mancassero in tutti gli altri manga/anime) e goderseli ancora.
Magari ciò che è difficile perdonare sono alcune frasi a caso delle sigle, per chi ancora spetta di vedere le famose “insalate di matematica”.
Illustrazioni
Le illustrazioni sono un ottimo corollario, specialmente nello stacco che compare circa a metà del manuale, con il titolo Fuori Programma. La scelta di alleggerire quella che è una lettura comunque dettagliata e accurata nei riferimenti temporali e bibliografici è mirata.
Qui oltre a qualche riferimento ironico al rapporto unico tra i piloti e i robot da loro pilotati troviamo una scala accurata di confronto fra le dimensioni dei mecha maggori (Goldrake, Mazinga, Daitarn 3…) e altre icone di quegli anni, tra cui alcuni mostri mitologici -di recente tornati in auge- tra cui Gozilla e King Kong. Fianco a fianco con queste armi intergalattiche persino il mostro marino a fiato nucleare ha la stazza di un pupazzetto.
Sebbene si firmi con il suo pseudonimo, The Hand, l’artista accetta di dar voce ad alcune considerazioni in chiusura, dopo l’ultimo robot della squadra di “È tutto un manga manga”: un onore che tocca a Danguard, serie del 1977.
Considerazioni su come sia facile avvicinarsi al mondo del disegno, guarda caso proprio con una sfida sul ritratto di Goldrake, che l’illustratore asserisce di avere perso, dopo che il suo avversario ebbe completato anche la sua versione di Jeeg. Il mondo dei robot iniziava già ad essere vario dopotutto.
Il bianco e nero è mirato per restare fedele allo stile manga, in accordo col titolo. La satira non è neanche un genere nuovo per Maurizio di Bona: nel 2006 ha realizzato il libro Chi ha paura di Giorano Bruno, spunto di forte critica nei confronti della chiesa.
Un aspetto da sottolineare è che il libro di Corradi presuppone che i lettori abbiano memorizzato trama e dettagli dei vari robottoni, come li chiama amichevolmente: non è per istruire, ma per dibattere. Serve la giusta cultura per “È tutto un manga manga”.