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Battle Royale è un manga tratto dall’omonimo romanzo. Koushun Takami firma entrambe le opere, ma il fumetto è realizzato in collaborazione con il mangaka Masayuki Taguchi.
Oltre al manga, dal romanzo sono tratti anche due film. Il primo, diretto da Kinji Fukasaku, vede la partecipazione di Takeshi Kitano. Il seguito vede alla regia ancora Kinji Fukasaku. Dopo la sua morte, l’opera è stata portata a termine dal figlio Kenta.
Il manga conta 15 volumi, pubblicati in Giappone dal 2000 e distribuiti in Italia da Play Press e poi Panini Comics con Planet Manga a partire dal 2003.
La trama di Battle Royale (possibili spoiler)
Battle Royale è ambientato nella Repubblica della Grande Asia, regime totalitario che rappresenta una versione satirica del Giappone, un Paese in guerra con il resto del mondo e governato dall’Egemone.
Nella Repubblica è in vigore il BR Act, una legge finalizzata a formare il carattere delle giovani generazioni. Secondo questa legge, ogni anno avviene un sorteggio tra tutte le classi dell’ultimo anno delle scuole medie, per partecipare al cosiddetto Programma.
In questo vero e proprio gioco al massacro, i partecipanti vengono trasportati in un luogo segreto approvato dal governo. I ragazzi devono uccidersi a vicenda, pena l’esecuzione.
Nessuno può rifiutarsi di agire anche ad evento in corso, perché ogni partecipante è controllato attraverso un collare elettronico che ne monitora le azioni.
Agli studenti è fornito uno zaino, contenente in modo completamente casuale un’arma e alcuni mezzi di sostentamento. Il macabro gioco si conclude quando tutti i partecipanti, tranne uno, perdono la vita. Il superstite viene quindi dichiarato vincitore e potrà ritornare a casa.
All’interno dei quindici volumi vediamo il punto vi sita dei quarantadue studenti, equamente divisi tra maschi e femmine, della classe 3-B dell’istituto Shiroiwa. Fin da subito si delineano diversi schieramenti. C’è chi si rifiuta di combattere e chi sfrutta questo gioco per dare sfogo alla propria aggressività, provando ad eliminare i propri compagni.
I personaggi principali, ovvero gli studenti di cui seguiamo i movimenti più spesso, si riuniscono in un gruppo di ribelli, che cercano in tutti i modi di evitare spargimenti di sangue. Shogo Sawada, sopravvissuto alla precedente edizione del gioco, si guadagna la fiducia di Shuya Nanahara. Al duo si uniscono Noriko Nakagawa e Hiroki Sugimura. Gli avversari più temibili saranno invece Kazuo Kiriyama e Mitsuko Soma, spietati assassini che vogliono a tutti i costi uscire vincitori da questa competizione.
Struttura dell’opera
Battle Royale ci catapulta immediatamente in un mondo in cui vige la legge del più forte. La trama procede abbastanza velocemente, alternando momenti sull’isola con flashback che approfondiscono i vari personaggi e le loro motivazioni per combattere e sopravvivere. I primi capitoli portano il lettore ad empatizzare con queste povere vittime del sistema, condannati a questo gioco omicida da una società ingiusta. In seguito il nostro sguardo ormai si allontana dal mondo reale e si immerge nel fango dell’isola, in cui non c’è più tempo per ricordarsi chi eravamo in passato. Ora è necessario sopravvivere e per farlo bisogna tirare fuori le proprie migliori qualità, lavorando insieme per provare a ingannare la Repubblica.
Lo sviluppo della storia procede di pari passo con lo svolgimento del Programma, seguendo la sequenza di omicidi tra ragazzi appena adolescenti. Le conseguenze sul mondo esterno di questa iniziativa non vengono mai mostrate, come a voler evidenziare che non c’è via di fuga, esiste solo il qui e ora, l’istinto, la paura.
I personaggi risultano tutti coerenti e credibili, anche grazie ad una presentazione che ci permette di comprendere le loro azioni. Quotidianamente viene presentato un bollettino di guerra contenente i caduti, che permette di tenere sempre a mente quante siano le vittime di questo assurdo gioco.
Il manga ci mostra come “buoni” i gruppi di persone che provano a uccidere il meno possibile, ad evitare di partecipare alla carneficina. Ma anche loro non possono sottrarsi alla lotta. Quasi tutti moriranno: alcuni uccisi dai “cattivi” della storia, ma molto spesso saranno gli stessi “pacifisti” a perdere il controllo e mietere vittime a loro volta.
Analisi
La storia è particolarmente violenta, tanto da aver scatenato diverse polemiche in Giappone e una discussione di interesse nazionale. L’intento dell’autore è ovviamente fare della satira sociale sulla società del Paese del Sol Levante, in cui fin da piccoli i ragazzi devono abituarsi a una competizione feroce per avere successo ed essere considerati parte integrante della società.
Il manga presenta gli studenti come stereotipi di certe figure che si possono trovare nella società giapponese, come l’otaku, il militarista, l’arrivista, l’arrampicatrice sociale e così via. Takami gioca un po’ con queste diverse personalità, mostrando come nessuno possa considerarsi davvero un eroe in questo tipo di storia.
Ognuno è costretto ad adattarsi e a fronteggiare la situazione come può, chi accettando di usare violenza verso i propri compagni, chi cercando di instaurare rapporti di collaborazione, chi impazzendo, fuggendo o tentando addirittura il suicidio. Non mancano poi gli intrecci che legano tra loro gli studenti, sia in positivo che in negativo, frutto di trascorsi vissuti assieme dentro o fuori le mura scolastiche.
Pagina dopo pagina la situazione si fa sempre più disperata. La Repubblica, quel sistema totalitario che ha rinchiuso i ragazzi su un’isola deserta, rimane una presenza inquietante e costante, ma spesso capita di dimenticarsi delle ragioni di questa battaglia, perché siamo persi nelle motivazioni degli scontri individuali. I ragazzi sono giovani, ma dimostrano da subito di non essere dei bambini. Sono capaci di uccidere e manipolare, esattamente come gli adulti.
La narrazione coinvolgente è sottolineata da tratti molto spessi, che mettono in evidenza ogni particolare, ogni foro di proiettile, ogni taglio sui corpi degli studenti.
Non mancano scene scabrose o piccanti, quasi a presentare un catalogo della natura umana, che sottolinea come tutti possano essere capaci di qualunque cosa.