Dopo la recensione degli extra di Saint Seiya The Lost Canvas, presente al seguente link oggi vi parliamo di un’altra opera che, secondo me, è stata in grado di colpire parecchi lettori, seppur con qualche incoerenza: si tratta del manga Bugie d’Aprile, titolo tradotto di Shigatsu wa kimi no uso.
La trama di Bugie d’Aprile
Arima Kousei era un genio del pianoforte. Il ragazzo iniziò a suonare lo strumento da bambino per passione, per poi finire con l’odiarlo a causa delle costanti vessazioni della madre, che, seppur malata, non esitava un solo momento a picchiarlo quando sbagliava una nota o a proibirgli di fare alcune azioni, come ad esempio giocare con gli amici per evitare di farsi male alle mani, o adottare un gatto randagio, poiché questo lo aveva graffiato. Il ragazzo passa dalla definizione di metronomo umano, all’essere il nulla, in quanto prima delle medie, a causa della morte di sua madre e della sua improvvisa incapacità di sentire le note del pianoforte, decide di smettere di suonare, relegando quella sua abilità a delle semplici composizioni fatte su commissione.
A salvarlo da questa sua monotonia, però, arriva (o meglio incontra) una ragazza: Kaori Miyazono. Kaori è davvero bella e riesce a incantare Arima dal loro primo incontro, mentre lei suona un’armonica a bocca, seguita poi da altri tre bambini. Ma l’immagine di ragazza pura e innocente viene presto distrutta, dato che Kaori aggredisce Kousei, colpevole di averle fatto una foto nella quale si vedevano le sue mutandine.
L’atteggiamento di Kaori cambia quando Tsubaki, amica d’infanzia di Kousei e inconsapevolmente innamorata persa del ragazzo, le presenta Wataru, anche lui amico d’infanzia di Kousei e rinomato donnaiolo. A conquistare ancora di più Kousei è lo “spirito libero” della ragazza, che scopre essere un’abile violinista, che però non segue la metrica prestabilita in precedenza dagli autori.
Kaori riuscirà a riportare Kousei nel mondo della musica, ma cela un terribile segreto, segreto che la porterà a dire la sua prima bugia nel mese di aprile.
Struttura dell’opera
L’opera è divisa in 11 volumi, per un totale di 44 capitoli, più qualche piccolo capitolo extra.
L’opera in Italia è edita dalla Star Comics, con copertine ripiegate e lucide, di una qualità decisamente superiore a molti altri manga.
Impressioni personali
Personalmente, le immagini dell’anime mi colpirono talmente tanto (per via non solo della bellezza del tratto, ma anche per via di colori vivaci), che decisi di vederlo. In seguito, dato che le due opere sono uscite in contemporanea e il manga era leggermente più avanti, decisi di leggerlo.
Il tratto tra anime e manga è leggermente diverso: si hanno linee un po’ più tonde e volti un po’ più pieni, ma sostanzialmente sono molto simili e molti piacevoli entrambi.
Adesso parliamo della storia in sé per sé: sono una persona che adora le storie tristi ma con un lieto fine, quindi questa storia mi è molto piaciuta. Ho apprezzato l’abilità dell’autrice che ha creato un’opera in grado di colpire e coinvolgere emotivamente i lettori, con dei colpi di scena anche decisamente inaspettati. Solo una cosa non ho molto gradito, però si tratta di uno spoiler, pertanto lo metto qui sotto. Chiunque non voglia leggerlo, lo salti e inizi a leggere da quando dice Fine spoiler.
Inizio Spoiler:
Kaori è malata, tuttavia ad oggi, non si sa quale sia la sua malattia. Questo nonostante siano passati anni dalla fine dell’opera. Le varie supposizioni sono solo ad opera dei fan, che hanno identificato la stessa malattia sia per Kaori che per la mamma di Kousei. Non che ci sia qualcosa di male nella decisione di non rivelarla, ma si tratta di un dettaglio fondamentale che darebbe una maggiore veridicità all’opera, in quanto, posta in questo modo, sembra solo qualcosa messa lì appositamente per far commuovere il lettore. Dopo anni di Grey’s Anatomy, nemmeno io sono riuscita a capire con certezza che tipo di malattia sia.
Fine Spoiler
Poiché sono citate moltissime opere musicali, io vi consiglio di vedere anche l’anime, che sotto questo punti di vista è più completo. Per quanto riguarda le opere citate, in genere a fine capitolo viene messo un piccolo testo che cita sia l’origina del testo musicale, che la storia, ove sia interessante. Quindi, se dall’anime è possibile ascoltare la musica ed esserne in qualche modo più coinvolti, nel manga è possibile comprendere qualche dettaglio in più. Diciamo che sono due opere molto simili (per non dire identiche), ma anche complementari, quindi se vi capita di leggere uno vedendo l’altro potrete gustarvelo meglio.
Parliamo ora dei personaggi:
la protagonista femminile (e secondaria rispetto a Kousei), Kaori, a molti può sembrare forse troppo superficiale di primo acchitto. In fondo, chi si innamorerebbe di un bel ragazzo solo dall’aspetto? (Ok un po’ tutti siamo attratti da quella caratteristica, ma farsi organizzare un appuntamento magari anche no). Però, più si va avanti con la storia, più non si riesce a fare a meno di comprenderla e di affezionarsi a lei. Per quanto mi riguarda, scoprendo tutta la sua storia l’ho davvero adorata e ammirata.
Per quanto riguarda Arima Kousei, personaggio maschile, penso che all’inizio mi abbia lasciata un po’ interdetta. È un personaggio quasi apatico, senza infamia e senza lode, che però nasconde un passato molto travagliato e un cuore davvero grande. Alla fine, come personaggio mi è piaciuto.
Oltre ai due personaggi principali, la serie è contornata da numerosi, come:
Wataru e Tsubaki, due ragazzi da sempre amici di Arima. Tsubaki è innamorata del ragazzo, ma inizialmente crede che i sentimenti che prova siano solo quelli per un fratello minore. Wataru è invece un calciatore, popolare con le ragazze e pieno di grandi sogni. Entrambi sono dei personaggi secondari più o meno importanti, che seppur non hanno una grande rilevanza, sono comunque utili ai fini della trama. Quello che mi piace di loro è il fatto che è possibile notare una certa crescita tra l’inizio e la fine della serie, in quanto affrontano sfide che per loro sono maggiori di quelle che forze potrebbero sopportare.
Altri due personaggi che mi sono piaciuti molto sono Takeshi Aiza e Emi Igawa, due pianisti che hanno a lungo ammirato e sfidato Kousei e che si sono trovati con un pugno di mosche quando il ragazzo ha abbandonato, perdendo il rivale verso il quale puntavano. Ho adorato il loro spessore come personaggi, per quanto la loro comparsa sia marginale, e i siparietti comici che spesso si sono venuti a creare con Arima, scene che sono poi state accompagnate da momenti di crescita personale e una maggiore consapevolezza nei confronti della musica.