24/7 è un modo piuttosto bizzarro di intitolare un fumetto. Prima di aprirlo è possibile che nella nostra mente, abituata ai più svariati ed improbabili collegamenti dato il mondo in cui viviamo, si inneschi un meccanismo che porta a chiedersi: ‘Ventiquattro settimi di cosa?‘ oppure ‘Il ventiquattro luglio? Chissà di quale anno!‘.
Appena aperto l’albo, pubblicato dalla sempre variegata ed inclusiva Bao Publishing e opera della fumettista nostrana Nova, già salita agli onori delle cronache nel 2018 per il suo Stelle o sparo e fregiatasi del goliardico titolo di ‘Eurospin del fumetto italiano‘, scopriamo che in realtà la soluzione all’enigma è molto più semplice: 24/7 sta più banalmente per ‘ventiquattro ore su ventiquattro, sette giorni su sette‘, ovverosia quella formuletta che designa un servizio erogato senza interruzioni vita natural durante.
Proprio così ci viene presentata l’esistenza del protagonista del fumetto, un italianissimo giovane dal nome estremamente patriottico ed evocativo, Dante, del quale seguiamo le surreali (ma non troppo) peripezie in un’ambientazione dai toni inquietanti e distorti che pure è volta a rappresentare un luogo che risulta sgradevolmente familiare ai lettori e alle lettrici del Bel Paese: l’Italia stessa.
24/7, ‘per sempre giovane, per sempre dannato’
A nostro avviso, per descrivere la suddetta esistenza del nostro Dante non ci può essere maniera migliore che riciclare la tagline italiana del Dorian Gray di Oliver Parker (2009), un adattamento filmico dell’eponimo capolavoro di Oscar Wilde non esattamente rimasto nella memoria collettiva come un capolavoro.
Palesemente in preda ad un terribile stato di apatia o di frustrazione (complice anche l’essere reduce da un’importante delusione amorosa) e spinto dal sempre presente mantra (peraltro ragionevole) del “Voglio una vita normale. Un lavoro. Uno stipendio“, il ragazzo accetta un lavoro come commesso in un discount focalizzato sulla vendita di verdure a chilometro zero.
Un ambiente, questo, che si rivela da subito poco salutare, cominciando dal datore di lavoro disfattista ed enfatico nello spiegare le normali mansioni, ai colleghi più anziani inclini a battutine gratuite volte a compensare il loro senso di inadeguatezza sentendosi migliori di qualcun altro.
A complicare il già di per sé ostico contesto professionale si aggiunge un terribile incidente in cui rimane coinvolto un camion di liquami, le cui scorie invadono il campo nel quale crescono le verdure destinate al negozio. Si mette così in moto una catena di eventi bizzarri che trascinano Dante e colleghi in un gioco mortale al quale risponderanno, anche nei momenti più estremi, con una disarmante apatia, dissipata solo da un’altrettanto sorprendente voglia non di vivere, ma di sopravvivere.
Uno spessore psicologico da manuale smorzato da uno stile troppo personale
L’intera storia di 24/7 ha fin dalle prime battute intenti squisitamente riflessivi ed introspettivi. Appare chiaro come Dante sia il ritratto di un (o una) qualunque giovane del nostro tempo, notoriamente preda d’incertezze riguardo al futuro, che oggi più che mai appare nebuloso in senso negativo, che spingono sempre di più a rifugiarsi in vezzi di vario tipo (nel caso di Dante una compulsiva pornodipendenza che viene mostrata in maniera piuttosto esplicita).
Lo stesso stile grafico dell’opera, dalla stessa autrice definito ‘approssimativo‘, sembra per l’appunto ribadire le vite approssimative che molti ‘eterni giovani‘ sono costretti a vivere, e lo fa senza alcuna pretesa di cercare un colpevole su cui rivalersi.
In questo senso è un vero peccato che tale ‘approssimazione‘ vada nei fatti a penalizzare l’opera, in quanto a causa di essa subentra inevitabile la necessità di aguzzare la vista onde inquadrare meglio gli elementi e gli eventi in scena nelle varie vignette. Ciò avviene con una frequenza quasi opprimente, al punto da arrivare in alcuni tratti a rompere la cosiddetta ‘sospensione di incredulità‘, vale a dire quella condizione psicologica che porta chi fruisce di un’opera narrativa appartenente ad un qualsiasi medium a sospendere il contatto con la realtà attorno a sé onde immergersi nella storia narrata e ‘credere’ in essa.
Tutto ciò finisce col compromettere la scorrevolezza della lettura e, per conseguenza, con il rendere difficile la comprensione delle vicende narrate all’interno dell’opera. Se l’intento di Nova fosse questo onde deviare l’attenzione sulla parte discorsiva e dialogica di 24/7 non è dato sapere, resta il fatto che ogni elemento grafico dell’opera, dai disegni al testo all’interno dei balloon, sembra realizzato con Paint. Una cosa che ci risulta poco accettabile e che si configura come un gran peccato, data l’ottima qualità dei dialoghi, politicamente scorretti e crudi come solo la miglior satira sa regalare.
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