Il volume Niente di nuovo sul fronte di Rebibbia, edito da Bao Publishing e disponibile dal 25 novembre in libreria, fumetteria e online, raccoglie le storie di Zerocalcare Lontano dagli occhi lontano dal cuore, La dittatura immaginaria ed Etichette, pubblicate tra il 2020 e il 2021 su Internazionale, Romanzo sanitario, pubblicato nel 2021 su L’Espresso, e Il castello di cartone, una storia inedita di 94 pagine. La copertina, disegnata dallo stesso Zerocalcare, è colorata da Alberto Madrigal.
Il titolo del libro richiama il romanzo bellico Niente di nuovo sul fronte occidentale di Erich Maria Remarque, dal quale è stato tratto il film del 1930 diretto da Lewis Milestone e distribuito in Italia con il titolo All’ovest niente di nuovo. Il volume, cartonato, ha 224 pagine in bianco e nero in formato 17×24 cm.
Lontano dagli occhi lontano dal cuore
Zerocalcare chiede a un detenuto di Rebibbia e alla moglie di un carcerato di raccontare le motivazioni della rivolta avvenuta il 9 marzo 2020, in piena emergenza Covid: la testimonianza sfata i miti carcerari diffusi dal cinema, racconta una realtà solidale e condizioni critiche che diventano insostenibili in tempi di pandemia. L’opinione pubblica è stata manipolata attribuendo la regia delle rivolte alla mafia, che in realtà ha interesse a mantenere l’ordine nelle carceri.
L’esplosione dei problemi delle carceri ha scatenato rivolte e violenze anche lontano da Rebibbia: vengono citate le 30 rivolte del marzo 2020, definite le più gravi dal dopoguerra, i trasferimenti di detenuti effettuati bypassando il sistema previsto, gli eventi di Santa Maria Capua Vetere, Modena Rieti e Bologna. Il racconto offre un’occasione per uno sguardo diverso sul tema, per riflettere sull’umanità dei detenuti, che viene troppo spesso negata, così come l’aspetto rieducativo del carcere, sfruttando le paure dell’opinione pubblica.
Romanzo sanitario
Michele Rech, in arte Zerocalcare, definisce il secondo racconto è una “poco rocambolesca storia di sanità territoriale e periferia”. Declina i problemi sanitari, esplosi con la pandemia, in ambito locale, soffermandosi sulla chiusura di Villa Tiburtina, l’ASL di Rebibbia, e le battaglie politiche che sono seguite. Anche in questo caso l’autore mette in scena un dialogo con un testimone: l’infermiere Lele, del comitato che si batte per riaprire la struttura.
Nonostante la legge preveda un presidio sanitario pubblico ogni 30.000 abitanti, il commissariamento della sanità del Lazio ha portato alla chiusura dell’ASL di Rebibbia, polo d’eccellenza per le patologie polmonari, lasciando gli abitanti del quartiere con due opzioni: il pellegrinaggio in zone lontane della Città e le lunghe attese, o il ricorso ai privati.
Nel racconto viene dato spazio alla gente normale, lontana dagli stereotipi delle periferie che prevedono solo disagiati o santi: semplicemente gente del quartiere che ne conosce i problemi, prova a intervenire direttamente nell’emergenza per poi fare rivendicazioni collettive presso le istituzioni. In breve, con efficacia, e senza salire in cattedra, Zerocalcare dà una lezione sul fare politica dal basso, che prosegue nella chiusura del racconto successivo.
La dittatura immaginaria
Il fumettista romano prova a fare chiarezza e dire la sua sul tema della Cancel Culture, il presunto boicottaggio delle posizioni ritenute offensive o discriminatorie, sottolineando come in realtà non esista e sia tirato in ballo da soggetti maggioritari o ampiamente rappresentati nei media, utilizzato come arma di difesa contro le contestazioni. Le lamentele contro la presunta dittatura del politicamente corretto sono anzi sovra-rappresentate.
Pur prendendo le distanze dalle lamentele dei soggetti discriminatori, l’autore non auspica una vera cancel culture, preferendo ricorrere al buonsenso sia per evitare le vere discriminazioni sia per valutare caso per caso, invitando al confronto pacifico con chi condivide il desiderio di rompere lo status quo, e sottolineando che la politica si fa collettivamente, altrimenti è solo manifestazione del proprio ego.
Etichette
Durante un viaggio in Kurdistan, Zerocalcare conosce la storia del villaggio di Makhmur, dove alcuni curdi fuggiti dalla Turchia hanno reso abitabile e accogliente una zona desertica e inospitale. L’autore viene quindi ricevuto da Heval Zagros, membro del KCK, unione delle comunità curde che si riconoscono nel confederalismo democratico, in opposizione al regime di Erdogan e per questo considerate terroriste dal governo turco.
Zagros gli spiega come l’attacco della Turchia alle montagne irachene non sia solo al PKK, Partito dei Lavoratori del Kurdistan, ma al ciò che l’organizzazione paramilitare difende, appunto il confederalismo democratico: un sistema di partecipazione diretta dal basso, basata sulla liberazione delle donne, rispetto della natura, convivenza pacifica tra popoli, culture e religioni.
Il discorso si sposta sulle etichette: la Turchia vorrebbe che gli abitanti di Makhmour fossero disperati che fanno pena e chiedono aiuto, ma si tratta di persone che ci tengono all’autonomia, organizzano e provvedono ai bisogni della comunità e si sanno difendere.
Sempre alla Turchia, fa comodo che il PKK sia considerato un soggetto terrorista, da combattere, ma si tratta di coloro che hanno liberato Kobane dai jihadisti, hanno salvato gli Ezidi a Shengal e li hanno aiutati a tornare alle loro case, hanno ridato coraggio ai Peshmerga fuggiti. La Turchia vorrebbe riconquistare Kobane, come ha fatto con altri territori, ma teme la reazione del PKK.
Zagros spiega a Zerocalcare che la Turchia si prepara alla guerra, e pochi giorni dopo Makhmur viene bombardato da un drone. L’attivista curdo riesce a capire quando tempi cruciali sono alle porte, ma i media e le istituzioni non ne parlano nemmeno quando sono evidenti.
Un altro esempio di graphic journalism coinvolgente, toccante e centrato su una realtà poco rappresentata sui media.
Il castello di cartone
La storia inedita del volume racconta la genesi e lo sviluppo della serie televisiva Strappare lungo i bordi: qui lo stile del diario autoironico di vita quotidiana, che ha reso noto l’autore, si mescola con una riflessione sulle difficoltà nel lavoro di gruppo e nell’autorappresentarsi.
I problemi nel proporre la serie a Netflix, nell’accettare di non poter fare tutto da solo ma di doversi affidare a un lavoro di squadra, da gestire rinunciando a una quota del controllo sull’opera e soprattutto della rappresentazione di se stesso, sono terreno fertile per le invenzioni grafiche e comiche, spesso incentrate sui limiti personali che l’autore racconta mettendosi alla berlina, in particolare la mania del controllo.
Altro tema importante del racconto è quello della censura e le ingerenze incontrate durante la produzione: Zerocalcare le presenta come limitate e ragionevoli, con l’eccezione del riferimento al massacro del G8 di Genova (che è rimasto).
Argomento in parte collegato è la questione della purezza politica di chi racconta, rispetto all’utilizzo di un canale molto diffuso ma spesso distante dai propri valori: anche in questo caso l’autore romano ritiene fondamentale che l’artista faccia da megafono al collettivo, rimanga subordinato rispetto a chi si sporca le mani e porta avanti la lotta.
La chiusura è più di ampio respiro: i mostri e le difficoltà affrontate servono ad affrontare l’ostacolo più grande, la paura di fallire, superata rendendosi conto che salti nel vuoto non sono punti obbligati di passaggio ma la vita stessa, e che è necessario provare e buttarsi.
L’inedito del volume è comunque il brano più leggero e divertente della raccolta, oltre che, come detto, il più “classico” rispetto all’opera di Zerocalcare. Rispetto ai racconti precedenti i temi dell’inedito si prestano maggiormente alle metafora e alle frequenti sdrammatizzazioni, permettendo, come detto, un maggiore sfoggio di creatività, sia in termini di invenzioni visive, anche grazie ai mostri metaforici.
L’autore di “Niente di nuovo sul fronte di Rebibbia”
Nato ad Arezzo nel 1983, cresciuto in Francia, Michele Rech si trasferisce nel quartiere romano di Rebibbia, con cui stabilirà un rapporto di dipendenza affettiva. Tra i suoi primi fumetti, un racconto del G8 di Genova. Da sempre molto attivo nel mondo dei centri sociali, realizza locandine per manifestazioni e concerti, disegna copertine di dischi per artisti punk.
Sceglie lo pseudonimo Zerocalcare sostanzialmente per caso. Su consiglio dell’autore Makkox apre un blog a fumetti, genere già in voga in Francia: con zerocalcare.it arrivano la notorietà e l’”obbligo morale” di pubblicare una storia ogni lunedì. Il protagonista, l’autore stesso, dialoga spesso con un armadillo, che rappresenta la sua coscienza.
Grazie al sostegno di Makkox, nel 2011 pubblica il primo libro, La profezia dell’armadillo, ristampato a colori da Bao Publishing nel 2012, anno in cui esce anche il romanzo a fumetti Un polpo alla gola. I libri di Zerocalcare scalano le classifiche di vendita generale, di fatto cambiando l’approccio delle librerie riguardo ai fumetti.
Nel 2013 escono Ogni maledetto lunedì su due, raccolta di storie del blog, e Dodici, un’apocalisse-zombi ambientata nell’amata Rebibbia. Nel 2014 arriva in libreria Dimentica il mio nome, l’anno dopo tra i finalisti del Premio Strega e secondo nella categoria Giovani.
Nel 2015 esce su Internazionale Kobane Calling, reportage dell’esperienza di Zerocalcare sul confine tra Turchia e Siria, a sostegno del popolo curdo. Integrato da una seconda parte, diventa un libro che vende più di 120.000 copie e vince il Premio Micheluzzi 2017. Nello stesso anno pubblica una nuova raccolta del blog, L’elenco telefonico degli accolli.
Nel 2017 escono Macerie Prime e Macerie Prime – Sei mesi dopo, nel 2018 il MAXXI di Roma gli dedica la mostra Scavare Fossati – Nutrire coccodrilli. L’anno successivo arriva La scuola di pizze in faccia del professor Calcare, raccolta di storie pubblicate sul blog, Wired, Best Movie, Repubblica ed Espresso. Nel 2020 sono stati pubblicati Kobane Calling Oggi, edizione definitiva del suo reportage e il thriller Scheletri.
Quest’anno, prima della pubblicazione di Niente di nuovo sul fronte di Rebibbia, Netflix ha pubblicato la sua serie animata Strappare lungo i bordi.