Che tu sia uomo, donna o non binario, se sei capitato qui vuol dire che conosci bene iCrewPlay Anime, e dunque sai già che trattiamo praticamente di tutto, ma in modo particolare il genere yaoi, che apprezziamo a tal punto da avergli dedicato una delle nostre rubriche (puoi leggere qui l’ultima pubblicazione).
Con Whisper Me a Love Song abbiamo finalmente la possibilità di dedicare spazio al genere immediatamente parallelo al suddetto e forse meno popolare: il yuri, e lo facciamo in grande stile, dato che si tratta di un’opera di particolare qualità che riesce a proprio modo a scardinare alcuni parametri a livello valoriale, non solo del suo genere, ma anche dell’intero fumetto erotico giapponese nel senso più esteso.
Prima di procedere con la valutazione vera e propria dell’albo è opportuno fare un minimo di presentazione a livello tecnico trattandosi del primo articolo che dedichiamo a Whisper Me a Love Song.
Dietro storia e disegni dell’opera c’è Takeshima Eku, mangaka la cui attività è iniziata nel 2016 con Appare! Girls in Okayama (Hare no Kuni no Apparedan), sempre di genere yuri che non ha mai raggiunto gli scaffali o le device italiane. Se fruisci abitualmente dei contenuti di Crunchyroll, probabilmente ti sarà capitato di incrociare l’anime drammatico Null & Peta, di cui Takeshima ha curato il character design.
Whisper Me a Love Song è in effetti la sua prima opera fumettistica a raggiungerci grazie al lavoro di Star Comics. La pubblicazione giapponese, curata da Ichijinsha, è iniziata nel 2019 e la serie è tutt’ora in corso anche in patria. Il titolo originale, molto più poetico rispetto alla traduzione, è Sasayaku yō ni koi o utau, che si potrebbe rendere in italiano con la frase ‘Canta l’amore sussurando‘.
Whisper Me a Love Song, musica che si fa sentimento
L’opera prende avvio e procede in maniera piuttosto naturale, con tutti gli artifizi e la retorica del caso: nel periodo della rifioritura dei ciliegi (quindi grossomodo a inizio aprile), in Giappone riaprono le scuole. Tra gli studenti e le studentesse che iniziano le scuole superiori c’è Kino Himari, una ragazza dall’indole candida e dall’estetica piuttosto kawaii.
Ritrovatasi con l’amica Miki alla cerimonia d’ammissione, quest’ultima la trascina ad una festa di benvenuto per le matricole, durante la quale si esibiscono le SS Girls, la band nella quale sua sorella maggiore suona il basso.
Durante la performance, l’attenzione di Himari viene catturata dalla frontwoman del gruppo, che la rapisce grazie alla sua voce. E così la giovane protagonista comincia a dire, spesso e volentieri a gran voce, di essersi “innamorata a prima vista” dell’eccellente cantante.
Poco dopo la fine dei festeggiamenti, quasi per caso, Himari riesce a conoscere la ragazza, la quale si rivela piuttosto turbata sia dall’incontro che dalla conversazione.
Anche grazie alla collaborazione indiretta della già citata sorella maggiore di Miki, le due ragazze stringono amicizia, e si confessano in maniera piuttosto bizzarra il reciproco colpo di fulmine. Ma quello che per la prima (almeno nelle parole nero su bianco) sembra essere semplice ma folle ammirazione, per Asanagi Yori (questo il nome della cantante, che è una senpai della protagonista) risulta essere un vero e proprio innamoramento.
Ha così inizio una lunga serie di fraintendimenti e quid pro quo dai risvolti alcune volte tragicomici che avranno come leitmotiv la scoperta di qualcosa che entrambe non conoscono: l’amore.
“Il cuore ha le sue ragioni, che la ragione non conosce“
Leggendo il primo volume di Whisper Me a Love Song, i momenti in cui si rimane interdetti sono molti e frequenti. Questo avviene soprattutto se chi legge conosce almeno discretamente la cultura giapponese e dunque la maniera in cui il popolo yamato concepisce l’esternazione dei sentimenti e la gestione dei rapporti sociali anche in ambito ‘amoroso‘ o comunque ‘di coppia‘.
I due momenti clue di questa ‘rottura delle regole‘ coincidono proprio con le rispettive dichiarazioni delle due protagoniste dell’opera, che risultano estremamente espansive e per nulla riservate. Tutto il contrario di quello che si riscontra spesso nelle parole dei giapponesi quando raccontano loro stessi.
Per quanto riguarda le ‘infrazioni‘ dal punto di vista della socialità, esse si riscontrano sia dal punto di vista grafico che da quello psicologico tanto di Himari quanto di Yori.
Già a partire dalle primissime pagine dal volume sembra apparire ben chiaro chi è il seme e chi è l’uke nella coppia ancora in fase di consolidamento rappresentata dalle due protagoniste. Ebbene, tali certezze vengono meno quasi immediatamente, perché il seme della situazione, incarnato nella seria e fisicamente matura Yori, è psicologicamente ed emotivamente pari all’uke Himari.
Un rapporto caratterizzato da tale orizzontalità potrebbe considerarsi un caso più unico che raro, considerando le simmetrie che caratterizzano i rapporti sociali giapponesi e asiatici in generale, le quali sono per altro riflesse nelle stesse lingue dei popoli di quella vasta area geografica che è l’Asia orientale (per comprendere meglio, ti basta pensare agli stessi concetti di senpai e kohai, che certamente hai ben chiari se leggi o guardi opere narrative provenienti dal Sol Levante).
La netta divisione tra seme ed uke viene messa in discussione anche dal punto di vista grafico. Un elemento che può essere elevato ad esempio di questa decostruzione operata da Takeshima Eku è il continuo rossore di Yori ogni volta che rivolge la parola a Himari. Un atto inaccettabile per un seme, il quale, da un punto di vista puramente stereotipico, dovrebbe essere sicuro di sé e per certi versi più spigliato, oltreché indubbiamente più maturo, del suo uke.
Eloquente per quanto riguarda questi aspetti è la presenza minima e sporadica di contatto fisico tra le due protagoniste, limitata, per il momento, a mani sfiorate, con nessuna delle due a prendere iniziative dal punto di vista puramente carnale. Estremamente curato anche il linguaggio dell’opera, il quale risulta estremamente fine e ricco di sfumature che certamente hanno richiesto molto lavoro in sede di traduzione e di adattamento.
Un’altra caratteristica che colpisce di Whisper Me a Love Song è il rispetto di una costante distintiva delle diverse narrative dell’Asia orientale: la coralità. Ognuno dei personaggi dotato di voce è abbastanza caratterizzato e riconoscibile, dalla tranquilla Miki all’esuberante Tachibana, fino ad arrivare all’enigmatica Mizuguchi Aki, la quale sembra avere un ruolo meno marginale di quel sembra.