Prosegue l’esplorazione di mondi alternativi a quello visto nell’MCU, grazie alla serie animata What if…, parte integrante del Multiverso appena “sdoganato” dalla serie Loki: ogni scelta genera nuove storie e nuovi mondi, narrati da Uatu l’Osservatore.
Questa volta assistiamo a un’oscura minaccia che mette fuori combattimento gli eroi selezionati per diventare gli Avengers: l’eloquente titolo del terzo episodio è infatti E se… Il mondo avesse perso i suoi eroi più potenti?
Trama di What if… episodio 3
Uno per uno, gli eroi che Nick Fury ha selezionato per l’Avengers Initiative, e che nell’MCU hanno formato la prima squadra, vengono eliminati o messi combattimento.
Tony Stark viene raggiunto in un ristorante da Fury e da Vedova Nera. Quest’ultima (senza fattezze e la voce di Scarlett Johansson) inietta nel collo dell’inventore una cura per l’avvelenamento da palladio che alimenta il Reattore Arc: la scena è ripresa quasi integralmente dal film Iron Man 2, ma il miliardario muore pochi istanti dopo l’iniezione.
Vedova nera è formalmente accusata di omicidio dallo Shield, ma Fury si fida di lei e la incarica di scoprire chi ha alterato l’antidoto.
Nel frattempo, l’agente Coulson lo avvisa di aver trovato il possessore dello strano martello rinvenuto in New Mexico (come nel primo film del tonante).
Clint Barton tiene il soggetto sotto tiro, Fury gli ordina di non scoccare le freccia, ma il colpo parte e uccide Thor. Anche Barton viene dunque accusato: messo sotto custodia in cella, poco dopo l’arciere viene trovato morto.
All’Università di Culver, Natasha chiede a Betty Ross una consulenza, per spiegare il mistero della morte di Stark: l’antidoto non è uscito dalla siringa e non c’è traccia di agenti patogeni, per cui si ipotizza l’uso di un proiettile contenuto all’interno dell’ago.
Fury informa Vedova Nera che il nesso tra le vittime sono le candidature per il progetto Avengers. Gli altri soggetti ipotizzati sono lei e Banner: fortunatamente lei ha lo appena trovato, nascosto all’Università. Ma arriva al campus il Generale Ross, pronto a scatenare soldati e carri armati contro Hulk: Banner si trasforma, ma si gonfia a dismisura ed esplode.
Coulson assiste all’arrivo di Loki e del suo esercito, tramite Bifrost: l’asgardiano, che ha con sé il Tesseract e il Distruttore, reclama il pianeta, indignato per la morte di Thor. Fury gli propone una collaborazione contro chi sta uccidendo gli eroi: Loki gli dà tempo fino all’alba per dargli l’assassino del fratellastro, o ridurrà la Terra in ghiaccio e cenere.
Romanoff, non più abilitata a usare gli archivi dello Shield, chiede le credenziali a Coulson per vedere i documenti sull’iniziativa Avengers. Gli ultimi accessi risultano eseguiti da Fury, Coulson, Janet van Dyne, Maria Hill e Alexander Pierce. Tutti agenti Shield, ma Janet è morta da due anni.
Mentre esegue Natasha esegue la ricerca in biblioteca, qualcuno la aggredisce Natasha: l’agente fa appena in tempo a dire a Fury “si tratta di Hope”. Oltre a Fury, l’ultima persona ancora nel progetto è capitan Marvel, l’ultima speranza (Hope). Ma Natasha si riferiva a Hope van Dyne: è morta in una missione dello Shield, come la madre.
Fury scopre dunque che dietro le morti dei futuri Vendicatori c’è Hank Pym, sconvolto per le morti della moglie e della figlia. Davanti alla tomba di Hope, l’agente viene assalito da Pym, che ha assunto l’identità di Calabrone. Ma Fury si è fatto sostituire da Loki, che riesce a fermare un incredulo Pym.
L’asgardiano propone a Fury di mantenere l’alleanza perché vuole restare sulla Terra: come prevedibile, Loki approfitta dell’assenza di eroi per soggiogare tutte le nazioni del pianeta.
Rimasto senza Avengers, Fury non perde la speranza: trova il corpo di Steve Rogers e viene raggiunto da Capitan Marvel, pronta a difendere la Terra: Carol Danvers è stata presumibilmente contattata con il cerca persone visto nel corso della puntata e precedentemente in Infinity War, Endgame, Captain Marvel.
Sviluppo
Scritto da Matthew Chauncey e A.C. Bradley, What If… the World Lost Its Mightiest Heroes? è diretto ancora da Bryan Andrews, come gli episodi precedenti.
Come anticipato dal produttore esecutivo Brad Winderbaum, la puntata si ispira alle storie di Agatha Christie e riprende “la grande settimana di Fury” (cui era stato dedicato un fumetto nel 2012, in occasione del film The Avengers): la vicenda di svolge prevalentemente nell’arco di tempo messo in scena dai film Iron Man 2, Thor e L’incredibile Hulk (prodotto dalla Universal e distribuito nel 2008, con Edward Norton nei panni di Banner).
In un arco di tempo limitato, il direttore dello Shield affronta quasi in contemporanea diverse situazioni molto complicate. E nella puntata di What if… le cose vanno molto peggio, come abbiamo visto.
L’episodio è piacevole, ma probabilmente mette troppa carne al fuoco e non risulta pienamente apprezzabile da chi non ricorda le pellicole prese in considerazione. La rapida e semplice eliminazione tanti eroi, compresi Hulk e Thor (benché appena privato dei poteri da Odino) lascia un po’ perplessi, nonostante la miniaturizzazione di Pym e le tecnologie a disposizione dello scienziato.
Indizi determinanti della presenza di Bruce Banner nell’Università dove lavora Betty Ross sono il cappellino e la giacca personalizzati Stanley’s Pizza Parlor: un riferimento al primo film di Hulk (in cui il personaggio interpretato da Edward Norton consegna le pizze per quel negozio) e un nome che richiama Stan Lee.
In base a quanto dice Fury nel corso dell’episodio, Hope Van Dyne è morta durante una missione a Odessa, in Ucraina. È dunque probabile che l’assassino sia Soldato d’Inverno. In Captain America: The Winter Soldier, Natasha racconta infatti a Steve che era in missione per conto dello Shield proprio a Odessa la prima volta in cui ha avuto a che fare con Barnes, mandato dall’Hydra a intralciare l’operazione.
Nell’episodio 3 di What if… ritroviamo le voci di Samuel L. Jackson (Nick Fury), Michael Douglas (Hank Pym), Clark Gregg (Philip Coulson), Jeremy Renner (Clint Barton), Mark Ruffalo (Bruce Banner/Hulk), Tom Hiddleston (Loki), Jaimie Alexander (Lady Sif).
A doppiare Natasha Romanoff c’è Lake Bell anziché Scarlett Johansson, mentre per Tony Stark e Carol Danvers/Captain Marvel gli interpreti dell’MCU Robert Downey Jr. e Brie Larson sono sostituiti da Mick Wingert e Alexandra Daniels.
Anche per i comprimari c’è qualche novità, legata probabilmente ai contratti ormai scaduti: il generale Ross e sua figlia Betty non sono doppiati da William Hurt e Liv Tyler, ma da Michael Patrick McGill e Stephanie Panisello.
Riferimenti ai fumetti
A inizio puntata, vengono sovrapposte le immagini dell’Osservatore (narratore della serie) e Nick Fury: un probabile riferimento all’evento cartaceo Original Sin, dove Uatu viene trovato morto e l’ex capo dello Shield ne diventa il sostituto, con il nome di Unseen (l’invisibile).
La password di Coulson per accedere agli archivi dello Shield è #SteveSteveSteveILoveSteve0704: una “adolescenziale” dichiarazione d’amore per il suo eroe Capitan America, con tanto di data di nascita (4 luglio).
Creata da Stan Lee, H.E. Huntley e Jack Kirby, Janet van Dyne compare nel 1963 in Tales to Astonish n. 44. Grazie alla tecnologia del marito Hank Pym, Ant-Man, la donna diventa l’eroina Wasp: entrambi in grado di modificare le proprie dimensioni e sono fondatori degli Avengers (nome suggerito dalla stessa Janet).
Wasp può volare grazie ad ali d’insetto biosintetiche ed emette scariche d’energia.
Maria Hill compare nel 2005 in New Avengers n. 4, creata da Brian Michael Bendis e David Finch. È un’agente SHIELD che diventa capo dell’organizzazione dopo la rimozione di Fury, causata dallo scandalo della guerra in segreta in Latveria. Spesso ostile ai supereroi, di cui non si fida, Maria guadagna il loro rispetto grazie alle sue capacità e alla sua determinazione.
Creato da Bob Harras e Paul Neary, Alexander Pierce è apparso per la prima volta nel 1988 in Nick Fury vs SHIELD n. 3. Abile combattente, esperto in decriptazione dei codici dell’HYDRA, è uno degli uomini più fedeli a Fury. Nell’MCU ha un ruolo simile ma risulta un infiltrato dell’Hydra.
Creata da Roy Thomas e John Buscema, apparsa per la prima volta nel 1968 in Avengers n. 59, Calabrone è una delle molte identità assunte da Hank Pym, personaggio ideato da Stan Lee e Jack Kirby, comparso nel 1962 in Tales to Astonish n. 27 . Fondatore degli Avengers come Ant-Man, Pym era già stato Giant-Man e Golia.
Pym, già affetto da schizofrenia, impazzisce a causa di un gas sconosciuto e si trasforma appunto nel Calabrone: finge di aver ucciso Golia (se stesso), sconfigge numerosi criminali e chiede agli Avengers, ignari della sua vera identità, di entrare nel gruppo. Pym consegna costume e identità di Ant-Man a Scott Lang e impersona il Calabrone fino a quando non passa ai Vendicatori della Costa Ovest.
Nell’MCU, Calabrone è il supervillain Darren Cross, avversario di Ant-Man (Scott Lang) nel primo film dedicato all’eroe.